Ecco una selezione degli articoli ed un video dello straordinario incontro pubblico che Pino ha tenuto a Novara alla presenza delle più alte cariche istituzionali.
Buona lettura e buona visione!
Fonti: Tribuna novarese, Oknovara.it, Novara puntocom
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«Il mio gesto deve diventare la normalità in Italia: andate a casa e parlate con i vostri genitori di un uomo che ha fatto una cosa normale». (Guarda la fotogallery) Con questo invito Pino Masciari, l’imprenditore calabrese che ha detto di no all’ndrangheta e vive sotto scorta, ha chiuso il suo intervento con gli studenti novaresi. In tanti, tantissimi, erano seduti nel cortile del Broletto per ascoltare le parole dell’uomo, uno dei pochi, che non ha ceduto al ricatto della criminalità organizzata e ha saputo fare «una scelta diversa». Un’iniziativa organizzata dal Comune dietro sollecitazione dell’associazione di studenti Stu.net. che ha voluto così onorare al meglio il ventennale delle stragi di mafia che sono costate la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In prima fila i rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni.
«Quando decisi di dire no a chi mi chiedeva di pagare il 3% del mio guadagno – ha detto Masciari – sentivo di fare una cosa normalissima, perché seguivo i valori e gli insegnamenti che la mia famiglia mi aveva insegnato: oggi vedo che quel mio gesto non è così normale. E il peggio è che a differenza di allora il problema della mafia ha invaso tutta l’Italia: è ovunque ci sia un affare che promette guadagni. Io quella scelta l’ho fatta anche per rispetto dei miei figli: perché quando mi chiederanno perché hanno dovuto subire, poverini anche loro, tante privazioni alla loro vita di tutti i giorni, potrò dire di averlo fatto per lasciarli liberi. L’ho fatto perché altrimenti avrei schiavizzato anche loro. Chi sono questi mafiosi per avere così tanto potere? Io dico: hanno così tanto potere perché ci sono tanti servitori infedeli dello Stato che hanno consentito ai mafiosi di ottenere quel potere. Ma questo sistema si può combattere e vincere: perché non servono eroi, ma serve il gesto quotidiano di chi decide di tornare alla moralità e ai valori veri. Per questo soprattutto voi giovani potete fare molto, moltissimo per risvegliare le coscienze. Voi siete il nostro orgoglio e la nostra speranza davanti ad un mondo politico dominato da un decadimento generale dell’onestà, con politici non all’altezza che continuano a non essere un esempio: invece bisogna tornare a essere chiari e puliti».
Nel ricordo di Masciari il dolore e la sofferenza quotidiana di una scelta che ha portato enorme disagio a lui e alla famiglia, costretti a vivere quasi da ricercati per tanti anni, abbandonando «nel cuore della notte» la casa di famiglia in Calabria per andare a vivere, sotto protezione, al nord.
«Vent’anni fa parlare di questi temi era impensabile – ha detto Mattia Anzaldi, di Libera – Oggi invece quando andiamo nelle scuole per parlare di questi temi, e lo facciamo dal 1995, cerchiamo di far passare ai giovani quasi nostri coetanei il messaggio che c’è bisogno di un cambiamento, che un cambiamento è possibile ma va organizzato. A partire dalla conoscenza di quello che è stato per poi riportarlo ai giorni nostri, nella quotidianità di sempre. Occorre distinguere per non confondere: ma servono anche leggi giuste, che colpiscano quei soggetti che raggiungono potere e privilegi a fronte di chi viene oppresso». Il dirigente provinciale dell’ufficio scolastico Giuseppe Bordonaro si è detto «contento di vedere tanti giovani: da parte nostra vogliamo ribadire che le scuole ci sono e sono pronte a fare la loro parte in questo processo di risanamento». Il procuratore capo Francesco Saluzzo si è commosso ricordando il suo personale «rapporto fraterno e di amicizia con Paolo Borsellino». E ancora: «Noi alla vittoria finale ci possiamo arrivare, ma serve una svolta decisa per mettere all’angolo la mafia. Il lavoro di Falcone e Borsellino questo ci lascia in eredità: la consapevolezza di aver compreso che disarticolare le criminalità organizzate è possibile grazie a una visione diversa e a una conoscenza del fenomeno. Una volta si diceva che la mafia dava lavoro, teneva in ordine un territorio e nei casi di omicidi, toccava solo i suoi membri: oggi invece c’è una grande disponibilità ad accogliere le sirene della mafia. Solo con la correttezza, la legalità e la valorizzazione della cosa pubblica si può battere questo fenomeno. Loro sono gli uomini del disonore, e non dell’onore: dobbiamo dire no ad ogni compromesso politico e affaristico che presta il fianco all’emergere delle criminalità organizzata».
