Il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, alle 7.20 Giuseppe Diana è assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe. Mentre si accinge a celebrare la Santa Messa un camorrista lo affronta con una pistola. I cinque proiettili vanno tutti a segno: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo. Don Peppe Diana muore all\’istante.
Sono passati ben 20 anni da quel terribile giorno. Dal giorno in cui i camorristi hanno creduto di mettere a tacere Don Peppe. Ma non fu così Don Peppe soleva dire ai suoi ragazzi di curare gli innesti perchè sarebbero stati quelli a dare i frutti migliori…proprio come lui faceva con i suoi ragazzi, \”i suoi innesti\”. Don Peppe era un sacerdote che aveva deciso di rimanere, rimanere nella sua terra per portare avanti una lotta ai clan fatta di emancipazione culturale e di risveglio delle coscienze. Aveva deciso di restare perchè credeva che una Casal di Principe non più in ginocchio davanti alla Camorra fosse possibile, in una terra in cui certi sogni sono proibiti. Si racconta che durante un\’omelia ebbe il coraggio di dire: \”A me non importa sapere chi è Dio. A me importa sapere da che parte sta!\”.
A distanza di tanti anni è ancora questo il nodo centrale…da che parte stiamo? E\’ di ieri la notizia di un agguato in stile mafioso in cui ha perso la vita anche un bambino di 4 anni, innocente, di qualche settimana fa la notizia di un bambino bruciato dopo essere stato ucciso, innocente, colpevole soltanto di avere un nonno nel mirino dei clan. Cosa nostra, la camorra, la \’ndrangheta, la sacra corono unita, le mafie uccidono, uccidono a brucia pelo per eliminare gli ostacoli che si frappongono lungo il loro cammino verso il potere e la ricchezza. Ma non uccidono solo il corpo, uccidono anche i sogni, distruggono la possibilità di vivere in un mondo nuovo, vogliono farci credere che l\’unica realtà possibile sia quella in cui le mafie trionfano su tutto. Hanno perfino tentato di infangare la memoria di Don Peppe dopo la sua morte, sostenendo che fosse un camorrista per dimostrare ancora di più il loro potere così radicato nella nostra terra. Ma Don Peppe ce lo ha dimostrato sacrificando la sua vita che esiste un modo diverso di stare al mondo, basta dare ai nostri ragazzi gli strumenti giusti per leggere il mondo intorno con consapevolezza, conoscenza e coscienza. Non dobbiamo abbandonare i nostri giovani perchè in alcuni ambienti la tentazione di cedere alle mafie è forte. Dobbiamo tendergli la mano e stringerla forte, proprio come faceva Don Peppe.
E allora a voi camorristi io ribadisco: non lo avete ucciso, le sue idee camminano sulle nostre gambe, si concretizzano nelle nostre piccole azioni di ogni giorno. La memoria noi non la spegneremo mai, è uno dei mezzi che abbiamo a disposizione per svegliare le coscienze ancora dormienti, per salvare i nostri giovani, per restituire loro un presente e un futuro diversi, per operare il cambiamento. E allora Don Peppe con Te nel cuore, nella mente e nelle azioni quotidiane continuiamo la nostra lotta. Don Peppe Diana VIVE…