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\”Adesso basta. Non sono più tollerabili azioni così vili a danno di chi quotidianamente si batte per rendere possibile l\’avventura della Speranza e della Legalità. Piena solidarietà alla cooperativa \”Terre di Don Peppino Diana\” di Pignataro Maggiore (Caserta) colpita da un incendio doloso di matrice camorristica che ha distrutto metà del grano pronto per la trebbiatura.

Le cooperative di Libera, dalla Sicilia alla Campania, sono oggetto continuo di atti intimidatori da parte dei clan mafiosi.

Amici miei dobbiamo lottare insieme contro questo mostro. La Società della Paura ,che si nutre di violenza e viltà, non può prendere il sopravvento: ORGANIZZIAMO IL CORAGGIO INSIEME. Dobbiamo vincere insieme questa partita: la Società della Speranza è lotta per la propria libertà; è fatica di testimonianza verso la Giustizia; è Amore per il futuro.

Noi ci crediamo: VOGLIAMO UN\’ALTRA ITALIA. La costruiremo insieme LIBERA dalle mafie. We care\”

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Fonte: La RepubblicaA Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, in un\’area confiscata al clan Lubrano e gestita in via provvisoria dalla cooperativa \”Terre di Don Peppe Diana\” creata dall\’associazione Libera. In cenere il grano dei \”paccheri\” anticamorra

 

Un incendio ha distrutto oltre metà del grano pronto per la trebbiatura nel terreno della località Cento Moggia, a Pignataro Maggiore (Caserta), confiscato al clan Lubrano e gestito in via provvisoria dalla cooperativa \”Terre di Don Peppe Diana\” creata dall\’associazione Libera.

Con il grano si sarebbero dovuti produrre quei \”paccheri\” che erano stati anche consumati, insieme alle mozzarelle anti-camorra, nell\’ultimo ricevimento al Quirinale, con il catering affidato proprio a Libera e i complimenti del presidente Napolitano a Don Ciotti.

Quello che è rimasto del grano dopo la furia delle fiamme, verrà mietuto domani. Sul posto i vigili del fuoco e i vigili urbani; non è stata ancora stabilita l\’origine del rogo ma il sindaco di Pignataro Maggiore Raimondo Cuccaro parla esplicitamente di fiamme di origine dolosa.

\”Già ieri mattina – racconta il primo cittadino – intorno alle 11 mi ero recato sul posto per un incendio di sterpaglie lungo la strada che costeggia il terreno confiscato. Mi avevano avvisato tempestivamente i vigili urbani; l\’immediato intervento dei vigili del fuoco aveva poi scongiurato il propagarsi dell\’incendio. Poi ieri pomeriggio avevamo chiamato nuovamente i pompieri per un nuovo allarme. Questa mattina, l\’agronomo da me inviato al terreno per dare il via al raccolto ha scoperto che gran parte del grano era andato bruciato. Il rogo sarebbe divampato nei pressi di una strada interna al fondo ma ha avuto origine in più punti; perciò pensiamo sia doloso. L\’agronomo ha quantificato il coltivato andato perso nell\’ordine del 50-60 per cento. Ora invierò una denuncia alla Prefettura e alle forze dell\’ordine\”.
\”Nei giorni scorsi il tentativo di incendio su molti ettari coltivati ad aranci nel trapanese; cinque ettari di legumi distrutti a Isola Capo Rizzuto in Calabria, stanotte bruciati dodici ettari di grano a Pignataro Maggiore pronti per la mietitura per realizzare i \”paccheri\” di don Peppe Diana. Continua l\’aggressione ai beni confiscati, una rappresaglia continua e reiterata con il chiaro intento di colpire chi lavora per ristabilire legalità e sta realizzando un\’economia giusta e sana nel nostro paese\”. Questo il commento di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, all\’indomani dell\’ennesimo incendio.

\”Le mozzarelle, il vino, la pasta, il succo d\’arancia, le passate, i tarallini – prosegue Don Ciotti – fanno paura perché sono prodotti che coniugano il gusto della qualità con la corresponsabilità. Non possiamo più pensare a delle coincidenze, esprimiamo gratitudine verso il Corpo Forestale, il Ministro dell\’Interno, le forze dell\’ordine per il loro contributo per garantire la sicurezza di quelle realtà. Dall\’assemblea nazionale di Libera, conclusasi a Senigallia, il grido del \”No\” è uscito forte e chiaro: andiamo avanti con più forza e determinazione, quei criminali – conclude il fondatore di Libera – devono rendersi conto che queste terre in Calabria, in Sicilia, in Campania, nel Lazio e in Puglia sono ormai davvero libere\”.

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