La Guardia di Finanza ha accertato un\’evasione fiscale per 7,7 milioni di euro di cui si sarebbe reso responsabile Gioacchino Campolo, di 72 anni, conosciuto come il \’re del videopoker\’, condannato il 14 gennaio scorso a 18 anni di reclusione per estorsione aggravata dalle modalità mafiose. Campolo, arrestato nel gennaio del 2009 e accusato di avere imposto la collocazione dei propri videopoker a decine di titolari di locali pubblici, avrebbe manomesso la apparecchiature per evitare che gli incassi venissero trasmessi ai Monopoli di Stato, meritandosi così anche il titolo di “re dell’evasione fiscale” a Reggio Calabria. All\’imprenditore, nel luglio del 2010, furono sequestrati beni per un valore di 330 milioni di euro, tra cui 260 immobili a Reggio Calabria, Parigi, Roma, Milano e Taormina, ed una collezione d\’arte composta anche da quadri di Dalì, Guttuso e De Chirico. L\’accertamento che ha portato alla scoperta dell\’evasione fiscale è stato condotto dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Reggio Calabria.
Di seguito nota della Guardia di Finanza: Non solo “imponeva” le proprie apparecchiature nei locali della città, ma si guardava bene dal dichiarare i propri guadagni al fisco. Infatti, Campolo Gioacchino, manomettendo gli apparecchi elettronici da intrattenimento o da gioco di abilità, in modo tale che non trasmettessero le informazioni all’Amministrazione dei Monopoli di Stato, era riuscito a nascondere al fisco proventi per oltre 7.700.000,00 Euro.
Così, dopo le note operazioni “Geremia” e “Les Diables”, che hanno portato all’arresto dell’imprenditore e alla disarticolazione dell’intero impero economico illecitamente accumulato dal noto “re dei videopoker”, la Guardia di Finanza, al termine di complessi accertamenti di natura tributaria, ha constatato anche l’ingente frode fiscale perpetrata.
L’operazione condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia – nelle persone del Procuratore Capo Giuseppe PIGNATONE e del Sot. Proc. D.ssa Beatrice RONCHI -, dopo la condanna a 18 anni di carcere e dopo i sequestri del patrimonio, integra la pretesa “risarcitoria” dello Stato nei confronti del Campolo.
tratto da Strill.it