Fonte: Corriere della Sera – Dagli anni ottanta ai giorni nostri. La geografia dei clan egemoni sull\’Agro nocerino sarnese è mutata. Stravolta. Dai boss, spesso acculturati e dalla mente fine, a giovanissimi cani sciolti dalla pistola facile. Dai codici non scritti — non sparare di giorno, né a donne né e bambini — alle strade trasformate in terreno di scontro con sparatorie da far west anche nei giorni di festa, come accaduto a Pagani il venerdì santo. Oggi, possibilmente, alle pistole si preferiscono gli affari, soprattutto nell\’edilizia. Magari riuscendo ad infiltrarsi nei gangli dell\’economia di un ente pubblico. È cambiato anche il ruolo dei collaboratori di giustizia. Tale termine spetta ai rappresentanti della «vecchia guardia», finiti in cella. Qualcuno li definirebbe ferri vecchi che hanno deciso di vuotare il sacco, raccontando dinamiche e legami che hanno tristemente scritto una lunga pagina criminale di questo territorio. Oggi esistono, tantissimi e giovanissimi testimoni di giustizia. Poco più che ventenni, finiscono in galera e decidono di «cantare». Ma hanno poco da dire. Se non raccontare piccoli episodi. L\’Agro, da terra di molteplici clan capaci di coabitare, spartendosi le attività, a territorio che ha ospitato guerre sanguinose per la successione. Spesso mai avvenuta. I clan, giudiricamente definiti tali, sono pochi.
IL «CODICE D\’ONORE» INFRANTO – L\’intervento dello Stato ha smantellato quasi tutte le famiglie. Solo a Pagani e a Scafati esistono ufficialmente organizzazioni criminali ben strutturate. A Pagani, città di Marcello Torre, sindaco ucciso dalla camorra esiste il clan Fezza-Petrosino D\’Auria. I rispettivi boss, Tommaso Fezza e Gioacchino Petrosino-D\’auria (detto «Spara spara«) sono entrambi in carcere. Secondo le forze dell\’ordine hanno eredi all\’altezza della famiglia. Numerose operazioni però, ancora in corso, stanno facendo scattare manette per figli, nipoti e nuovi adepti. La criminalità paganese si presenta aggressiva e spregiudicata. Capace di sparare il venerdì santo, uccidendo. O, ancora, in pieno pomeriggio, nel centro della città per fare fuori un tunisino: 16 colpi di piostola in faccia. Questo è l\’oggi. Ieri, invece, in città coabitavano numerosi capi famiglia: Aniello De Vivo, Giuseppe Olivieri (detto \’o saccone). Ancora, riferimenti della Nco di Alfieri, Galasso e dei D\’Alessandro di Castellammare. Ognuno seguiva le proprie attività. Poi vennero i Contaldo. Oggi tutti assicurati alla legge. Nella vicina Nocera Inferiore, terra dei Pignataro (egemoni anche a Nocera Superiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio) oggi ci sono solo cani sciolti: dopo la guerra tra Cutolo e Alfieri, nessun clan ufficiale.
L\’ASCESA E LA CADUTA DI MARINIELLO – Si è avuta, nel recente passato, una parentesi criminale con l\’organizzazione, oggi decapitata, facente capo a Macario Mariniello (ex Nco), attualmente detenuto, al quale due anni fa, la Dda sequestrò beni mobili e immobili. A Scafati, comune-cerniera con l\’hinterland vesuviano, dai Terrestre degli anni \’80 ai Sorrentino (i campagnuoli) e Matrone. Ad Angri, dopo lo spregiudicato e violento clan Nocera (i tempesta, con influenza anche su Sant\’Egidio del Monte Albino) oggi c\’è il vuoto. Qualche ex affiliato a volte tenta di alzare la testa con incendi e spari. A Sarno, dai Serino, Alfieri e Adiletta (affiliati al clan e dediti ai trasporti) non v\’è traccia di clan. Un timido approccio di qualche ex della Nuova famiglia si è avuto ultimamente ma è sato subito tenuto a bada dagli investigatori. Nei comuni di San Valentino Torio e San Marzano sul Sarno, i Sorrentino e i napoletani Giugliano, lasciano il campo alle decapitate famiglie Oliva e Langella.
DAI BOSS AI POLITICI – Persistono riferimenti in loco. La criminalità resta. I boss non ci sono quasi più. E tra ieri e oggi si insinua l\’ombra dei casalesi. Gli affari sono cambiati. Oggi più di ieri sono gli appalti pubblici a farla da padrone. Oggi più di ieri sono i politici a fare da tramite. Meno pistole e più colletti bianchi. A testimonianza di ciò, le inchieste, ancora in corso, che vedono scattare manette per sindaci, tecnici comunali insieme a pregiudicati. Un tempo dediti alle rapine. Oggi, ripuliti e finti professionisti, dediti alle estorsioni, tramiti accoliti, a lavori di edilizia pubblica. A braccetto con politici.