Alleato dei Commisso di Siderno, a luglio era sfuggito all\’arresto nel corso dell\’operazione Crimine
«Non era un generale, ma nemmeno un agente speciale, un soldato semplice: aveva il ruolo di un ufficiale»; così ha commentato il questore reggino Carmelo Casabona la cattura del latitante Antonio Galea, 49enne di Siderno. Il latitante era stato colpito da due ordinanze di custodia cautelare lo scorso luglio nella operazione “Crimine” che portò tra Calabria, Lombardia e Liguria a oltre trecento arresti, e nel gennaio scorso anche dalla operazione “Bene Comune” che colpì duro (oltre 50 arresti) sulle diramazioni tra Siderno e Giojosa Jonica, vicino Locri, della cosca Commisso; allora negli arresti venne anche coinvolto l’ex sindaco sidernese Pdl, Alessandro Figliomeni, del quale colpì l’elevato grado criminale, da “Santista”. L’operazione “Bene Comune” aveva mandato in galera il nuovo mammasantissima di Siderno, Giuseppe Commisso detto “U Mastru” e colpì quella che il capo della squadra mobile dello Stretto Renato Cortese ha definito «la galassia Commisso, che controlla anche i clan satelliti dei Rumbo e Galea».
In mattinata gli uomini della squadra mobile di Cortese, sotto il comando del suo più che probabile successore in giugno, dottor Silipo, hanno arrestato il boss Galea nascosto nella villa di un fiancheggiatore. Il blitz è stato improvviso e deciso all’ultimo minuto, ha spiegato Silipo «perché si temeva che il fiancheggiatore potesse spostare in giornata l’arrestato in altra località». Il boss a capo della famiglia satellite dei Commisso, per cercare di sottrarsi alla cattura, si è nascosto sotto il letto dove stava dormendo; come un bambino che non vuole farsi trovare dai genitori. Dovrà rispondere di associazione mafiosa: le sue vecchie pendenze per estorsioni e reati contro il patrimonio non rientrano nelle operazioni “Crimine”, “Bene Comune” e “Recupero” che di quest’ultima era la prosecuzione.
Con lui in manette per favoreggiamento aggravato dalle accuse di associazione mafiosa del reo nascosto, il proprietario della villetta in contrada pantaleo, frazione Mirto di Siderno; un 40enne che viveva del lavaggio auto: Mico Panetta. «Un uomo assolutamente incensurato e sconosciuto alle forze dell’ordine», ha spiegato Cortese, con una ulteriore precisazione del questore Casabone: «Non è raro che i fiancheggiatori siano persone insospettabili, dai lavori comuni, e assolutamente pulite: sono più utili ai latitanti per occultare la propria presenza in un luogo; è il segno della oppressione mafiosa su queste regioni: chissà dietro quali minacce e intimidazioni Panetta è stato convinto a prestarsi a questo reato. I cittadini anche normali si sentono schiacciati dal peso mafioso, e non riescono a sottrarsi a questi servigi in aiuto delle mafie». Per gli investigatori il ‘’Mastro di giornata’’ della ‘ndrina Commisso a Siderno non si nascondeva soltanto in questa villa, né aveva da Panetta la propria residenza stabile in questi quasi dieci mesi di latitanza.
Latitanza durante la quale a Siderno Galea si era messo alla reggenza di tutta la galassia Commisso, fino forse quasi a sostituire “u Mastru” Giuseppe Commisso; come riferisce Casabona alla stampa: «abbiamo inferto un colpo mortale a una delle cosche più forti della Locride, arrestando il reggente della cosca più potente. Adesso il quadro delle nostre azioni nei dintorni di Locri si fa molto più completo».
Il ruolo di Galea in “Bene Comune”
Galea Antonio, Mastro di Giornata; nelle intercettazioni della ordinanza “Bene Comune” si legge tra le righe il suo ruolo di gestore della cassa. Uno che non brandisce revolver; uno che non minaccia. Ma è facile all’ira, perché lui deve far quadrare i conti per la cosca, a lui fanno riferimento tutti i vari picciotti per ogni minuto affare della cosca. A lui cercava di spiegare l’affiliato “canadese” Mico Giorgini, un diverbio avuto per i proventi del narcotraffico da investire in un bar di Montreal, sull’accusa dei “soci’’canadesi del clan di aver sottratto soldi alla cassa comune.
Galea: «Mico, ma glialtri ti hanno detto che si ‘steccava’ 50, giusto?»
Giorgini: «No, lo sanno tutti, per 17 a ognuno si divideva, il resto non m’interessa»
Galea: «allora, quelli che avevamo messo in conto, e ce li siamo tolti»
Gio: «a me non interessa, 16 o 17 o 18 (milioni di dollari, presumibilmente)»
Gal: «Vedi che stiamo parlando di 50 che dividiamo per tre famiglie, fai 16 e 700 o 800 a testa, so io come abbiamo parlato, lascia fottere se io dico a loro “a te ho detto così,all’altro ho detto così»
Gior: «ma a chi interessano ‘ste cose?»
Galea: «Coscimu (Cosimo, ndt uno della cosca Commisso) mi ha sgridato, che gli aveva detto Salvatore che eravamo stati cazzoni, che avevamo pagato le tasse sopra, che ne avevamo pagate 100, che forse dovevamo pagarne 200, o altre 200, allora io ho chiuso e gli ho detto: ‘Guarda le mette lui, o togliamogliele a lui, ma a sto punto”, e allora lui si è ripreso: ‘Ma no, ma non vale la pena, ma per schifosi duecentomila dollari andiamo facendo di queste minchiate!».
di Gianluca Ursini (Libera Informazione)