scritto da Giorgio Macario (Comitato Scientifico della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari)
E’ come se una voce risuonasse imperiosa, ribadendo risolutamente la necessità di scrivere, perché ciò che è stato pronunciato non sia stato detto invano.
Ma ad un ascolto più attento il messaggio prende vita.
“Scrivilo!”, ammonisce con fermezza.
“Scrivi”, comunica con garbo.
“Potresti scriverlo”, consiglia caldamente.
Ma la voce è la stessa.
E l’impegno civile che prorompe sulla piazza fra i raggi del sole impietoso ed i coni d’ombra proiettati a geometrie variabili sul selciato secolare, coglie quasi tutti i presenti un po’ di sorpresa per la sua intensità.
Da un lato sento una voce interiore che non trova pace finché lo sguardo della mia mente non si volge al borgo, alla piazza, al due di settembre.
Dall’altro la voce dell’imprenditore per vocazione, dell’organizzatore di coraggio per scelta, dell’esule abitatore del limbo per necessità, arriva ai presenti alternativamente come riflessione pacata e come appello accorato, che provoca, a tratti, una inconsueta stretta allo stomaco.
L’imprenditore Pino Masciari non è un oratore, lo dichiara da subito.
D’altronde nessun oratore si sarebbe azzardato a proseguire per un’ora e mezza, sfidando il caldo soffocante, l’argomento non certo facile e le capacità di resistenza dei presenti.
Ma nessuno fiata, si alza o attiva i mille espedienti utili ad estraniarsi in situazioni di ascolto distratto.
In realtà nessuno ascolta soltanto, perché tutti partecipano dell’evento che sospende il tempo e trasforma le scelte coraggiose e terribili di questo eroe suo malgrado in un esempio vivente.
Un esempio che fa vergognare dei piccoli compromessi siglati da ciascuno per quieto vivere.
Un esempio che sembra trovare tanta più solidarietà quanto più ci si allontani dal luogo del misfatto, la ‘sua’ Calabria.
Un esempio che mette la sua vita e quella dei suoi cari in pericolo perché potrebbe essere ‘contagioso’.
“Non dovrei essere qui! Non vorrei essere qui!”, tuona la voce dal palco.
“Avevo tutto! Potevo accettare di pagare come fanno tutti. Ma non l’ho fatto. Perché?”
La domanda è straziante.
La risposta è scontata.
Le conseguenze, inevitabili.
Ma anche ingiuste. Profondamente ingiuste.
Qualcuno, anni e decine di denunce con nome e cognome dopo, viene condannato.
Ma invece di esiliare chi diffonde il malaffare come strumento abituale di gestione degli investimenti e della ‘cosa pubblica’, si costringe ad una vita blindata ed isolata lontani dagli affetti e da una vita normale chi ha deciso di agire con rettitudine ed i suoi familiari più stretti.
Una successione di tappe, fogli, denunce, messaggi, agguati, spaventi e depressioni.
Ma anche un crescendo di vicinanza e solidarietà che sembrano comunque non bastare a riempire un buco nero esistenziale che mette a dura prova le capacità di resistenza umana.
L’idea della morte si affaccia più volte come possibile male minore.
L’immagine di Pino e della moglie Marisa sull’auto che ha già due ruote oltre il burrone, incerti sul da farsi, va oltre la lucida disperazione per dilagare nel dramma indicibile.
Ma la disperazione non è rassegnazione; contiene ancora, a suo modo, una spinta vitale che può spronare a proseguire oltre, nonostante tutto.
E questa sembra essere la scelta di Pino Masciari e della moglie Marisa.
Dare un nome e un cognome alla loro sofferenza.
Dare un senso alla loro costernazione.
Dare un futuro migliore ai loro figli, e non solo a loro.
Non so se esiste già una simile disciplina, ma alla Facoltà di Ingegneria che Pino non ha potuto concludere per la precoce morte del padre e per la necessità di sostituirlo ai vertici dell’azienda di famiglia, dovrebbe essere istituita una nuova cattedra di ‘Imprenditoria etica’ da affidargli.
Sarebbe un messaggio potente per costruire il “mondo migliore” che Pino auspica.
La voce che parla alla piazza infine si quieta.
E come ad un segnale convenuto, se prima Pino era l’unico ad essere in piedi, adesso è l’unico ad essere seduto.
Tutti gli altri si sono alzati e applaudono il coraggio, che oggi è di uno, ma domani potrebbe essere di molti.
Una risposta
[…] [1] Cfr. La sintesi nei siti http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2134&Itemid=80 e http://www.pinomasciari.it/?p=17256 […]