Le città italiane espongono il tricolore. Se ne vedono ovunque, annodati ai cancelli, fissati ai balconi, qualcuno si è spinto persino ad issarlo in cima a un vecchio palo, dove basta un attimo di vento per emozionarsi un po’.
Festeggiare l’unità del Paese ha l’eco intensa di onorarne la memoria. Una memoria di chi ha creduto in un progetto, di chi lasciava che a guidarlo fosse un’idea nuova e complicatissima: non, riappropriarsi dell’unità, ma comporla. Liberarsi dal dominio, certo, ma assumendo questo intento come la meta comune verso la quale sentirsi uniti. Affiancati, da nord sin giù al sud, per risalire, immaginando una patria futura e adoperandosi per ottenerla; una sorte che spingesse se stessa al di là di un’unica generazione, un’utopia che premeva perché le si attribuisse territorio.
A distanza di 150 anni, questo spirito sembra ripercorrere le stesse necessità, insegnandoci l’azione trasformativa là dove si è compiuta la critica. Gli italiani tornano numerosi in strada, dimostrano dissenso, ma caricano anche voglia di convertire la stanchezza in iniziativa, l’insoddisfazione in stimolo. Dopo le proteste, al di là delle critiche e della contrapposizione, è il momento di formulare proposte, di dare finalmente il via ad un atteggiamento diverso, che non si limiti al lamento, ma che sviluppi una coscienza pienamente attiva. Per quegli italiani secondo cui la nazione ha difetti e mancanze di cui discutere, raccogliere l’eredità di chi l’ha formata ha oggi un’urgenza fortissima, di modo che, pensando un Paese diverso, la critica divenga premessa di un progetto.
Gli Amici di Pino Masciari sono orgogliosi di aderire ad un progetto costruttivo, segnale di cambiamento e di matura partecipazione civile.
Oggi 17 marzo, in Piazza Dante a Napoli, a partire dalle 14, avrà luogo 150 proposte per l’Italia, un’iniziativa nella quale «si vogliono mettere in luce le proposte dei cittadini che credono in un’Italia unita, nei valori della Costituzione, nella legalità, nel rispetto della dignità umana, delle libertà e dei diritti civili».
Nelle parole dei promotori, Sonia Alfano, Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia e Marco Ligabue, chitarrista dei Rio: “Non si può sempre e solo protestare. Bisogna mettersi in gioco e cominciare a fare proposte, così che il cittadino possa tornare ad avere un ruolo centrale e non marginale. Dopo aver visitato, per l’ennesima volta, insieme a Loris Mazzetti, l’Aquila del dopo-terremoto, e dopo aver vissuto la realtà di un popolo abbandonato a se stesso e di una città sepolta dalle macerie e dal silenzio – raccontano Alfano e Ligabue – abbiamo deciso di costruire un documento ufficiale che raccolga le proposte della parte migliore del Paese: liberi cittadini, associazionismo, movimentismo, intellettuali”.
“Per questo – prosegue Alfano- abbiamo contattato i familiari delle vittime del terrorismo e insieme abbiamo valutato quest’idea, arrivando ad una semplice conclusione: il momento è quello più giusto e significativo”.
L’iniziativa si tinge di antimafia, cultura e musica, raccogliendo la partecipazione di artisti come Sabina Guzzanti, Francesco Baccini, Edoardo Bennato, Enzo Gragnaniello, i RIO, gli ‘A67, con l’adesione, tra le moltissime associazioni, di Agende Rosse, Emergency, il Popolo Viola, Amnesty International Italia. Tra gli ospiti dell’evento si leggono i nomi importantissimi di Raffaele Cantone, Loris Mazzetti, Roberto Saviano, Bice Biagi, Don Gallo, Antonio Tabucchi, Pino Masciari.
Una manifestazione che non soltanto celebra il ricordo di chi ci ha consegnato l’unità, ma che invita a riappropriarsene. Perché se come ricordava Garibaldi, “libertà non fallisce ai volenti”, è maturo il tempo di definire quel che vogliamo.
tratto da Caffè News