\"\"(AGENPARL) – Roma, 20 apr – “Un buon segnale sicuramente, ma bisogna fare rete, senza avere paura. Oggi non si è più al buio quando si denuncia e lo Stato deve accompagnare questi imprenditori, ma deve farlo veramente. Oggi abbiamo bisogno di fatti”, con queste parole all’AgenParl Pino Masciari accoglie le otto ordinanze di custodia cautelare del modenese per estorsione e rapina in concorso, aggravate dal \’metodo mafioso\’. Pino Masciari, ormai testimone di giustizia, è un imprenditore edile calabrese, ha sfidato la malavita organizzata e per questo ha dovuto rinunciare alla propria vita e alla propria libertà, dopo aver denunciato e fatto condannare oltre quaranta persone, non solo uomini della ‘ndrangheta ma anche i massimi vertici dell’organizzazione e della cupola politica che spesso si lega alla delinquenza.
“Ormai non si può più parlare di ‘infiltrazione’, adesso sono radicati sul territorio – dice Masciari, autore del libro ‘Organizzare il coraggio. La nostra vita contro la ‘ndrangheta’, pubblicato da Add Editore – Ci sono zone dove la ‘ndrangheta ha sempre comandato e dettato le sue leggi. I casalesi ora sono un’aggiunta. Ma tutti, soprattutto le autorità giudiziarie, sono a conoscenza di questo. Ormai si convive con questa presenza, è diventata la normalità. E al sud come al nord è normale. E chi alza la testa subisce le intimidazioni di queste forze brutte che sono l’anti-stato sul nostro territorio. In Italia è come se avessimo due Stati, uno è quello riconosciuto dalla Costituzione, l’altro, l’anti-stato, è quello in cui le sue leggi sono quelle che più incidono sul territorio, perché molto efficaci, immediate e certe, rispetto alle leggi dello Stato Italiano, quello in cui io mi riconosco, leggi purtroppo rallentate dalla macchina burocratica. 
Tra gli arrestati di ieri, due sono imprenditori che si erano rivolti ai camorristi perchè riscuotessero del credito a nome loro. 
L’imprenditore che si allea con l’anti-stato non trova concorrenti, perché l’anti-stato i concorrenti glieli allontana, mettendo in campo tutte la propria ‘sapienze’. Hanno quindi anche il ‘vantaggio’ degli introiti immediati. Questo rientra in uno dei servizi offerti dall’organizzazione criminale. E’ un servizio che dà all’imprenditore che si mette, così, ‘in custodia’. Loro ti faranno da garante per qualsiasi incombenza possa avvenire. 
Il nostro Paese sta attraversando un duro periodo di crisi, con le imprese che hanno grandi difficoltà ad accedere al credito dalle banche. Quale rischio corriamo, secondo lei?
Ci sono stati 23 suicidi, le persone sono disperate. L’imprenditore che ha tratto debito e vanta credito verso lo Stato, e lo Stato che non riesce ad onerarli. Le mafie hanno tanto ricchezza accumulata e tanta liquidità, sono l’unica S.p.a. che apre sempre più filiali, entrano in tutte le attività e tutti i settori. E siccome le banche la liquidità non la danno, perché le mafie sono socie di tutte queste multinazionali e del business economico, allora gli imprenditori, per non vedere fallita la propria azienda, chiedono aiuto al malaffare, all’organizzazione criminale che gli darà i soldi con molta serenità. Ma tutto non senza un fine. Prima o poi quella azienda diventerà della mafia e l’imprenditore sarà solo un semplice presta-nome. Chi scampa il suicidio non scampa una morte civile. E’ un momento di grande difficoltà, dove c’è troppa burocrazia, burocrazia che troppo spesso genera malaffare, dà vita alla corruzione. Oggi se le mafie esistono è perché una certa parte della politica gliel’ha permesso, perché fa affari insieme a loro. Il terrorismo è stato sconfitto perché non faceva affari né con il mondo imprenditoriale né con quello politico, le mafie invece esisteranno sempre, fino a quando una certa parte della politica, nonché l’imprenditoria in senso lato, continueranno a fare affari insieme a loro. Quando io ho denunciato non ho denunciato solo i boss della ‘ndrangheta, ma ho denunciato anche i magistrati. La mia vita non è stata vita. Nel libro che ho scritto la fine è solo l’inizio, ma l’inizio di che cosa? Mi auguro che possiamo scriverlo tutti insieme. Ma il problema più grosso è che oggi dobbiamo salvare l’Italia dal fallimento. E il fallimento genera paura, soprattutto nei giovani. E con queste manovre economiche stiamo sempre più uccidendo il popolo italiano, le speranze dei giovani. Non ci sono vere proposte perché l’Italia possa vivere la svolta. Quali convenienze ha un investitore nel venire in Italia? Ma soprattutto, quanto conviene ad un italiano rimanere nel proprio Paese? Senza crescita non ci sono speranze per salvarci dal fallimento.
Nel suo libro è forte la sensazione di abbandono, da parte dello Stato, che spesso ha provato dopo la sua denuncia. 
Lo Stato sono io. Lo Stato siamo noi. Chi ci rappresenta, non è degno di questo compito, perché spesso sta lì per fare i propri interessi, per fare l’anti-stato. L’Italia deve riconquistare dei valori che ha perso, deve riappropriarsi del senso dello Stato. Capire e rispettare le istituzioni, tornare ai veri valori etici, morali. I giovani non hanno nulla da imparare da questa classe dirigente. Abbiamo bisogna di una nuova generazione di politici, perché se non funziona questo, niente funzionerà più come si deve. Però voglio lasciare un messaggio di speranza e agli imprenditori dico che, oggi, le leggi ci sono, basta riconoscere quelli che sono i propri diritti e i propri doveri. Bisogna denunciare facendo nome e cognome, perché non saranno più soli. La mia speranza è che le nuove generazioni possano gestire le proprie aziende sul proprio territorio senza alcuna manipolazione del malaffare. Così, stiamo solo distruggendo l’Italia, e noi non possiamo permetterlo.

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