Da parte loro gli organizzatori di Stu.net. hanno spiegato di aver voluto «offrire a noi giovani un momento di conoscenza e riflessione sul fenomeno della criminalità organizzato che è così importante nella vita dell’Italia di oggi e che invece non viene toccato dai programmi scolastici che ogni giorni seguiamo: come nel caso della strage di Capaci, si tratta di eventi che non abbiamo visto o vissuto in prima persona ma dei quali abbiamo avuto una conoscenza successiva: l’esempio di Pino Masciari in questo senso è fondamentale perché noi giovani non chiediamo eroi ma modelli di comportamento che siano raggiungibili da tutti. Il presente è dei giovani: noi siamo qui per dire che possiamo e vogliamo risanare la politica e la società all’insegna della legalità e della trasparenza». «Proprio la presenza dei giovani oggi – ha aggiunto il sindaco Andrea Ballarè – è il valore aggiunto di questa giornata: perché la mafia c’è, è tutto vero, non è un film che vediamo alla tivù. Dobbiamo stare all’erta, tutti: le istituzioni devono vigilare sui meccanismi con i quali la mafia entra. Parla degli appalti, del lavoro nero e di tutte quelle garanzie che mancano ai lavoratori». Il prefetto Francesco Paolo Castaldo ha ricordato «l’esempio di Pino Masciari che dimostra come si possa vivere diversamente, facendo scelte di legalità e giustizia: questo dimostra anche che si può e si deve vivere diversamente».Diego Sozzani, presidente della Provincia ha detto che «la correttezza dell’agire di noi amministratori deve fare da testimonianza contro i modi subdoli della mafia: ma dobbiamo stare molto attenti perché anche noi, qui a Novara, non siamo salvi da questo inquinamento». L’assessore comunale Sara Paladini ha ringraziato i «giovani che con la loro presenza oggi dimostrano di voler combattere contro tutte le mafie: coraggio, voi siete la nostra speranza».
ortile del Broletto gremito di studenti e di molte autorità, questa mattina mercoledì 6 giugno, per l’iniziativa “Vent’anni dopo. Etica, ruolo e valore della memoria”, promossa dal Comune di Novara in collaborazione con le istituzioni territoriali, con l’associazione Stu.Net e con Libera contro le mafie.
Al centro dell’appuntamento, organizzato a ricordo delle vittime della mafia, nel ventennale della morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la testimonianza, toccante e ricca di trasporto, di Pino Masciari, imprenditore edile che, dopo essersi ribellato alla ‘ndrangheta (denunciandone anche le sue collusioni politiche), è sottoposto dal 1997, insieme alla moglie e ai due figli, a un programma speciale di protezione.
Sul palco, a parlare di mafia e lotta alla mafia, oltre a Masciari, che con il suo racconto ha suscitato più volte l’applauso del pubblico, il sindaco Andrea Ballarè e il procuratore capo Francesco Saluzzo. Sono saliti sul palco per alcuni interventi anche il presidente della Provincia di Novara, Diego Sozzani e il prefetto Francesco Paolo Castaldo.
