Alessio Saso e Aldo Praticò, rispettivamente consigliere regionale e comunale del Pdl, sono indagati con l\’accusa di aver promesso favori elettorali alle elezioni regionali del 2010, nell\’ambito dell\’operazione \”Maglio 3\” dei carabinieri della sezione Anticrimine del Ros e della Dda, che ha portato all\’arresto di dodici persone ritenute esponenti di vertice delle cosche della \’ndrangheta reggina in Liguria. I militari hanno perquisito l\’ufficio di Saso, dal 1999 al 2006 vice sindaco di Imperia, l\’abitazione e hanno prelevato documenti anche in quella di Praticò per cercare prove del \”legame\” tra i politici con i vertici della cosca controllata da Domenico Gangemi, arrestato il 13 luglio 2010 con il suo braccio destro Domenico Belcastro, apparentemente modesto fruttivendolo, in realtà potente e incontrastato boss, vicinissimo al capo dei capi Domenico Oppedisano di Rosarno.
\”Il muro è spaccato\”, sottolinea il maggiore Paolo Storoni quando parla della struttura \’ndranghetista ligure, diretta emanazione di quelle di Reggio Calabria, che occupandosi di usura ed estorsione sotto la super visione di Onofrio Garcea, Arcangelo Condidorio e Lorenzo Nucera, tutti finiti in carcere, aveva assunto la funzione di \”camera di controllo o compensazione\” dalla quale dipendevano le così dette \”locali\” del basso Piemonte e quelle di Lavagna, Ventimiglia, dirette dai fratelli Barillaro, e Sarzana.
\”Con questa operazione – spiega il procuratore capo Vincenzo Scolastico parlando dei venti arresti e dei dodici indagati – è stata decapitata la \’ndrangheta in Liguria e a Genova quella di comando, che ne vede una uguale a Milano, ma non a Torino: per questo le decisioni del basso Piemonte venivano prese qui\”. Un ruolo decisivo nelle indagine, hanno avuto le intercettazioni. \”Strumenti tecnici indispensabili\”, sottolinea Anna Canepa, magistrato della Direzione nazionale Antimafia. Proprio grazie alle intercettazioni e agli incontri filmati, i carabinieri hanno avuto la certezza che la proiezione \’ndranghetista aveva gli elementi tipici dell\’organizzazione di riferimento. In particolare, il ruolo del capo locale emerge in modo significativo in relazione ad aspetti della vita privata degli associati, come in occasione del tradimento coniugale subito da un affiliato.
Gangemi prende atto che la coppia ha due soluzioni: separarsi oppure deve riferire in Calabria l\’accaduto per la risoluzione della questione secondo le regole, l\’omicidio dei due amanti. Altri elementi tipici della struttura sono la forza di coesione del gruppo che assicura omertà, aiuti, grazie all\’usura, ai famigliari dei detenuti in carcere. Questa coesione, garantiva una copertura territoriale che spaziava da ponente a levante dove, per esempio a Lavagna, i Nucera con la loro ditta di autotrasporti hanno vinto la gara di appalto garantendosi i servizi di raccolta di rifiuti urbani del Comune.
La \’ndrangheta si è modernizzata. Se una volta si teneva lontana dalla politica, ora ha capito che è la strada giusta per mettere le mani su tutto. In un passaggio dell\’ordinanza uno degli arrestati Arcangelo Condidorio parla con disprezzo di Rosario Monteleone, presidente del Consiglio Regionale, sostenendo che dopo aver chiesto il loro aiuto alle precedenti elezioni non li avrebbe mai ricevuti ed aggiunge di avergli procurato all\’epoca di un congresso di partito ben 700 tessere. \”Tutte invenzioni – ribatte Monteleone – non conosco questo signore. Credo di aver già dimostrato di aver tenuto fuori dalla porta certa gente\”.
Fonte: La Repubblica