Fonte: Corriere della sera – Oltre 90 condanne e 34 assoluzioni. È questa la sentenza del maxi processo «Il Crimine», che vede alla sbarra 118 imputati con il rito ordinario davanti al gup di Reggio Calabria Giuseppe Minutoli. Oltre 1.600 anni di carcere dalla Direzione distrettuale antimafia e 568 anni di reclusione inflitte. La condanna più alta, 14 anni ed otto mesi, è stata inflitta a Giuseppe Commisso, 65 anni, di Siderno, detto «u maistru». L\’operazione, secondo gli inquirenti, ha svelato il volto nuovo della \’ndrangheta: non più un insieme di cosche senza collegamento tra loro, ma un\’organizzazione unitaria, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice che prendono e ratificano le decisioni più importanti. Un\’organizzazione ramificata in ogni continente ma la cui testa pensante resta in provincia di Reggio Calabria. Domenico Oppedisano, l\’ottantunenne «capo crimine», per l\’accusa «è il custode delle delle regole».
OPPEDISANO – Domenico Oppedisano è stato condannato a dieci anni di carcere. Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri nella sua requisitoria aveva chiesto per il capo dei capi 20 anni di carcere. Il Gup Giuseppe Minutoli ha inoltre condannato a diversi anni di carcere anche altri boss e gregari della \’ndrangheta: Antonino Pesce, 6 anni (dieci anni la richiesta del pm), Rocco Lamari 8 (20 anni) Cosimo Giuseppe Leuzzi, 8 anni (20 anni) , Giovanni Alampi 8 anni (16 anni), Carmelo Costa, 7 anni (16). Una ventina invece le assoluzioni. In tutto alla sbarra c\’erano 120 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e altro. Un processo scaturito dalla maxioperazione del 13 luglio 2010 in cui, sull\’asse Reggio-Milano, furono tratti in arresto oltre trecento presunti affiliati. Secondo la ricostruzione del pool di investigatori coordinato dal pm Gratteri la \’ndrangheta si sarebbe strutturata con un organo superiore, detto «Provincia». Una ricostruzione che in passato non era mai stata riconosciuta con sentenza definitiva, soprattutto con riferimento ai processi «Olimpia» e «Armonia». Il procedimento «Crimine» può essere il maxiprocesso calabrese, storico come quel maxiprocesso che in Sicilia, sulla scorta delle indagini di Giovanni Falcone, si è celebrato circa 25 anni fa.
LA REQUISITORIA – La requisitoria è stata pronunciata a turno dai magistrati che si sono occupati dell\’inchiesta: il procuratore aggiunto Michele Prestipino, i sostituti procuratori Giovanni Musarò, Antonio De Bernardo e Maria Luisa Miranda, infine le richieste sono state fatte dal procuratore aggiunto Nicola Gratteri che disse al giudice «siamo già nella storia». L\’indagine, che insieme a quella denominata «Infinito» condotta dalla Dda di Milano portò a oltre trecento arresti il 10 luglio 2010, secondo i magistrati ha fatto emergere il carattere unitario della \’ndrangheta, la cui testa «rimane in Calabria», ha più volte ribadito il procuratore Giuseppe Pignatone (che a breve prenderà possesso alla procura di Roma).