\"\"

 

Negli ultimi mesi il Ministero dellì\’Interno ha pronunciato parole precise a sostegno delle iniziative antiracket: il 19 aprile 2008 con lo slogan "Non pagare il pizzo è una questione d\’onore" è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione con spot televisivi per rilanciare a imprenditori e commercianti il messaggio di ribellarsi al pizzo.

In quell\’occasione il questore di Palermo Giuseppe Caruso dichiarò:

«L’obiettivo che la Polizia di Stato vuole raggiungere è quello di coinvolgere la società civile in modo definitivo e determinato nel rifiuto della subcultura mafiosa. I risultati operativi che hanno determinato arresti di numerosi esponenti mafiosi, sequestri di beni, nuove collaborazioni non possono prescindere dalla reale e dalla fattiva collaborazione dei siciliani»

Ma il messaggio è stato ripreso recentemente con ancor più vigore e autorità: il 20 giugno 2008 il Ministro all\’Interno On.Roberto Maroni partecipando con  il sottosegretario On.Alfredo Mantovano ai lavori della ‘Settima convenzione delle associazioni anti-racket e anti-usura\’ si è detto disponibile all’introduzione di norme e sanzioni più efficaci per combattere il fenomeno criminale. «Sono pronto – ha detto il ministro – a inserire un emendamento nel Pacchetto sicurezza».  Parole perentorie: obbligo di denuncia per chi subisce un\’estorsione.

Maroni ha accolto con favore anche la proposta del procuratore antimafia Piero Grasso di comprendere, accanto all’obbligatorietà della denuncia, una sanzione amministrativa come, ad esempio, il ritiro della licenza commerciale.


«Sia il decreto che il disegno di legge – ha spiegato Maroni – vanno di pari passo, puntiamo ad approvare congiuntamente i due provvedimenti entro la fine di luglio».

L\’articolo riporta anche che nonostante la legge Finanziaria abbia ulteriormente ridotto le risorse per il Ministero dell’Interno, ha detto Maroni, l\’impegno è quello di fare in modo che «non un solo centesimo venga sottratto alla sicurezza, al contrasto alla criminalità di tutti i tipi, in primo luogo alla criminalità organizzata».

Parole che sono garanzia di impegno per quanto concerne la prima fase della delicatissima decisione di chi è pronto alla denuncia per riaffermare la Legalità insieme allo Stato. Benissimo.

Mancano però sempre i dettagli riguardo la seconda parte della storia: ovvero l\’impegno continuativo nel tempo delle Istituzioni a supporto degli imprenditori onesti che agiscono secondo i principi stessi dettati dal Ministero dell\’Interno, a loro tutela e salvaguardia, per essere messi in sicurezza con i propri cari e mantenuti presenti sul mercato del lavoro a dimostrazione che se chi non denuncia viene sanzionato con il ritiro della licenza, per chi denuncia c\’è la garanzia dello Stato a tutela del diritto costituzionale al lavoro, per dignità individuale e a rappresentare l\’efficacia dello Stato Italiano di fronte alla violenza fuorilegge della criminalità organizzata.

Ecco, questa parte fondamentale manca. Latita.

Speriamo in pronunciamenti dettagliati a riguardo perchè al momento siamo in tanti a conoscere qual è la sorte dei testimoni di giustizia e non è sostenibile rispetto il sacrificio che il Ministero richiede ai cittadini. 

E\’ curioso e beffardo che si parli continuamente di pacchetto sicurezza quando questa vituperata sicurezza non è poi contemplata come primo indiscutibile valore per coloro che sono considerati, riprendiamo le parole dei Questore di Palermo. G. Caruso, imprescindibili per la lotta alla criminalità organizzata. I Testimoni di Giustizia.

Come Pino Masciari. Come Domenico Noviello.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *