\”Saranno più di mille,a partire da settembre, gli istituti scolastici \”tagliati\” a causa del dimensionamento voluto dal precedente governo Berlusconi. Non ci siamo, Amici. Non ci siamo proprio. Un Paese che non investe nell\’istruzione di base e nell\’università non ha futuro. Tagliare le scuole e mantenere immutati i costi della politica è davvero grottesco oltre che deplorevole sul piano strategico. Come faranno i nostri figli a competere nell\’economia globale con i giovani delle altre nazioni, che, invece, fanno dell\’istruzione il perno del loro sviluppo economico-civile? Ma questi mediocri politicanti che abbiamo non si rendono conto della responsabilità che si stanno assumendo nei confronti del futuro delle giovani generazioni? Possibile che questa corsa sfrenata ad arraffare sia l\’unico orizzonte della nostra classe politica?
Noi non ci stiamo. Non siamo disponibili ad accettare tutto questo in silenzio. Non siamo irresponsabili. Siamo padri di famiglia che vogliono battersi per un avvenire diverso: vogliamo un\’altra Italia. Libera, a testa alta, onesta. Il domani passa necessariamente dalle leve dell\’educazione e della scuola. Siamo per una Pedagogia della Speranza, non della paura. Avanti, insieme. We care\”
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Fonte: Il Fatto Quotidiano – La scuola non attende la spending review, verso il taglio di mille istituti
La scuola non dovrà aspettare l’approvazione definitiva del parlamento per applicare la spending review. Dal prossimo mese di settembre, infatti, scatterà il taglio di almeno il 20 per cento dei dirigenti. Dirigenti scolastici (i presidi) e dirigenti amministrativi. Un anticipo retaggio di una legge voluta dal tandem Gelmini-Tremonti, la 111 dello scorso anno, quella sul cosiddetto dimensionamento scolastico, in base alla quale le scuole dovevano obbligatoriamente contare su mille iscritti, e comunque non meno di 600.
Contro questo provvedimento un gruppo di regioni aveva fatto ricorso alla Corte costituzionale che con una recente sentenza aveva stabilito la competenza di redigere i piani di dimensionamento alla regioni stesse, ma aveva tuttavia lasciato allo Stato il diritto di indicare i criteri sui numeri di iscritti da attribuire alle scuole. Tanto è bastato per dar modo all’attuale ministro Francesco Profumo di procedere senza indugi nell’adeguamento dei nuovi organici dirigenziali. Un suo decreto dello scorso 25 giugno detta il quadro da applicare sin dal prossimo settembre. Un quadro che la Cgil scuola ha così riassunto: le istituzioni scolastiche sono passate da 19.211 del 2011-2012 a 9.131 per il prossimo anno scolastico con una diminuzione di 1.080 istituzioni scolastiche a causa del dimensionamento. Ma non tutte le scuole potranno essere sede di dirigenza scolastica e direzione amministrativa con titolarità in quanto 1.141 sedi risultano sottodimensionate con 393 sedi al di sotto di 400 alunni (montagna) e 748 sedi al di sotto dei 600 alunni. Infatti, senza tali sedi sottodimensionate e senza i CPIA non attivati, l’organico dirigenti scolastici è pari per il 2012-2013 a 7.990 posti rispetto ai 10.211 del 2011-2012. Ben 2,221 posti in meno (1080 da dimensionamento e 1141 da sottodimensionamento) circa il 22% in un solo anno.
Come potrà avviarsi, dunque il prossimo anno scolastico? Che i presidi superstiti dovranno accollarsi la reggenza delle scuole “decapitate”, con un’aggravante economica non indifferente: che, a differenza del passato, le reggenze saranno gratuite. E per di più i presidi non potranno ricorrere a dei vicari a pieno titolo. Più lavoro e più responsabilità. Sempre allo stesso prezzo. Una prospettiva pesante per le scuole stesse, i loro insegnanti e i loro allievi che in questo quadro dovranno fare i conti con strutture di gestione talora elefantiache e difficilmente controllabili.