Un tempo saldamente in mani maschili, i posti di vertice delle gerarchie della mafia,\’ndrangheta e camorra, si stanno tingendo sempre più di rosa, come dimostra anche oggi l\’arresto a Napoli della moglie del boss degli scissionisti, Ermelinda Pagano, che avrebbe ricoperto un ruolo apicale nel clan. Ma anche la vicenda di Reggio Calabria dove la pentita Giuseppina Pesce con le sue rivelazioni ha fatto arrestate la madre e la sorella, rispettivamente di 48 e 29 anni per associazione mafiosa.
Il fenomeno dell\’ascesa dei boss \’in gonnella\’ – spesso anche favorito dalla latitanza o dalla detenzione dei loro congiunti – é stato più volte segnalato dalla Dia (Direzione distrettuale antimafia). \”Dalle condotte declinate nei provvedimenti giudiziari, si é evidenziato che esse non sono più raffrontabili alle passate figure delle cosiddette \’sorelle d\’omerta\”, incaricate, secondo la tradizione \’ndranghetista, di fornire mera assistenza agli associati ma hanno assunto un significativo ruolo di \’parte attivà, in particolare nella gestione del patrimonio della cosca\”, scrive la Dia in una delle ultime relazioni parlando, appunto, dell\’arresto di sette donne della cosca Pesce di Reggio Calabria cui era attribuito, tra l\’altro, anche il compito di reinvestire i proventi illeciti del clan.
Scendendo dalla Calabria alla Sicilia, le figure femminili continuano ad essere centrali nelle dinamiche mafiose. \”Pur se non formalmente affiliate – sottolinea la Dia – le donne di Cosa Nostra hanno assunto un peso di notevole rilevanza, risultando coinvolte negli affari delle \’famiglie\’ e beneficiando dei vantaggi, non solo economici, derivanti dal potere dell\’assoggettamento e delle attività illecite\”. L\’evoluzione di questi ruoli, causata dalla disarticolazione dei quadri dei sodalizi, \”ha lasciato emergere figure di donne emancipate dal contesto familiare, capaci di autodeterminarsi ed ispiratrici di strategie criminali\”. Così nel tempo Giusy Vitale (poi collaboratrice di giustizia) guadagnò la reggenza della famiglia di Partinico; Mariangela Di Trapani, moglie di Salvino Madonia, impartiva direttive sulle attività della cosca, intervenendo sulla nomina dei capi e dei reggenti; Emanuela Gelardi, l\’anziana vedova di Francesco \’Ciccio\’ Madonia, custodiva le chiavi della cassaforte contenente il denaro della cosca; Rosalia Di Trapani, moglie di Salvatore Lo Piccolo, curava gli interessi del clan durante la latitanza dei congiunti.
tratto da TeleReggioCalabria.it