articolo di Claudia Bertanza (tratto da LaSpeziaOggi.it)
Pino Masciari e le sue tre vite (la prima da imprenditore, la seconda da \”signor nessuno\”, lontano da casa, isolato, la terza ancora da scrivere, ancora da vivere), Francesco Saverio Alessio e lo Stato a corrente alternata sul problema delle mafie, Christian Abbondanza e la denuncia in Liguria. Questi i temi della conferenza di venerdì pomeriggio alla Coop della Spezia.
Conferenza che s\’è trasformata in una sorta di chiacchierata tra amici, vista la scarsa presenza di pubblico. Sì, è vero: tre, quattro persone in più, che sanno, che non chiudono gli occhi sono sempre meglio di nulla, ma l\’indifferenza, come ha detto Pino Masciari, alimenta la criminalità organizzata, voltare la testa dall\’altra parte, facendo finta che il problema non ci riguardi fa solo un favore alla mafia.
Forse ancora qui nel Nord il problema mafie non è sentito, forse ancora c\’illudiamo che siano solo infiltrazioni, che la questione ci sfiori appena. Ma le parole di Christian Abbondanza (fondatore della Casa della legalità e della cultura) pesano come macigni, su chiunque abbia coscienza civica, su chiunque voglia costruire un futuro migliore. Pochi, ma buoni, verrebbe da dire.
E in pochi, ma buoni, ieri hanno potuto ascoltare la testimonianza di Pino Masciari,(autore, assieme alla moglie, di \”Organizzare il coraggio\”) sradicato dalla sua terra, la Calabria, per aver solamente \”fatto il suo dovere di cittadino\”, senza piegarsi alle logiche del racket, andando avanti a testa alta anche quando è stato lasciato da solo, anche quando, nel cuore della notte, è stato allontanato da casa sua e mandato a centinaia di km di distanza.
\”Se non mi avessero lasciato da solo – ha detto Masciari- anche in Calabria avremmo vinto, perché potevo essere da esempio e gli altri si sarebbero accodati. Insieme avremmo potuto farci rispettare\”.
Ma è proprio l\’esempio che fa paura, l\’idea che le menti si risveglino, che occhi e orecchie si aprano.
L\’esempio positivo, nella logica mafiosa, diventa negativo: e per questo nemmeno Francesco Saverio Alessio, scrittore, (che ha presentato il suo ultimo libro, \”Demoni e sangue\”), può tornare in Calabria. Allontanato anche lui, isolato, querelato, delegittimato. Tutto questo perché ha scritto di \’ndrangheta e politica, tutto questo perché ha fatto nomi e cognomi con cognizione di causa.
E ci dice che la \’ndrangheta (ma il discorso si allarga alle mafie in generale) non è più solo coppola e lupara: la \’ndrangheta è politica, è massoneria, la \’ndrangheta è nelle istituzioni, controlla, fa girare soldi. E non solo al Sud: e su questo Alessio passa la parola a Christian Abbondanza (autore di \”Tra la via Emilia e il clan\”).
Il problema (o meglio, uno dei problemi) qui in Liguria, qui nello spezzino è la disattenzione della cittadinanza, è il sapere, ma fare finta di nulla. Il problema è l\’indifferenza dei politici, di qualunque colore essi siano (le mafie non hanno appartenenza politica, si accodano a chi ha potere), è la mancanza di iniziative concrete, è una politica fatta di chiacchiere volanti, è il fingere che lo scioglimento del comune di Bordighera sia un caso isolato.
I tentacoli delle mafie stanno a poco a poco arrivando ovunque, dai piccoli paesi ai capoluoghi di provincia e anche noi semplici cittadini, nel nostro piccolo, potremmo agire per il bene comune.
Basterebbe, per iniziare, prendere coscienza del problema. Basterebbe che chi ieri ha rubato tempo ad altri impegni per passare un paio d\’ore tra amici diffondesse il messaggio. Basterebbe ri-organizzarsi, non lasciare sole queste persone che rischiano la vita anche per noi.
Lo Stato siamo noi, ha concluso Pino Masciari e il cambiamento (né troppo vicino né troppo lontano) deve partire anche da noi. E speriamo che parta da noi.
Posso dire di essere una delle poche persone che ha partecipato con molto interesse all’incontro con Pino. Non riesco proprio a capire come la cittadinanza spezzina si sia persa questa grandissima occasione per poter conoscere una anzi in questo caso tre delle persone che mi fanno sentire orgogliosa di essere italiana. Ce ne fossero altri come Pino, Francesco Saverio e Christian in Italia e forse le cose andrebbero molto meglio.
Grazie di tutto, Alessandra
Sono l’autrice dell’articolo: prima di tutto grazie per la pubblicazione. Poi volevo dire che nel copia incolla era saltata una frase che, tra parentesi, specificava la “terza vita” di Pino (ancora da scrivere, ancora da vivere). Ora sul sito c’è la frase modificata. Il fatto che abbia partecipato poca gente denota, è vero, indifferenza da parte della cittadinanza, ma c’è anche da dire che l’evento si poteva pubblicizzare meglio. Sperando ci siano altre occasioni, saluto con affetto Pino e i ragazzi della scorta.