\"\"Chiacchiere tante, evidenze poche o nulla. Fino a che la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria non è incappata nella figura di Domenico Praticò che, oltre a ben figurare nella messa in scena di intimidazioni contro le istituzioni, si era ben inserito nella finanza criminale. Insieme ad altri due procacciatori d\’affari di una filiale calabrese di una società di intermediazione finanziaria, per alcuni mesi, nel 2008, avrebbe fatto il bello e il cattivo tempo nel finanziamento di affiliati alla cosca Ficara-Latella e amici imprenditori a loro vicini, da Reggio Calabria a Milano. Con un paradosso: la casa madre lombarda era all\’oscuro.\"\"
È apparso allora chiaro che la \’ndrangheta che si fa \”banca\” non è più un\’ipotesi ma una realtà fatta di nomi, cognomi e filiali. Ad accorgersene, però, non è stata sola la Procura calabrese. È di ieri, infatti, la notizia che la Commissione parlamentare antimafia ha deciso di guardare dentro il mondo, caotico e scivoloso, degli intermediari finanziari e dei mediatori creditizi. Meglio tardi che mai.

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