siamo i tuoi amici, i tuoi nuovi amici.
Siamo qui a scriverti questa lettera dopo l’incontro che abbiamo fatto a San Sebastiano il 12 ottobre 2011 perché avremmo voluto dirti la nostra, avremmo voluto farti sapere cosa ne pensavamo e provare a confrontarci con te, ma visto il nostro stato d’animo non ci siamo riusciti.
È stato difficile per noi darti immediatamente un riscontro, per noi che quella realtà la conoscevamo solo “per sentito dire”, e invece lì con un grande esempio come te, davanti, ci è sembrata quasi di viverla in prima persona.
Ci hai fatto commuovere ma ci hai fatto anche arrabbiare. Ci hai fatto arrabbiare contro una società che come dici tu non apprezza la normalità.
Sì Pino, perché ci teniamo a farti sapere che tu per noi sei “normale” ed il nostro silenzio è stato anche un segno di ammirazione per il tuo coraggio.
Grazie anche alla tua testimonianza ci hai fatto capire che ognuno di noi può fare la differenza.
Tu hai messo in gioco la tua vita, ti sei fatto mettere in croce per difendere i valori che il tuo papà ti ha insegnato e che in questa società sono da sempre stati rari.
Caro Pino, noi ti diciamo che dall’alto di quella croce oggi puoi osservare la realtà, puoi diffondere la verità urlandola ad alta voce; sei stato capace di organizzare il tuo coraggio e hai fatto sì che noi ci sentissimo parte di questa organizzazione, anche se sappiamo di essere solo una piccola scheggia di legno di quella forte croce che ti sostiene.
Oggi il tuo impero non è più fatto di cantieri , macchine e fama ma è fatto di coraggio, forza di volontà, testardaggine, amicizia, amore e altri grandi valori di cui non riusciamo a trovare un nome.
Come dici tu, diffondendo la tua storia di coraggio e legalità, ogni persona che ti ascolta è capace di allungare la tua vita di un giorno.
Beh Pino, sappi che da ieri hai almeno vent’anni in più di vita perché anche noi siamo Amici di Pino Masciari e diffonderemo con orgoglio la tua storia.
f.to Gli studenti della classe 5^A dell’Istituto Settimo Torinese I.I.S. “8 marzo”
Questa lettera è un volersi coinvolgere in una realtà che si conosceva solo “per sentito dire”, una realtà purtroppo che fa male, molto male, materialmente e moralmente, ove la si vive.
E’ un segnale positivo e che fa onore agli studenti che l’hanno scritta.
Non ci saranno mai parole a sufficienza per esprimere gratitudine o vicinanza a coloro che questa realtà vogliono tenera fuori dalla loro vita o che la vogliono criticare, combattere, modificare, perché è impari la lotta fra chi si espone (soprattutto in quei luoghi, con certe posizioni o anche rifiutando certi canoni), con coloro che vogliono prevaricare e che agiscono nell’oscurità.
Le donne di mafie, le “pentite”, hanno una forza morale inimmaginabile fuori dal loro ambiente, per questa ragione patiscono le conseguenze estreme dal loro mondo.
Se non si è soli nelle battaglie per la civiltà si risulterà vincenti.