Pino Masciari: \”Nemmeno la Svizzera è esclusa dallo strapotere mafioso della \’ndrangheta e non solo! Ovunque ci sia terreno fertile, le mafie proliferano. Non è più un caso italiano ma mondiale che dev\’essere arginato e debellato prima che sia troppo tardi, anche se troppo tardi non lo è mai, ci vuole volontà e coraggio di lottare!
\”Cosa Nostra\” a casa nostra
Il procuratore nazionale antimafia italiano, Franco Roberti, ha concesso un\’intervista al CdT sul tema della presenza inquietante anche in Svizzera delle organizzazioni criminali mafiose. Ne esce un quadro allarmante. Il mafioso (come lo \’ndranghetista o il camorrista) nel vostro Paese non ha un solo identikit, dice. Ci sono «soldati» e «colonnelli» dell\’organizzazione mafiosa che, pur operando in modo più discreto, svolgono compiti e funzioni criminali non dissimili da quelle che si possono osservare nei territori d\’origine. «È indispensabile non prendere sottogamba quest\’ultima osservazione», aggiunge.
Recenti indagini delle autorità penali federali hanno in un caso dimostrato l\’effettivo insediamento di appartenenti alla \’ndrangheta in Ticino, «operazione blue call», nell\’altro di persone perlomeno vicine a quella realtà mafiosa addirittura nel cuore della Svizzera (canton Turgovia). Procuratore, crede che il nostro Paese debba ritenersi assediato e in pericolo? Lo è l\’ordine pubblico oppure la sua piazza finanziaria?
«Dalle indagini svolte dalle autorità inquirenti italiane risulta che in Svizzera vi è una presenza strutturata della \’ndrangheta calabrese. Quando parliamo di \’ndrangheta non facciamo riferimento ad un mero ed indistinto fenomeno criminale caratterizzato dal fatto che una serie di delitti commessi in un certo territorio – che possono andare dal traffico di droga, agli omicidi, dalle estorsioni al riciclaggio – sono commessi da soggetti caratterizzati dalle comuni origini calabresi o comunque da una comune impronta culturale, ma piuttosto parliamo di una associazione per delinquere di tipo mafioso unitaria che opera a livello planetario, dall\’Australia alle Americhe. Questa associazione unitaria ha delle proprie regole, dei propri (dis)valori, dei propri e peculiari moduli organizzativi che valgono ovunque. La vigenza e l\’effettività di tali regole viene assicurata da un organo sovraordinato, \”La Provincia\”, che è l\’espressione dei vertici dei tre Mandamenti storici della \’ndrangheta, quello Ionico, quello Tirrenico e quello del Centro, tutti insediati nella Provincia di Reggio Calabria».
L\’interesse di queste organizzazioni criminali per la Svizzera è un fenomeno recente o consolidato? Vi è stato o vi è un cambiamento nelle finalità di questo interessamento?
«L\’espressione \”presenza strutturata\”, quindi, deve essere intesa nel senso che la \’ndrangheta, in Svizzera, oramai da alcuni decenni, si è organizzata in modo stabile, secondo moduli che ricalcano in modo pedissequo quelli che, da sempre, tale organizzazione criminale ha utilizzato, prima in Calabria poi in tutta Italia e infine nel resto del mondo (Canada, Australia, Germania, solo per citare le presenze \’ndranghetiste più significative). In particolare, in Svizzera, gli affiliati alla \’ndrangheta hanno dato vita ad alcuni \”locali\”. I \”locali\” sono le cellule fondamentali dell\’organizzazione. Segnatamente il \”locale\” di \’ndrangheta è una struttura, composta da almeno 50 affiliati, che opera su base territoriale (che normalmente coincide con un Comune), che ha pari dignità ed autonomia rispetto agli altri locali di \’ndrangheta esistenti nel mondo. La stessa nascita e la successiva esistenza del \”locale\” però, sono consentiti solo con il benestare della \”Provincia\”, che deve verificare la sussistenza di tutti i presupposti che consentono prima \”l\’apertura\” e poi la permanenza in vita del \”locale\”. Infatti, una volta che la \”Provincia\” autorizza la nascita del \”locale\”, e lo riconosce, esso – pur mantenendo una sua autonomia nella elaborazione e attuazione delle proprie strategie criminali – deve sempre rispondere della correttezza del suo operato alla \”Provincia\” (e ciò, ad esempio, quanto alle nomine delle figure di vertice del \”locale\”, quanto ai suoi rapporti con altri \”locali\”, quanto alla esecuzione degli omicidi di maggiore importanza, quanto alla ammissione di nuovi componenti)».
