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Mancavano pochi minuti alle 23, ieri sera, quando il presidente della seconda sezione penale del tribunale Mario Samperi ha letto la sentenza di primo grado per l\’operazione antidroga \”Carmen\”. Dopo una lunga camera di consiglio iniziata nel tardo pomeriggio insieme alle colleghe Rosa Calabrò e Valeria Curatola. L\’ultimo travagliato atto di un processo che il 9 aprile scorso aveva registrato le richieste dell\’accusa, ieri rappresentata dal pm Camillo Falvo, per i cinque imputati del rito ordinario dell\’operazione \”Carmen\”, l\’inchiesta che nel 2006 smantellò un traffico internazionale di droga.

In questa ultima tranche processuale erano imputati Giovanni Arena, 58 anni, messinese, ritenuto il capo della banda, all\’epoca fu arrestato a Vercelli; Giuseppe Iovino, 56 anni, originario di Varapodio, fu arrestato a Torrita di Siena; Pasqualino Delogu, 58 anni, è di Sassari; Salvatore Marchese, 47 anni di Lentini; e il calabrese Domenico Ierinò, 53 anni, di Gioiosa Jonica. Delogu e Iovino dovevano rispondere originariamente solo di spendita di banconote false, imputazione che era contestata anche agli altri.

Ed ecco la sentenza \”notturna\”. I giudici hanno inflitto complessivamente; 15 anni e 8 mesi di reclusione ad Arena, riconoscendogli l\’equivalenza tra le attenuanti e la recidiva; 13 anni e 2 mesi a Ierinò; 10 anni a Marchese, riconoscendo anche a lui l\’equivalenza tra le attenuanti e la recidiva; un anno e 8 mesi più 350 euro di multa a Iovino; un anno, 6 mesi e 300 euro di multa a Delogu. Per gli ultimi due, ma anche per tutti gli altri, a quanto pare l\’originale imputazione è stata riqualificata in detenzione di banconote false, da qui la diminuzione di pena. Lunga attesa ieri anche per i difensori, che nel tardo pomeriggio avevano chiuso il ciclo della arrighe, gli avvocati Antonella Puglisi, Salvatore Silvestro, Andrea Florio, Carlo Faranda, e Leone Fonte del foro di Locri.

Il 9 aprile scorso era stato il sostituto della Dda Vito Di Giorgio a formulare le richieste per la Procura: aveva sollecitato per Giovanni Arena complessivamente 19 anni e 10 mesi di reclusione più 1.800 euro di multa; per Domenico Ierinò complessivamente 16 anni di reclusione; Per Salvatore Marchese 7 anni e 4 mesi; per Pasqualino Delogu 4 anni, 6 mesi e 1.800 euro di multa; e infine per Giuseppe Iovino 5 anni e 2.100 euro di multa.

Il gruppo criminale smantellato all\’epoca dalla Procura e dalla Squadra Mobile riusciva a far arrivare a Messina cocaina, hascisc e eroina. Ognuno all\’interno dell\’organizzazione avrebbe avuto un ruolo predefinito: secondo le accuse iniziali Arena ordinava la droga a diverse organizzazioni criminali, Iovino trattava i legami con la \’ndrangheta, Micali spacciava la droga tra la Messina bene e Adzovic faceva arrivare la sostanza stupefacente dai paesi dell\’Est (gli ultimi due hanno seguito strade processuali diverse).

L\’operazione \”Carmen\” fu in pratica all\’epoca un aggiornamento investigativo sulle rotte internazionali della droga e soprattutto sui costi e sui ricavi. Emblematiche alcune intercettazioni-chiave registrate dalla Squadra Mobile nel corso delle indagini, in cui si parlava di trattative in Turchia o addirittura in Russia o Albania. Colombia, Turchia, Afghanistan, Olanda, Romania erano infatti i paesi della vasta \”rete\” creata dal gruppo, una sorta di multinazionale della droga. Capace, stando ad una delle intercettazioni della polizia, anche di poter fare arrivare 500 chili al mese di droga e «diventare i più ricchi d\’Italia».

La Squadra Mobile dopo mesi di indagini chiuse così il cerchio e smantellò una rete di trafficanti che operava su tutto il territorio nazionale. L\’operazione scattata a gennaio del 2006 fu coordina tra numerose questure tra Messina, Reggio Calabria, Siracusa, Genova, Vercelli, Siena, Sassari e Cremona. Sfuggirono all\’epoca alla cattura, ma vennero ammanettati dopo qualche giorno, Salvatore Marchese e Domenico Ierinò. L\’organizzazione criminale dedita al traffico e spaccio di cocaina e hascisc, operava a Messina, Milano ed in altre città e, come emerso da intercettazioni telefoniche ed ambientali della Mobile, aveva contatti con esponenti della criminalità organizzata calabrese.

tratto da Gazzetta del Sud

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