Nelle prime ore di ieri mattina, gli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Renato Cortese e dal suo vice Luigi Silipo, e quelli dei Commissariati di Gioia Tauro e Palmi, diretti rispettivamente dal vice questore aggiunto Francesco Rattà e dal pari grado Fabio Catalano (quest’ultimo ha partecipato di persona al blitz), hanno arrestato il latitante Cosimo Alvaro. E’ finita così la latitanza di Cosimo Alvaro, alias “Pelliccia”, di 47 anni (nato a Sinopoli il 25 aprile del 1964), ricercato da oltre un anno. Lo stesso è stato sorpreso in un casolare sito in contrada Cirello di Rizziconi (Reggio Calabria). All’atto dell’irruzione, che è avvenuta intorno alle ore 5 di mattina a conclusione di una mirata attività info-investigativa, il latitante non ha opposto resistenza ed è stato immediatamente fermato assieme a Rocco Restuccia, 32enne nato a Gioia Tauro, quest’ultimo arrestato per il reato di favoreggiamento personale.
Cosimo Alvaro è stato raggiunto nell’ambito dell’operazione Meta da ordinanza di custodia cautelare in carcere (nr. 5731/05 R.G.N.R. DDA e nr. 4177/06 R.G.I.P. – DDA) , emessa nei suoi confronti dal Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria Filippo Leonardo, poiché “in concorso con altri soggetti – recita il capo d’accusa – con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, nella qualità di esponente dell’associazione di tipo mafioso ed armata poneva in essere condotte di estorsione ed intestazione fittizia di beni con l’aggravante prevista dall’art. 7 L. 12 luglio 1991, n. 203″.
Cosimo Alvaro è elemento di primissimo piano nel panorama criminale della ‘ndrangheta calabrese, poiché inserito a pieno titolo nella potente cosca degli Alvaro, operante nel territorio di Sinopoli con diramazioni internazionali, consorteria che, negli anni, è stata oggetto di importanti indagini di Polizia, come le operazioni Prima, Smirne, Paiechi, Meta e, da ultimo, Crimine. Storicamente gli Alvaro si dividono in diversi gruppi suddivisi in base ai capostipiti e alle zone d’influenza, ma, in ragione dei vincoli di parentela, sono considerati un’unica famiglia, tra le più importanti e agguerrite della Calabria.
Il padre di Cosimo, Domenico Alvaro, nato a Sinopoli il 5.12.1924, detto “Micu u Scagghiuni”, deceduto da pochi mesi, era pregiudicato per omicidio, associazione per delinquere di stampo mafioso, reati contro il patrimonio, ed è stato il principale protagonista, nel 1992, della pax mafiosa sancita a Reggio Calabria, che ha posto fine al conflitto che aveva avuto inizio nel 1985, tra lo schieramento Condello-Imerti-Fontana e De Stefano-Tegano.
Da ultimo, l’anziano boss era stato colpito da provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso nel corso dell’operazione Crimine, in quanto responsabile del reato di associazione di stampo mafioso “con la qualità di capo e organizzatore dell’associazione mafiosa ‘ndrangheta nonché capo del Locale di Sinopoli all’interno del quale dirigeva e organizzava il sodalizio, assumendo le decisioni più rilevanti, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione curando rapporti con le altre articolazioni dell’associazione, dirimendo contrasti interni ed esterni al sodalizio, del locale di appartenenza”.
Dopo la morte del vecchio patriarca Domenico Alvaro, suo figlio Cosimo aveva preso il suo posto al timone della cosca, dedita al controllo degli appalti sul territorio di Reggio Calabria e al traffico internazionale di stupefacenti.
Il 7 gennaio 2006 Cosimo Alvaro sceglieva la città di Reggio Calabria per trascorrere la sorveglianza speciale con divieto di soggiorno in Sinopoli, suo paese d’origine.
Da quel momento, è stato possibile accertare come Cosimo Alvaro avesse sviluppato reciprocità relazionali e criminali con i principali esponenti delle cosche del capoluogo organizzando e dirigendo le attività criminali della famiglia di Sinopoli dal suo “ufficio” sito all’interno della casa di riposo “Villa Speranza” di Reggio Calabria, acquisita fittiziamente dall’Alvaro e poi sottoposta a sequestro preventivo, nella quale trascorreva, a decorrere dal mese di gennaio 2007, buona parte della giornata.
Nella città di Reggio Calabria, Cosimo Alvaro si è inserito anche nella gestione di importanti attività economiche, mantenendo costanti rapporti sia con gli ambienti criminali del suo paese d’origine, sia con quelli della città di Reggio Calabria, senza comunque entrare in conflitto con i locali sodalizi operanti nella città, grazie al ruolo che veniva riconosciuto alla sua famiglia, e in particolare a Domenico Alvaro detto “Mico u Scagghiuni”.
Cosimo Alvaro stava per essere inserito nello speciale elenco dei “latitanti pericolosi” elaborato, su scala nazionale, dal Ministero dell’Interno.
tratto da Mediterraneonline.it