«Per comprendere meglio il funzionamento di tali meccanismi sarà opportuno fare un esempio concreto emerso nel corso delle indagini che riguardavano, anche, il territorio elvetico. Premesso che l\’entità del fenomeno \’ndra nghetista è assai simile in Germania e Svizzera (le due realtà risultano collegate da comuni dinamiche criminali) risultava da indagini svolte dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, che proprio a Singen (in Germania) e nelle zone limitrofe era attiva un \”locale\” della \’ndrangheta in cui era inserito un esponente che in quel contesto ricopriva un ruolo apicale. La figura di quest\’ultimo emergeva attraverso le intercettazioni svolte nei confronti del \”Capo Crimine\” (capo della \”Provincia\” di Reggio Calabria, dunque esponente di maggiore rilievo dell\’intera \’ndrangheta a livello mondiale) al quale il primo membro (che si recava personalmente a Rosarno dove risiedeva il capo) riportava le vicende che riguardavano il contesto criminale in cui era inserito chiedendo un autorevole intervento risolutore. Proprio l\’emergere della figura di colui che era di stanza in Germania a Singen, quale uomo di vertice del sodalizio \’ndranghetista e, quindi, capo locale nella predetta città tedesca, consentiva di svolgere attività d\’intercettazione direttamente in Germania (grazie alla tempestiva e proficua collaborazione offerta dalla autorità giudiziaria tedesca, già positivamente sperimentata, con riferimento a fatti di \’ndrangheta, nel contesto dell\’indagine sulla strage di Duisburg) con l\’evidente conseguenza di potere ampliare grandemente lo spettro delle conoscenze del fenomeno in quella nazione. Risultava così che, a fronte di un forte attrito con il capo del \”locale\” di Frauenfeld (ubicato in Svizzera ma distante pochi chilometri da Singen), determinato dal tentativo del \”locale\” svizzero di annettersi quello di Singen, il crimine esercitasse una funzione di arbitraggio favorevole al primo personaggio posta l\’assoluta mancanza di ragioni e di regole \’ndranghetiste che consentissero una simile operazione di \”annessione\”. In particolare, accertata l\’esistenza di \”locali\” di \’ndrangheta in quelle regioni della Germania e della Svizzera, oltre alla dipendenza di queste proiezioni estere della \’ndrangheta dal Crimine, si poneva, pure, in evidenza un rapporto di dipendenza (sia del \”locale\” di Singen che del \”locale\” svizzero di Frauenfeld) con il \”locale\” di Fabrizia (località da cui provenivano molti \’ndranghtisti emigrati in quei territori), circostanza questa assolutamente in linea con le risultanze delle investigazioni svolte nei contesti dell\’Italia settentrionale».
«In altri termini, il cordone ombelicale che lega i \”locali\” esteri alla casa madre, passa non solo necessariamente (ma sarebbe meglio dire, normativamente) per il vertice dell\’intera \’ndrangheta, e quindi per la \”Provincia\” e il suo capo, ma pure per le \”locali\” dei territori di provenienza della \’ndrangheta migrata laddove operando gli esponenti di maggiore carisma delle stesse famiglie le cui costole si sono ristrutturate e delocalizzate all\’estero. E così, proprio per meglio comprendere siffatte dinamiche, nello specifico succedeva che direttamente o indirettamente i \”capi-locale\” di Singen e di Frauenfeld si rivolgevano pure al \”capo-locale\” di Fabrizia per dirimere l\’illustrata controversia nata dalle mire espansionistiche di Frauenfeld. Chiarito, con questo esempio, il funzionamento della struttura di \’ndrangheta insediata fuori dalla Calabria, quanto agli interessi criminali coltivati in Svizzera dagli appartenenti alla \’ndrangheta, deve dirsi che gli stessi spaziano dal traffico di droga alle estorsioni, dal riciclaggio al reimpiego di capitali di illecita provenienza in attività imprenditoriali (specie nel settore delle imprese edili)».
[fonte: Corriere del Ticino]