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Mesi a parlare di crisi, milioni di parole spese per analisi, ore di trasmissioni incentrate su sottili disquisizioni su finanza ed economia reale.

Va bene, abbiamo capito: siamo in crisi. 

Sì, abbiamo capito: la disoccupazione cresce.

Siamo tutti d\’accordo, i dati ci forniscono un quadro \’preoccupante\’.

E adesso che si fa? Dopo tutte le parole spese, sento il Ministro Passera che snocciola l\’ultima cifra: 28 milioni di persone sono colpite dalla crisi…Ma io dico: siamo TUTTI colpiti dalla crisi! Cosa aspettano a mettere in campo delle azioni che diano respiro all\’impresa, al commercio? Cosa deve ancora succedere perchè si comprenda che occorre fare circolare più denaro? Ci vanno i professori per aumentare benzina e sigarette?

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Fonte: La Stampa – Metà degli italiani lotta tutti i giorni contro gli effetti del lavoro che non c\’è o che non c\’è più. Per 28 milioni la crisi non è qualcosa di cui preoccuparsi leggendo il giornale o guardando la tv.

è problema tangibile, urgente il cui antidoto, secondo il governo, è uno sopra tutti: far ripartire la crescita. Al Festival dell\’Economia di Trento il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, fa due conti: «Siamo in un\’Europa in cui probabilmente 50 milioni di persone o sono disoccupate o sono sotto-occupate. Moltiplicando per quattro parenti o persone che vivono insieme, diventano 200 milioni di persone».

Rapportando i numeri alla situazione italiana, il ministro calcola che «i problemi del lavoro toccano direttamente da 5 milioni a 7 milioni di persone. Questo contando disoccupati, cassintegrati, inoccupati, cioè chi non cerca più lavoro, e sottoccupati, ovvero chi non ha uno stipendio sufficiente a sbarcare il lunario».

Ecco, moltiplicando tale numero anche in questo caso per quattro «fa 28 milioni di persone: metà della popolazione». Cifra sufficiente a creare «una situazione per cui con ansia, ogni giorno, mi chiedo cosa aggiungere all\’agenda della crescita», dice Passera. E, se è vero che «una società è molto più della sua economia», urge cambiare passo. «Serve la crescita» e «tanto sostenuta da essere sufficiente a rispondere alla domanda di lavoro».

Una prima risposta arriverò in settimana con la presentazione del decreto sviluppo: 78 articoli che toccheranno, nelle intenzioni del governo, tutte le leve della crescita, dal credito d\’imposta per l\’assunzione di personale qualificato, alle misure per l\’edilizia, fino alla velocizzazione del diritto fallimentare e all\’estensione a tutti della Srl a un euro, finora dedicata ai giovani. Per Passera serve una crescita che sia «anche sostenibile, cioè non drogata dal debito».

è chiaro poi che «il Pil non tiene conto di come si crea la crescita. Se però il debito pubblico o quello privato sono eccessivi, poi i nodi vengono al pettine». Assicura, sul punto: «La robustezza che il governo ha usato sui conti per non scivolare verso una situazione quasi greca non verrà meno».

Passera ha fiducia nella reazione del Paese. «L\’Italia non è quella del Dopoguerra. Non lo è a partire da welfare, infrastrutture, istruzione e capacità di stare i un mercato globale, in molti settori. Lo sforzo che serve è minore». Numerosi i campi di intervento. L\’economia verde, con le energie rinnovabili, «può avere un impatto sulla creazione dei posti di lavoro», dice. Quanto a recuperare risorse, a Passera piace la Tobin Tax a cui il governo, assicura, sta lavorando.

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