Per abbattere il muro del l\’omertà dove la \’ndrangheta spadroneggia, uccide e impone un\’economia criminale l\’azione di contrasto dello Stato non basta. Occorre una rivoluzione che risvegli la coscienza civile e induca le comunità a ribellarsi contro le cosche e a denunciare ogni forma di intimidazione. La \’ndrangheta infatti non si sconfigge solo nelle aule dei Tribunali, ma anche con una politica culturale sul territorio che faccia terra bruciata del consenso di cui si alimenta.
Da quest\’idea semplice ma dirompente è scaturito «Trame. Festival dei libri sulle mafie» promosso dall\’assessore alla Cultura di Lamezia Terme, Tano Grasso, antesignano del movimento nazionale antiracket. Dal mercoledì a domenica 26 giugno convergeranno da tutt\’Italia nel centro storico lametino magistrati, giornalisti, studiosi, imprenditori, uomini di chiesa, tutti autori di libri sulla mafia, per suscitare un dibattito pubblico e denunciare le connivenze.
Fra gli ospiti ci sarà anche l\’imprenditore calabrese, ed ex testimone di giustizia, Pino Masciari che interverrà all\’incontro dal titolo \”Organizzare il coraggio\” insieme a Mariateresa Marano e Gaetano Saffioti, giovedì 23 giugno, alle ore 24:00 nella piazzetta San Domenico.
«Vogliamo dare un cazzotto alla \’ndrangheta proprio nel cuore della Calabria, dove nelle ultime settimane si sono contati due morti ammazzati», dice il direttore del Festival, Lirio Abbate, giornalista del l\’«Espresso» e coautore con Peter Gomez de I Complici (Fazi), il saggio che ha svelato la rete di potere del boss Bernardo Provenzano. «Occuperemo tre piazze dalle diciotto alla mezzanotte di ogni sera – aggiunge – per presentare 54 libri. Non sarà però una fiera con intenti commerciali». L\’obiettivo è alto: provocare un effetto valanga che travolga il silenzio, la paura, la rassegnazione, l\’assuefazione, quel modo di pensare diffuso, in Calabria come in Scilia, che consente alla criminalità organizzata di radicarsi e mimetizzarsi nel tessuto sociale. «Vogliamo far vedere – dice ancora Abbate – che esistono persone che fanno antimafia lontano dai riflettori, fornendo contributi concreti ed esempi individuali». Il messaggio, per coloro che vivono in una condizione di oppressione mafiosa, è che, stando uniti, uomini di Stato, uomini di cultura, uomini d\’impresa e società civile, anche la \’ndrangheta può essere battuta.
«La \’ndrangheta – prosegue Abbate – si regge sulla sua forza criminale e sul terrore, non tollera che la gente si abitui a pensare in modo libero». Perché è già un atto di ribellione il pensare, in una terra dove ancora oggi si tende a negare l\’esistenza della mafia. Le associazioni calabresi, nate anche sull\’onda dell\’emozione suscitata dall\’omicidio Fortugno (il vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria assassinato nel 2005), sono spaccate, quando non in contrapposizione. A Lamezia opera l\’Ala, un\’associazione di imprenditori contro il racket, che è tra gli sponsor del Festival insieme all\’Associazione italiana editori, al Centro per il libro e la lettura, all\’Ordine nazionale dei giornalisti, a Radio 24, alla Regione Calabria, all\’Unione europea. Ma siamo ancora lontani dal movimento di denuncia affermatosi nelle province siciliane a più alta densità mafiosa grazie all\’impegno di Ivan Lo Bello, presidente regionale di Confindustria, e di Antonello Montante, che Emma Marcegaglia ha voluto con sé come delegato nazionale per i rapporti con le istituzioni preposte al controllo del territorio.
A Lamezia, come nel resto della Calabria, annota Tano Grasso, fare cultura «deve assolutamente coincidere con una strategia di opposizione alla \’ndrangheta». Anche l\’editore Giuseppe Laterza sostiene che la mafia vada combattuta sul terreno culturale prima ancora che su quello militare. Secondo il presidente dell\’omonimo gruppo editoriale di Bari, «una regione può svilupparsi solo in un clima di libertà, non di tutela, che scaturisca da un atto di convinzione dei cittadini». I libri possono svolgere da questo punto di vista una funzione essenziale. «C\’è un pubblico forte, maturo e informato su questi argomenti», dichiara Lorenzo Fazio, direttore editoriale e socio di Chiarelettere: un pubblico particolarmente attento, spiega, che sempre più spesso non trova nei giornali le risposte di cui va in cerca. «Forse perché i giornali – dice – spesso sono fatti più per i giornalisti che per i lettori».
A Lamezia arriveranno anche giovani da varie parti d\’Italia. Ne sono attesi un centinaio. Tutti volontari. Rimpolperanno l\’organizzazione. Molti di questi erano al recente Salone del libro di Torino dove i promotori del Festival sono stati invitati a presentare l\’evento dinanzi a una platea gremita. Il 22 giugno sono attesi don Luigi Ciotti, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, i fondatori del Centro siciliano di documentazione «Giuseppe Impastato» Anna Puglisi e Umberto Santino, il sociologo Nando Dalla Chiesa e don Giacomo Panizza, autore, con Goffredo Fofi di Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso (Feltrinelli). Il 22 arriverà Marcelle Padovani, corrispondente per l\’Italia del «Nouvel Observateur», per parlare di Cose di cosa nostra, il libro intervista a Giovanni Falcone uscito nel 1991. Ci sarà anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. Il 23 sarà la volta di Roberto Scarpinato, procuratore generale di Caltanissetta, autore con Saverio Lodato de Il ritorno del principe (Chiarelettere). All\’incontro parteciperanno Lo Bello e Montante. Il procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, sarà intervistato anche dal figlio Stefano, giornalista. Attesi tra gli altri lo scrittore-giornalista Gaetano Savatteri, l\’inviato di «Repubblica» Attilio Bolzoni e il procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, che sarà intervistato da Francesco Gaeta, del «Sole 24 Ore». Savatteri e Raffaella Calandra di Radio 24 discuteranno con lo storico inglese John Dickie. Francesco La Licata, autore con Massimo Ciancimino di Don Vito, intervisterà la giornalista televisiva Francesca Barra. Interverrano anche Gianni Barbacetto e Peter Gomez, del «Fatto quotidiano», Paolo Biondani, dell\’«Espresso», Mario Portanova, collaboratore di «Blunotte» e «Presadiretta», Roberta Serdoz, del Tg3. Nelle ultime due giornate si alterneranno il magistrato Maurizio De Lucia, Francesco Forgione, Giovanni Impastato, David Lane dell\’«Economist», Nino Amadore del «Sole 24 Ore», Enrico Bellavia di «Repubblica», mentre il Procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, sarà intervistato dal direttore di Radio 24, Fabio Tamburini.
tratto da Il Sole 24 Ore