Torniamo a parlare dopo tante ore di silenzio voluto e meditato.
Abbiamo creduto che potesse essere il modo migliore per rispettare il momento delicatissimo che stanno vivendo i Masciari, anche per tutelare la loro sicurezza e la loro incolumità da qualche parola di troppo che potesse dar adito ad incomprensioni e fraintendimenti e che potesse turbare le decisioni importanti e risolutrici che attendevamo.
La notizia è che una delibera da parte del Ministero c\’è stata. Pino l\’ha firmata, ma con riserva.
Il problema è quello della Sicurezza, la sua, quella della sua famiglia, quella dei suoi bambini.
Noi, gli siamo vicini in questa decisione, perchè crediamo che non ci possa essere mediazione su questo punto fondamentale: tornare a vivere, per i Masciari, significa prima di tutto sentirsi al sicuro, sentirsi tutelati.
E ciò non può avvenire a tempo determinato. Questo aspetto non può avere una scadenza.
Crediamo che sia un diritto di Pino, Marisa, Ottavia e Francesco, ottenere quelle misure, anche straordinarie, previste dalla legge, che permettano loro, davvero, di ricostruirsi una vita e di riprendere una strada interrotta ormai 11 anni fa.
Gli omicidi degli ultimi giorni, di certo, non sono indifferenti per chi ha denunciato un sistema criminale che dimostra di non dimenticarsi di chi gli sbarra la strada.
Il caso di Noviello richiama le istituzioni alle loro responsabilità, è un\’altro di quelli per cui ormai è troppo tardi, non vorremmo dover un giorno dire lo stesso per Pino, il suo grido di allarme è oggi più che mai, vivo ed attuale.
La protesta delle sorelle Maria e Rosa davanti al ministero degli interni è un\’altro segnale di fermento tra i 67 testimoni di giustizia.
Così siamo pronti a continuare con i Masciari la loro battaglia per essere ascoltati, per riottenere quella dignità che è requisito essenziale per far valere i propri diritti.
Il ricorso al Tar del Lazio, presentato contro la precedente delibera del 2004 che aveva di fatto estromesso Pino dal programma di protezione, giace ormai da 41 mesi, senza che il caso sia stato esaminato dal giudice amministrativo in una normale udienza di Tribunale. La legge prevede il termine di sei mesi .
Siamo stufi di abituarci all\’anormalità. Per questo continueremo a sostenere Pino con ogni mezzo informativo, con il nostro calore umano e spendendoci in prima persona come abbiamo fatto in questi mesi.