Il quartiere La storia criminale dello Stadera spesso poggia sui bar che sono centri di raccolta e di «potere». Kalashnikov e cocaina, clienti affezionati. In via Meda un fucile d\’ assalto esibito, in un\’ affollata pausa pranzo con gli impiegati a mangiare ai tavolini, da un balordo italiano che aveva bisticciato con un altro tipo, sempre italiano e balordo. In via Barrili un immigrato nordafricano si dilettava anziché con l\’ aperitivo con grammi di droga da vendere a prezzi stracciati. In via Neera risse e ritrovo di pregiudicati per pianificare traffici e magari rapine.
In tutti e tre questi bar, poi, avvenivano altri fenomeni vari, come la ricettazione di merce rubata. Morale, conclusione e conto totale: i locali sono stati via via chiusi (per un periodo temporale determinato) dalla polizia. Sigilli, diffide, denunce. A operare è stato il commissariato di Scalo Romana.
È alta l\’ attenzione voluta sul fenomeno dei locali pubblici «irregolari» da parte del questore Alessandro Marangoni. E la zona della quale si parla, il popoloso quartiere Stadera, per sua sfortunata tradizione si presta a una distorsione degli esercizi commerciali. Zona di caseggiati popolari, antiche famiglie malavitose protagoniste delle maxi-inchieste degli anni 80-90, problemi d\’ integrazione, la storia criminale dello Stadera spesso poggia sui bar che diventano centri di raccolta, di decisione e di «potere».
Centri che vengono imposti alla brava gente e, a volte, agli stessi proprietari. Che si ritrovano in sala i banditi e le loro prepotenze. Il bar Roby, il bar Teto, il bar Fiumi di Porpora, ecco le insegne finite nei guai. Utili, per gli investigatori, i contributi e le segnalazioni dei cittadini. I quali hanno aiutato anche a stroncare i malaffari di un altro bar, fuori dal quartiere, in via Marco d\’ Agrate, dando dritte sul mercato della cocaina. A volte si presentavano clienti così strafatti da non reggersi nemmeno in piedi, oppure così annebbiati da entrare in una lavanderia, che confina con il bar, sbagliando ingresso, e chiedere un secondo giro di droga all\’ ignara proprietaria.
Nel 2009 allo Stadera venne catturato Dino Duchini. Superlatitante. Ex artificiere della \’ndrangheta. Condannato per tentato omicidio, armi e traffico internazionale di stupefacenti. Preso. Incarcerato. Ottenne la semilibertà. Scappò. Fuori di cella aveva cambiato identità, non parlava al telefono, si era trincerato in un alloggio preso in affitto proprio allo Stadera, che lo aveva nascosto e protetto. Ma soltanto fino a un certo punto, per un certo tempo.
articolo di Andrea Galli (Corriere della Sera)
la maggior parte dei bar in zona stradera lasciano pernsare che dietro nascondono giri di droga, prostituzione e armi.
basti pensare ai bar che rimangono aperti in via montegani verso l’incrocio cermenate oltre le 22:00, basta osservare le persone che circolano al loro interno, i visi le espressioni, il fatto che si sentono liberi di fare qualunque cosa come urinare in mezzo alla strada, il fatto che fanno casino rumore gridano fino a tardi e nessuno ha la possibilità di dirgli qualcosa.
Forse basterebbe sviluppare il concetto del rispetto che oggi manca a tante persone italiane e straniere e la polizia dovrebbe far chiudere tutte queste attività impegnandosi a trovare il modo più efficiente e soprattutto più veloce per ripristinare una zona che a mio giudizio è molto bella e che non può permettersi di offrire anche la paura di essere aggrediti mentre si cammina per strada