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Roma, 5 set (Velino) – “Al Sud quasi la totalità della classe imprenditoriale paga il pizzo. Espellere dalle associazioni di categoria commercianti e industriali non serve. Porterebbe solo all’azzeramento del già fragile sistema produttivo. Invece un buon inizio sarebbe invece cominciare ad espellere dai partiti e dal Parlamento quei politici che chiedono tangenti sugli appalti…”. Pino Masciari, ex imprenditore vibonese, da dieci anni sotto programma di protezione per aver denunciato le ‘ndrine che lo taglieggiavano, commenta così al VELINO la decisione assunta da Confindustria Sicilia. “Al punto in cui siamo – aggiunge il testimone di giustizia – un provvedimento del genere non sarebbe affatto efficace. A Reggio sette imprenditori su dieci pagano il pizzo. Questo vuol dire che se applicassimo questo provvedimento azzereremmo la classe produttiva sul territorio”. Masciari chiede invece maggior sostegno dal governo, che “se vuole aiuto alla cittadinanza e dalla classe imprenditoriale, deve essere pronto poi ad assumersi la sua parte di responsabilità”. Prima di tutto “dando gli strumenti adeguati alle forze dell’ordine e alla magistratura” e poi “offrendo all’imprenditore o al commerciante che denuncia la possibilità di portare avanti le loro attività. “È vero che bisogna ribellarsi a questo sistema e non bisogna alimentare con il pizzo – dice Masciari -, però l’imprenditore che va a denunciare tutto questo deve essere rimesso in condizione di continuare a fare il suo mestiere”. Lui questa possibilità non l’ha avuta. “Quando uno si vede costretto a lasciare la sua terra di notte e di nascosto, come un fuggiasco, allora vuol dire che lo Stato ha perso. Se il governo vuole riaffermare la propria presenza in Calabria, allora dia l’opportunità alle persone come me di tornare nella propria terra. Per me e mia moglie l’auspicio è quello di poter tornare a svolgere il lavoro dal quale siamo strati strappati ormai dieci anni fa. Lo Stato ci restituisca la nostra vita. Altrimenti non so cosa potrò fare”.