Rita Atria credeva nella giustizia e nell\’onestà, pur essendo cresciuta in un ambiente mafioso ed in una regione, la Sicilia, dove 25 anni fa la mafia dominava più che mai. I suoi punti di riferimento erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed è proprio a quest\’ultimo che, dopo la strage di Capaci, Rita Atria vi si era avvicinato trovando e cercando in lui una figura quasi \”paterna\” tant\’è che lo stesso giudice la definiva \”a picciridda\”. Nonostante la sua giovane età, la sua lotta contro la mafia era affrontata in modo determinato, una sorta di vendetta per aver visto la morte del padre mafioso Vito Atria proprio per mani di essa, ed era proprio da quel momento in poi che Rita cominciò ad andare contro tutto e tutti diventando testimone di giustizia, la più giovane a quei tempi. Purtroppo dopo l\’attentato di via d\’Amelio e la scomparsa del suo faro Paolo Borsellino, Rita non resse il peso di quel dolore e a 17 anni si tolse la vita. In quegli anni la vita del testimone di giustizia non era supportata, come oggi, da leggi e servizi di protezione che potessero tutelare quelle figure ed è stato proprio quello stato di cose che probabilmente, dopo le stragi siciliane e la morte dei suoi due principali punti di riferimento, sentendosi abbandonata e sola, decise di togliersi la vita. Oggi tutto è cambiato, molto è stato fatto ma tanto ancora dev\’essere ancora fatto, molte cose nuove e tante altre da cambiare, perchè i Testimoni di Giustizia siano e rimangano una risorsa importante e determinante nella lotta alle mafie e non delle persone da \”sfruttare\” per poi lasciarle al proprio destino. Ricordiamo Rita Atria come persona ma anche come Testimone di Giustizia, Testimone di coraggio e di onestà e che mai nessuno in così giovane età debba in futuro farsi carico di un peso così grande!