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Fonte: Reggionline.it – Da più parti sono arrivati numerosi messaggi di solidarietà al giornalista Giovanni Tizian,sotto scorta da mesi dopo le minacce mafiose per le sue inchieste sulla criminalità organizzata, e il suo caso ha raggiunto anche la ribalta nazionale. Secondo quanto si è appreso, la Direzione distrettuale antimafia di Bologna ha aperto un fascicolo sulle minacce ricevute dal 29enne, emerse nel corso di un’altra inchiesta della Procura antimafia. \”Tizian ha scritto tante cose, libri e articoli – ha spiegato il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso – e qualcuno si è risentito per qualcosa che ha trattato e che lo riguardava. Comunque siamo in una fase talmente delicata che anche Tizian non può sapere cosa è accaduto realmente. Si tratta di una situazione, diciamo, di preoccupazione, che va salvaguardata e che richiede di agire con tempestività e prudenza\”.
Le inchieste di Tizian, collaboratore della Gazzetta di Modena e dell\’Espresso, hanno toccato anche Reggio Emilia: la città è stata oggetto di un dossier sulle infiltrazioni della \’ndrangheta negli affari del territorio reggiano. Un interesse, quello di Tizian, che deriva anche dalla sua storia personale: \”Giovanni è arrivato a Modena a 12 anni, costretto a lasciare la Calabria, dove è nato, con quel che restava della sua famiglia, dopo l\’incendio che ha distrutto la fabbrica del nonno e, a seguire, l\’assassinio, per mano della \’ndrangheta, di suo padre, Giuseppe Tizian, funzionario del Mps a Locri – raccontano dall\’associazione \’Libera\’ –  Oggi racconta verità scomode e notizie che qualcuno preferirebbe velare\”.

L\’intervista a Giovanni Tizian

Tizian, lei è sotto scorta. Le hanno detto perché l\’hanno messa sotto protezione?

\”Non so nulla di preciso di quello che è accaduto. Mi hanno dato questa protezione una quindicina di giorni fa e mi hanno detto di affidarmi a loro per permettermi di lavorare meglio. Non so quale sia il motivo di queste minacce. Mi hanno comunicato questa misura e io ho accettato: spero che duri poco anche se i ragazzi della scorta sono meravigliosi.
Come cambia la vita di una persona sotto scorta?
Me ne sono accorto la sera, perché la mattina dovevo solo scrivere. Ma la sera, quando mi hanno chiamato per dirmi che domani mattina mi dovevano venire a prendere e che dovevo programmare gli spostamenti della giornata, mi sono reso conto di cosa voleva dire. Abbiamo programmato un po\’ di giornate. Poi, magari, ci sono degli imprevisti: mi devo muovere con loro anche per fare la spesa o comprare un giornale.
Lei, comunque, sta continuando a lavorare come prima
Lo sto continuando a fare e lo continuerò a fare. Io, come tanti altri giornalisti precari, continuo a lavorare per la passione che ho e la voglia di far capire alla comunità in cui vivo i problemi del territorio. Spero che quello che mi è accaduto serva a far riflettere la società emiliana.
Si è chiesto perché è accaduto proprio a lei?
Non lo so. Ce ne sono tanti che scrivono queste cose. Penso ai ragazzi che continuano a farlo nonostante le minacce. Non so, evidentemente i tasti che si toccano e i collegamenti che si fanno. Ci sono tante possibilità. Non sono sicuramente l\’unico a dare fastidio. So solo che è capitato a me.
Lei si è occupato anche della situazione di Reggio Emilia. Come giudica il livello di infiltrazione della \’ndrangheta nella nostra città?
La situazione a Reggio, oramai, non si può più nascondere: c\’è un radicamento della \’ndrangheta da tanti anni. Fatto di clan e cosche che hanno intessuto una fitta rete di relazioni. Si tratta di persone che fanno affari con imprenditori insospettabili e persone del luogo. Scattano meccanismi di complicità che l\’imprenditore locale non coglie, perché lui vede solo un servizio fornito a basso costo. Non si può più nascondere il fatto che da tanti anni la \’ndrangheta opera a Reggio e rende il territorio meno vivibile.
Il caso più clamoroso, nella nostra provincia, è quello della sospensione dei lavori della tangenziale di Novellara per presunte infiltrazioni mafiose
La tangenziale di Novellara e quello più significativo perché, a prescindere dalle responsabilità a livello locale, queste ditte hanno lavorato. Bisogna fare un appello agli imprenditori reggiani che si devono chiedere perché certi servizi sono offerti a basso costo e non devono aspettare che arrivi la prefettura a chiudere i cantieri.
C\’è anche una responsabilità politica, secondo lei, in tutto questo?
Credo che ci sia una bassa consapevolezza di chi si ha davanti. Si pensa che, per prendere i voti, va bene tutto. I politici dicono: \”Non posso chiedere il certificato penale a chi mi va a raccogliere i voti\”. Eppure le indagini mostrano che fra le cosche emiliane e le cosche lombarde ci sono riferimenti alla politica emiliana. Ci sono state delle cose che hanno fatto discutere nell\’ultima operazione della Dda di Milano in cui sono emersi dei collegamenti fra \’ndrangheta e politica, con Lampada che diceva a un politico locale (Tarcisio Zobbi, esponente dell\’Udc reggiano che poi ha affermato di non sapere che Lampada avesse rapporti con la \’ndrangheta, ndr) che disponeva di imprenditori bolognesi che potevano raccogliere molti voti.
La politica qualche responsabilità, forse, l\’ha avuta anche nell\’eccessiva espansione edilizia che è stata permessa nella nostra città. Non crede?
Il problema, che si ripete anche in provincia di Modena e Bologna, è che il settore immobiliare è l\’ultima frontiera della \’ndrangheta che dal movimento terra e dal cantiere passa a gestire e costruire gli immobili. E\’ una evoluzione e un modo di diversificare gli investimenti.

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