\"\"Reggio Calabria. L’indagine “Reggio Sud” ha consentito di tracciare non solo gli organigrammi dei due diversi gruppi, ma anche le attività criminali ed il reimpiego nell’economia legale dei proventi illeciti. I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo di 33 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Gip presso il Tribunale su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 33 indagati di appartenenza alla \’ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca \’\’Ficara- Latella\’\’, operante nella zona sud del capoluogo. Contestualmente agli arresti, spiega una nota dei militari, i Carabinieri, insieme alla Guardia di Finanza, stanno sequestrando 21 imprese, 6 terreni con fabbricati e numerosi beni mobili registrati, per un valore di 60 milioni di euro.

La cosca era stata nel recente passato interessata sia dall’indagine “Reale”, in cui sono stati registrati i colloqui tra Giovanni Ficara e Pelle Giuseppe avvenuti nella casa di quest’ultimo nel mese di marzo 2010, che dall’indagine “Piccolo Carro” che aveva fatto luce sul ritrovamento di una macchina piena di armi ed esplosivi nei pressi del passaggio del corteo del Presidente della Repubblica, durante la sua visita alla città il 21 gennaio 2010. Anche le risultanza dell’indagine “Il Crimine” avevano interessato questa cosca il cui esponente Nino Latella era stato eletto nella carica di capo società della provincia della ‘ndrangheta, seconda per ordine d’importanza solo a quella del capo crimine. Le indagini hanno evidenziato dei contrasti all’interno della cosca tra due diverse componenti che facevano capo rispettivamente a Giovanni Ficara, arrestato nell’operazione “Reale” e Pino Ficara, oggi tratto in arresto.

La cosca Ficara-Latella riusciva a pilotare anche gli appalti pubblici, facendoli assegnare a proprie società controllate, come dimostra la vicenda legata all’appalto per il centro globale di revisione della motorizzazione civile di Reggio Calabria, in cui il responsabile del procedimento ha invitato 5 ditte di cui 4 riconducibili ai Ficara  ed una sicuramente non interessata alla commessa. Sempre all’interno della motorizzazione civile, alcuni affiliati sono riusciti ad ottenere la patente nautica, risultando comunque idonei, senza aver mai superato l’esame scritto.

Come ha anche dimostrato l’indagine “Il Crimine”, il capo cosca Giovanni Ficara aveva spostato i propri interessi nella provincia di Milano, in previsione dei lavori dell’Expo 2015, dove aveva acquisito delle quote societarie di alcune aziende in difficoltà, alle quali aveva fatto avere dei prestiti agevolati, pur non ricorrendone i presupposti, attraverso la creazione di una filiale di una società finanziaria che da Reggio Calabria erogava denaro alle società milanesi per salvarle dal dissesto, al solo fine di costituire un terminale lecito per gli interessi della cosca in Lombardia.

tratto da MediterraneoOnLine

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