“Volevo diventare un bravo e apprezzato imprenditore – ha detto Masciari – Quando pensavo di poterlo fare èsubentrata la ‘ndrangheta e da allora vivo sotto scorta. Perché ho voluto ribellarmi, non cedendo alla criminalità organizzata. Ho subito piccoli e grandi atti intimidatori. La vita non è stata più la stessa, a tal punto da dover scappare una notte per essere messo al riparo e a tal punto che i miei figli hanno potuto vedere se non solo tre volte la loro nonna. Non c’erano leggi che proteggevano chi denunciava il malaffare. Ho fatto una scelta per me normale e che ha consentito ai miei figli, verso i quali mi sento in colpa perché anche loro hanno dovuto vivere sempre nascosti come me, di poter essere liberi e non schiavi! Dobbiamo ribellarci alla mafia. Il mio gesto è normale (pur se raro, ndr) e deve diventare la consuetudine in Italia. Eppure così normale non è nel nostro Paese, ma per me è stato un gesto normale perché seguiva gli insegnamenti avuti dalla mia famiglia. Voi che siete il nostro orgoglio e la speranza per il futuro, per contrastare a un mondo dominato dal decadimento generale dell’onestà, dopo questa giornata raccontate ai vostri amici di aver ascoltato una persona che ha compiuto una cosa normale”.
Prima di lui, il procuratore Saluzzo, che ha raccontato anche dell’amicizia con Falcone e Borsellino. “Guai ad aver paura della mafia – ha evidenziato – Occorre aver coraggio. Sono certo che possiamo sconfiggerla. Non bisogna temere uomini che si definiscono ‘d’onore’, questi non sono uomini d’esempio e d’onore, sono uomini del disonore”, ha chiuso, suscitando l’applauso del pubblico.
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Si è svolta questa mattina, nella suggestiva cornice del Complesso monumentale del Broletto, davanti ad un folto gruppo di studenti delle scuole novaresi, la cerimonia di commemorazione del ventennale delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. A portare la loro testimonianza e il loro monito oltre, ai giovani di Stu.Net e di Libera, anche i diversi rappresentati delle Istituzioni tra cui il Sindaco di Novara Andrea Ballarè, sua Eccellenza il Prefetto Francesco Paolo Castaldo e il Presidente della Provincia Diego Sozzani e il Procuratore Capo di Novara Francesco Saluzzo.
«Da quando sono morti Falcone e Borsellino le cose sono cambiate. Ora abbiamo capito che la disarticolazione della mafia può avvenire, come loro avevano intuito, attraverso la cultura e sistemi investigativi diversi- ha spiegato Saluzzo- Ora c’è quella reazione della società che loro avevano solo potuto intravedere. Sono sinceramente convinto che il loro lavoro sia riuscito a dare i suoi frutti a tutti i livelli e in tutti i luoghi, anche qui, terreno fertile per la mafia perché per anni si è creduto che non si potesse infiltrare. Dobbiamo sconfiggere quella cultura del compromesso che permette a queste organizzazioni di prendere forza.
Voi giovani siete il futuro e solo nella misura in cui in voi si radicherà il concetto di legalità a tutto tondo potremo avere speranza di vincere questa lotta. La mafia non si deve temere, ma far camminare il coraggio sulle nostre gambe, perché non sono uomini d’onore, anzi vivono nel disonore e disonorano tutti noi e il nostro paese. Rimaniamo sempre vigili e coraggiosi». Ma più di tutte è stata toccante la testimonianza di Pino Masciari, imprenditore edile calabrese sottoposto dal 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la ’Ndrangheta e le sue collusioni politiche. Masciari.
«Quando ero giovane sognavo di superare ciò che aveva fatto mio padre che per me era il mio punto di riferimento. Ho lavorato duramente e, alla fine, sono riuscito ad accrescere la mia azienda e a dare lavoro a moltissima gente. Ma poi l’ ‘Ndrangheta è arrivata e mi ha chiesto il pizzo; io, invece di pagare, ho denunciato e la mia vita è cambiata per sempre- ha ricordato Masciari nel suo accorato intervento-
Sono stato minacciato e alla fine ho dovuto abbandonare la mia terra. Per dieci anni i miei figli sono dovuti crescere tra quattro mura e nella paura. Per aver denunciato io ho pagato a caro prezzo, ma ai miei figli e a tutti quelli che possono chiedersi in nome di che cosa, io rispondo che sono nato libero e voglio restarlo. Dire sì a quella richiesta sarebbe stato perdere la mia libertà e quella della mia famiglia. La mafia non ha il diritto di imporre nessun potere. Solo se lo Stato, quello Stato che è composto da ognuno di noi, glielo permette la mafia potrà vincere e mantenere quel potere che abbiamo permesso acquisisse. Dobbiamo, invece, ribellarci e resistere»