\”E\’ vero ciò che dice il Governo, ma rimango convinto del fatto che servano maggiore equità e trasparenza nei confronti di chi fa impresa. E\’ utile ricordare che mentre lo stato esige il pagamento puntuale delle tasse (a volte addirittura in anticipo!), gli imprenditori che lavorano con lo Stato vengono pagati con ritardi impossibili da sostenere. Gli episodi di violenza a cui stiamo assietendo sono sbagliati, sì, ma sono un sintomo del profondo malcontento che serpeggia nel Paese\”.
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Fonte: Il Messaggero – Non sarà una visita di generica solidarietà, quella che il presidente del Consiglio farà giovedì all’Agenzia delle Entrate e ad Equitalia. Mario Monti ha intenzione di lanciare un messaggio chiaro:pagare le tasse è un dovere, e il fisco è una delle funzioni fondamentali di uno Stato, una funzione necessaria anche per redistribuire le risorse pubbliche. Come tale va rispettata, e vanno rispettati gli uomini e le donne che si occupano di gestirla. Parole che rispondono a quelle scritte una settimana fa da Attilio Befera nella sua lettera ai dipendenti, in cui evidenziava proprio la valenza istituzionale del lavoro dell’amministrazione finanziaria. Del resto sulla stessa linea in queste ore hanno fatto sentire la propria voce ministri di primo piano.
Anche Befera, come Monti, aspetta giovedì per parlare, e probabilmente ribadire alcuni concetti già espressi più volte nelle ultime settimane: a partire dal fatto che Agenzia delle Entrate ed Equitalia agiscono sulla base di disposizioni votate dal Parlamento. E dunque è doppiamente sbagliato prendere di mira strutture che applicando le leggi si limitano a fare il proprio dovere.
È anche vero che molte di quelle norme sono cambiate negli ultimi tempi, in parte anche su discreto suggerimento di chi opera in prima linea sul fronte della lotta all’evasione, e dunque ha una visione chiara delle difficoltà e delle esigenze dei contribuenti. Così è stata introdotta, ad esempio, la possibilità di rateizzare i crediti con importi inizialmente bassi e poi gradualmente crescenti, per venire incontro a chi è investito dalla crisi. Mentre è stato rivisto il meccanismo che faceva scattare interessi sugli interessi e lo stesso aggio della riscossione, contestatissimo, verrà ridotto dal prossimo anno al livello di un rimborso spese. D’altra parte che quell’aggio lo debbano pagare i contribuenti morosi è in qualche modo inevitabile: l’alternativa sarebbe caricare le spese sulla generalità degli onesti.
Tutte questi aggiustamenti, resi opportuni dal peggioramento della congiuntura economica (anche se la grande maggioranza delle cartelle riscosse nella fase attuale si riferisce ad un periodo precedente e più favorevole, anteriore al 2007-2008) non hanno fermato l’offensiva di chi ha fatto dell’offensiva contro Equitalia una battaglia politica, a partire dalla Lega.
Ma al di là dei toni più accesi di qualche esponente politico, uno dei nodi che hanno portato alla situazione attuale è il difficile rapporto tra Equitalia e gli enti locali. Diversi sindaci hanno fatto sapere che non intendono più utilizzare la società pubblica di riscossione, lasciando intendere che lo stesso lavoro, svolto da un’altra entità, sarà più umano e rispettoso del cittadino. Sono stati proprio i Comuni però a chiedere lo slittamento di un anno, dal 2012 al 2013, della possibilità fissata dalla stessa legge di sganciarsi da Equitalia. Il paradosso è che a gran parte di quel lavoro la struttura guidata da Befera rinuncerebbe senza troppi patemi, visto che gli errori nei ruoli, di cui poi viene accusato l’agente della riscossione, derivano spesso da tributi locali, per non parlare delle multe automobilistiche.
Eppure l’ingrato compito di riscuotere somme che almeno in parte non sono dovute viene ancora affidato a Equitalia. È il caso della Regione Lazio che per tentare di recuperare risorse farà inviare due milioni di cartelle relative a bolli auto, categoria di tributo a forte rischio di errore. In un momento così delicato la società di riscossione potrebbe avere la tentazione di chiarire in anticipo che le eventuali anomalie vanno attribuite all’ente destinatario di quelle somme.