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Cari amici di blog, come sapete ho dedicato il 6 aprile un post alla mafia russa (ripreso anche da alcuni media russi!!!!) e agli enormi capitali che ha a disposizione. Secondo una stima resa nota dal sostituto procuratore nazionale antimafia Diana de Martino, ogni anno i mercati finanziari internazionali sono drogati con una dose di capitali sporchi che oscilla tra 17 e 35 miliardi di euro.

Impossibile pensare che una parte dei soldi accumulati dalla mafia russa non giunga in Italia. Ed infatti così non è. Carlo Caponcello, sostituto procuratore nazionale antimafia, ricorda che come dimostra l’operazione “Octopus”, la criminalità di matrice russa sta investendo i suoi profitti anche nel nostro paese e finisce per intrecciarsi con la criminalità di matrice ‘ndranghetista, come evidenziato dai collegamenti attivati con la Procura di Reggio Calabria con riferimento all’inceneritore di Gioia Tauro.

Ma queste storie datate in realtà cedono presto il passo a qualcosa di più concreto, che spinge de Martino ad affermare che “l’Italia è uno dei territori in cui le organizzazioni criminali russe effettuano l’investimento di ingenti capitali in campo immobiliare, finanziario e imprenditoriale”.

E per essere convincente ricorda l’esito dell’operazione “Matrioska”, conclusa nel maggio 2007 dalla Procura di Trento, che consentì il rinvio a giudizio di 13 soggetti (10 russi, 1 ucraino e 2 italiani) per riciclaggio internazionale di proventi derivanti dal pagamento di tangenti nella vendita di veicoli militari e nell’acquisizione di importanti commesse pubbliche. Il denaro veniva trasferito e sostituito attraverso società off-shore. Le indagini si svilupparono perciò tramite rogatorie internazionali in vari paesi del mondo. Venne accertato il pagamento di tangenti a funzionari russi per quasi 81 milioni di dollari, in parte riciclati in Italia da 2 soggetti russi e da un promotore finanziario italiano attraverso l’acquisto di immobili.

Un amico sulla via della redenzione, che la sa lunga e ha il dono di essere romanista, ieri mi ha scritto: “Ciao, Roberto. C’è da dire che la bratva e la santa sono in stretti affari da tempo, e che la piattaforma è il Piemonte. Cambi di assegni circolari in Svizzera. Joint ventures con società inglesi, per far guadagnare valore a bank guarantees emesse dalla …omissis…, transitanti per la …omissis…, appoggiati alla ….omissis… di Londra, e rispediti al mittente dopo una settimana. Ma, dato che provengono da una top 25, accettati in tutto il mondo….Nelle joint ventures, stipulate in svizzera, gli interfaccia tanto della società inglese, quanto di quella russa, sono italiani…..Documenti alla mano…” Gli omissis sono i miei.

Ma quel che più preoccipa è la cavalcata in Lombardia che – come tutti sanno – è totalmente immune dal fenomeno mafioso. “In Lombardia, è già stata segnalata l’esistenza di società operanti nel commercio all’ingrosso – scrive il sostituto procuratore antimafia de Martino –  aventi quali amministratori soggetti di origine russa. La costituzione di tali società, la cui operatività effettiva risulta minima, appare finalizzata a far ottenere il rilascio del permesso di soggiorno in Italia per lavoro autonomo agli amministratori di tali aziende e a garantire loro un compenso allo scopo di ottenerne il rinnovo. Le operazioni fatturate da tali società, collegate a società russe, sono risultate in gran parte false”.

Come se all’ombra del Duomo non bastasse la ‘ndrangheta, ci mancavano solo i russi (senza dimenticare i cinesi, sia chiaro!)

Tratto da: robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

(Prima parte)
La mafia russa droga ogni anno i mercati finanziari internazionali con 50 miliardi di dollari

Trascurata ma non trascurabile. Non trovo altro modo per definire la mafia russa o “organizatsya o mafiya”, insomma quella serie di gruppi criminali di diversa origine, non necessariamente collegati tra di loro, che provengono dall’intero territorio dell’ex Unione Sovietica.

Ne scrivo perché ho appena finito di leggere la splendida relazione di Roberto Scarpinato, Procuratore generale presso la Corte di appello di Caltanissetta presentata a Bruxelles il 29 e il 30 marzo nell’ambito delle discussioni al Parlamento Europeo \”Verso una strategia europea per combattere il crimine organizzato transnazionale\”.

Nella sua relazione  – sulla quale tornerò nei prossimi giorni per altri e alti contenuti – leggo infatti che “il capitalismo sovietico è un capitalismo mafioso in una misura che viene quantificata tra il 60% e il 70%. Fonti dello stesso governo russo infatti sostengono che circa il 40% delle imprese private, il 60% di quelle statali, nonché l’85% delle banche russe e il 70% delle attività commerciali sono soggette ad infiltrazioni o  comunque sono sotto l’influenza delle organizzazioni criminali e che quasi la totalità delle imprese commerciali nelle maggiori città è gestita direttamente o indirettamente da gruppi criminali”.
E con le ultime elezioni la situazione si è aggravata. “Molti mafiosi  – continua Scarpinato – sono diventati assistenti parlamentari dietro  il pagamento di una somma di denaro. E adesso in Russia, i 450 deputati della Duma si servono di quindici mila assistenti parlamentari, alcuni dei quali sono stati uccisi in relazione a contrasti tra gruppi criminali locali”.
La mafia russa siede ormai nel cuore della finanza internazionale ed è divenuta una delle componenti strutturali del capitalismo globale, del nuovo potere privato in grado di condizionare l’ordine geoeconomico e geopolitico internazionale.
Io – così schietto e diretto – non avevo letto niente di recente sulla mafia russa ma la curiosità mi ha spinto a leggere quanto ha scritto il sostituto procuratore nazionale antimafia Diana de Martino nella relazione consegnata a fine 2010 al capo della Procura nazionale Piero Grasso.

E la lettura offre spunti ugualmente interessanti, che cavalcano ancora l’onda economico-finanziaria. Scrive de Martino: “La presenza della criminalità russa nel circuito transnazionale è accompagnata dalla creazione di numerose società, aventi ad oggetto le più svariate attività commerciali e imprenditoriali. Un’ingente quantità di denaro liquido di sospetta provenienza viene immesso sui mercati finanziari internazionali attraverso attività di società presenti in diversi Stati, organizzate secondo il modello delle c.d. scatole cinesi dedite al riciclaggio di capitali attraverso le favorevoli normative fiscali e finanziarie vigenti nei paesi off-shore.

Secondo fonti investigative americane la criminalità russa immette annualmente nei mercati finanziari internazionali capitali per un valore tra i 25 e i 50 miliardi di dollari Usa. Ingenti somme troverebbero rifugio prevalentemente nei paradisi fiscali ma anche nell’Europa occidentale e in particolare in Israele”.

Ora, per chi non avesse troppa familiarità con i dollari, la mafia russa immette ogni anno tra 17, 5 e i 35,1 miliardi di euro, che rappresentano tra i 35mila e i 70mila miliardi delle care vecchie lire…

E in Italia che cosa accade?

State tranquilli: è l’oggetto della prossima puntata. Seguite il blog e ne saprete di più.

Tratto da: robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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