Ci sono notizie amare che trasmettono in tutti pessimi segnali di ineguaglianze attuate in uno Stato contradditorio. Per non dire ingiusto.
QUI l\’articolo dalla prima pagina de La Provincia Cosentina del 1 lulgio 2008
QUI la continuazione dell\’articolo a pagina 7
Non entrando nel merito se sia opportuna o meno una passeggiata in pieno centro con scorta di ben 5 agenti di un collaboratore di giustizia che ha una storia di una ventina di omicidi e di intrusioni nei palazzi del tribunale per aiutare la \’ndrangheta e ostacolare la Giustizia, diventa molto difficile per chi conosce la dura quotidianità di rinuncia e segregazione dei testimoni di giustizia e dei loro familiari, come Pino Masciari e altri, riconoscere la responsabilità nelle azioni dello Stato.
Breve e amarissima la considerazione di Pino Masciari a riguardo:
\”L\’individuo in questione ha commesso quindici omicidi tra cui un bambino di 7 anni, questa è giustizia? Che fine faranno le persone che hanno creduto nelle istituzioni?\”
AGGIORNAMENTO DELLE 15:39
A riguardo riportiamo l\’interpellanza dell\’On. A. Napoli al Ministero della Giustizia:
(03/07/2008) – Al ministro della Giustizia – Per sapere – Premesso che: la normativa vigente prevede particolari misure di protezione per coloro che collaborano con la giustizia, nonché benefici penitenziari , economici e di altro genere, che finiscono col rendere estremamente agevole la vita di coloro che hanno alle spalle diversi omicidi o che sono risultati giudiziariamente appartenenti ad organizzazioni mafiose; tutti i citati benefici, goduti quasi sempre dai collaboratori di giustizia all’insegna della “spavalderia”, non risultano graditi al comune cittadino ed, in particolare, ai familiari delle numerose vittime; da notizie di stampa si è appreso che qualche settimana fa, il collaboratore di giustizia Peppino Vitelli, al quale risultano attribuiti circa una ventina di omicidi e noto boss della ‘ndrangheta cosentina, nei giorni successivi alla testimonianza in uno dei tanti processi, ha passeggiato per la Città di Cosenza con ben cinque uomini di scorta, appartenenti alle Forze dell’Ordine; la cosa certamente ha destato stupore e rabbia tra i cittadini cosentini, anche perché attualmente in Calabria ci sono Magistrati coraggiosi e testimoni di giustizia che hanno portato avanti importanti processi contro la ‘ndrangheta, ma che risultano privi di protezione: se non ritenga necessario ed urgente rivisitare la normativa vigente sui collaboratori di giustizia al fine di porre qualche “freno” a coloro che spesso si servono di tale figura solo ed esclusivamente per godere di benefici, sicuramente non dovuti nei confronti di chi non ha avuto alcun riguardo per la vita umana.
On. Angela NAPOLI
(da IMGpress.it)
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