\”Hanno scoperto l\’America con la Costa Azzurra…\”, questo l\’amaro commento di Pino Masciari alla notizia dell\’allarme lanciato dai servizi segreti francesi sulle infiltrazioni della \’ndrangheta in Costa Azzurra.
\”Continuo a stupirmi di questi titoli e dello sconcerto che provocano: ma come si fa ancora oggi a non capire che la \’ndrangheta è la più potente organizzazione criminale al mondo? Come si può pensare che una volta colonizzata la Liguria si sarebbero fermati al confine e non sarebbero andati a fare affari anche in Costa Azzurra? C\’è qualcuno che pensa alla \’ndrangheta come a una accolita di sempliciotti che ha paura a varcare i confini del nostro Paese? Ma questi personaggi erano in Germania 5 minuti dopo il crollo del Muro di Berlino, per fare affari! Sono in tutti i continenti! Per questo insisto ogni giorno nel dire che bisogna vigilare, sempre, soprattutto in luoghi e situazioni che paiono insospettabili!\”
Fonte: La Stampa -È l’unico «made in Italy» che ci piacerebbe non esportare. Invece la grande criminalità organizzata italiana sta sbarcando in Francia: per la precisione, si tratta della ‘ndrangheta calabrese che mette le mani sulla Costa azzurra. Non sono ipotesi, ma fatti: tanto che, ha scritto ieri Le Figaro in una documentata inchiesta sull’argomento, la Direzione centrale dell’informazione interna, insomma i servizi francesi, ha creato una struttura specializzata per investigare sulle attività della ‘ndrangheta e delle «mafie sorelle».
Tutto è iniziato con i latitanti. Alcuni hanno smesso di esserlo. Come Giuseppe Falsone, numero due di Cosa nostra, arrestato il 25 giugno 2010 a Marsiglia; o Roberto Cima, boss delle ‘ndrine, preso il 25 settembre 2011 a Golfe-Juan. E c’è già un amministratore locale di origini italiane finito nei guai a Villefontaine perché, secondo la polizia, sarebbe un affiliato delle cosche alle quali avrebbe assicurato degli appalti.
Subito dall’altra parte della frontiera, nella Riviera di Ponente, è una realtà ben nota, tanto che prima a Bordighera e poi a Ventimiglia sono stati sciolti i consigli comunali per sospette infiltrazioni mafiose. IlFigaro si è anche procurato un rapporto della Direzione centrale della Polizia giudiziaria, purtroppo inequivocabile: «La ‘ndrangheta calabrese è fra le principali organizzazioni internazionali, vista l’impermeabilità e l’efficienza delle sue reti, specie nel traffico di cocaina». La struttura dispone di «un’importante diaspora perfettamente integrata e in grado di appaltare all’esterno le attività criminali».
Si cita il caso del clan calabrese Pellegrino, che dalla sua base di Bordighera è attivo a Mentone e Nizza nel business immobiliare, che è anche un eccellente sistema per riciclare denaro sporco, anche a costo di lavorare in perdita o quasi. O le attività di Giovanni Tagliamento, stavolta della camorra campana, anche lui impegnato nell’immobiliare in collusione con la grande criminalità locale (che poi in realtà è spesso di origine corsa). Si parla di interessi anche nel campo della ristorazione e della gestione delle spiagge: la «famiglia» Magnoli è stata condannata per questo a Marsiglia nel 2010.
Per la verità, le autorità italiane hanno avvisato per tempo quelle francesi. Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha fatto ripetutamente visita ai colleghi parigini. E proprio in un’intervista alFigaro nel novembre scorso ha spiegato che «gruppi mafiosi stranieri, che disporrebbero di un capitale stimato in 500 miliardi di euro, investono somme folli in Francia». Il procuratore della Repubblica di Sanremo, Roberto Cavallone, ha recentemente dichiarato che l’influenza della ‘ndrangheta si estende «sulla Liguria, il basso Piemonte e la Costa azzurra. I calabresi operano a cavallo di questi territori nel traffico di stupefacenti e di armi e nelle estorsioni. Il riciclaggio del denaro si fa attraverso delle imprese legali». Del resto, secondo statistiche piuttosto attendibili, in Francia il 25% degli atti «di grande criminalità» è opera di mafie straniere.
In questo clima, non stupisce che anche i media si interessino alle mafie italiane e a chi le combatte. Ieri sera, Roberto Saviano ha presentato nella sede di Canalplus il documentario che gli ha dedicato Elisa Mantin, Roberto Saviano, uno scrittore minacciato di morte della camorra , che andrà in onda in prima serata venerdì. Per i francesi, evidentemente, non si tratta più di notizie dall’estero.