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\”Non è possibile che in un paese civilizzato e tecnologicamente avanzato come il nostro si debbano ancora registrare dei numeri simili. 348 morti sul lavoro! La chiamiamo morte bianca, ed è strano perchè si tratta di una delle pagine più nere dei nostri tempi. Io da imprenditore so quello che dico, perchè conosco bene ogni singolo pericolo che si può annidare in lavori che solo al\’apparenza possono sembrare di routine. Le leggi per la sicurezza sul lavoro ci sono, ma bisogna applicarle perchè questi assurdi lutti cessino\”

Di seguito, la notizia. (Fonte: Caserta24ore.it)

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Sono soprattutto quarantenni e cinquantenni a trovare la morte nei luoghi di lavoro. Come se l’esperienza non fosse sufficiente ad esorcizzare il pericolo e come, se, invece le competenze acquisite fossero una molla per far abbassare la soglia della percezione del rischio. Tant’è che da gennaio ad agosto del 2011 le morti bianche in Italia sono state 348 contro le 324 rilevate nello stesso periodo del 2010 con un incremento, quindi, del 7,4 per cento.
A presentare i dati aggiornati su una delle emergenze più gravi del nostro Paese è l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre che da oltre due decenni lavora nel settore della formazione e della sicurezza. Un monitoraggio quotidiano quello di Vega Engineering che consente un’immediata panoramica sull’emergenza.
La Lombardia continua a tenere le fila delle stragi sul lavoro con 46 vittime, seguita dal Veneto (32), dall’Emilia Romagna (30), dalla Sicilia (28), da Toscana e Piemonte (27), dalla Campania (23), dalla Puglia (20) e dal Lazio (19). Quattro i morti in Molise come in Valle D’Aosta, cinque in Basilicata, sei in Umbria, sette in Friuli Venezia Giulia, nove in Liguria e nelle Marche, dieci in Calabria, undici in Sardegna, 13 in Trentino Alto Adige e 18 in Abruzzo.
Altra mappatura dell’emergenza, poi, giunge dall’Osservatorio di Vega Engineering quando gli esperti calcolano le morti bianche rispetto alla popolazione lavorativa. E infatti a salire sul podio è la Valle D’Aosta dove viene registrato un indice di incidenza sugli occupati pari a 70,9 contro una media nazionale di 21,1; secondo l’Abruzzo (36,4) terzo il Molise (36,1), quarto il Trentino Alto Adige (27,9) e quinta la Basilicata (26,2). Come se la sicurezza fosse maggiormente un problema delle regioni più piccole. Così i dati di incidenza di mortalità più bassi vengono rilevati nel Lazio (8,5), in Lombardia (10,7), nelle Marche (13,7), in Friuli Venezia Giulia (13,8), in Liguria (13,9). Ma stanno al di sotto dell’incidenza media nazionale anche il Veneto (15,2), l’Emilia Romagna (15,3), la Toscana (17,2), il Piemonte (14,5) la Campania (14,3) la Puglia (16,2) e la Sicilia (19,1).
L’area italiana in cui si evidenzia la situazione peggiore in termini di morti bianche rispetto alla popolazione lavorativa è quella delle Isole (19), seguita dal Nordest (16,8), dal Sud (16), dal Centro (15,3) e dal Nordovest che si rivela essere – nel male – quella più ‘virtuosa’ (12,5).
Per province, la situazione più drammatica in termini assoluti è quella di Milano dove nei primi otto mesi del 2011 le vittime del lavoro sono state 11; seconde sono Bolzano, Brescia e Torino (10 decessi), terze sono invece Chieti, Bologna e Napoli (8). Sette le vittime a Roma, sei a Belluno, L’Aquila, Savona, Latina, Cagliari, Lecce e Catania.
Realtà ben diverse, però, emergono sul fronte delle incidenze. Perché il triste primato non spetta al capoluogo lombardo, bensì ad Aosta (70,9), seguita da Belluno (67,7), da Chieti (57,1), dall’Aquila (53,9), da Gorizia (52,4) e da Savona (51,3).
Gli incidenti mortali in agricoltura continuano ad essere quelli piu’ frequenti, ovvero il 39,4 per cento del totale, seguiti da quelli in edilizia (22,1 per cento).
Ma altrettanto significativa e preoccupante sta diventando anche la situazione delle morti bianche nel commercio e nelle attività artigianali. Secondo i dati, disponibili nel sito www.vegaengineering.com, sono quasi il 14 per cento del totale. Il 5,5 per cento dei decessi si è verificato nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni, mentre nei servizi il 3,7 per cento. E ancora il 2,9 per cento nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas; il 2,3 per cento nello smaltimento rifiuti; l’1,4 nelle industrie estrattive e nella produzione e lavorazione dei metalli; l’1,1 per cento nell’industria alimentare e degli autoveicoli.
La caduta dall’alto rimane la prima causa di morte con il 24,4 per cento dei decessi sul lavoro. Seconda è il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (23,9 per cento dei casi), terza causa è lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (19,3 per cento). Per investimento di mezzo semovente è deceduto il 5,7 per cento dei lavoratori e per contatto con organi lavoratori in movimento il 5,2 per cento. Il 4,3 per cento a causa di un tragico contatto con oggetti o mezzi in movimento. Per annegamento è deceduto il 3,2 per cento delle vittime, per incendio il 2,3 e per seppellimento o sprofondamento il 2 per cento.
Le donne decedute sono 7 in otto mesi, gli stranieri che hanno perso la vita sul lavoro in Italia sono 42, ovvero il 12,1 per cento delle morti bianche del nostro Paese. Si tratta perlopiù di rumeni (45,2 per cento) e albanesi (14,3 per cento).
Le fasce d’età più a rischio sono quelle di quarantenni e cinquantenni, ovvero il 44,5 per cento delle 348 morti bianche. Ma resta preoccupante anche il numero di vittime tra gli ultrasessantenni (98 persone, pari al 28,4 per cento dei casi).
Martedì, mercoledì giovedì i giorni neri della settimana, quelli in cui si muore di più e quelli in cui si rileva circa il 52 per cento degli incidenti mortali.

Fonte: Caserta24ore.it

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