\”Così mentre i nostri governanti pensano alle sospirate ferie, inizia la conta tra chi va e chi rimane.
E chi rimane sono sempre i soliti che però crescono ogni giorno di numero. Precari che arrivano a fatica a metà mese (arrivare a fatica al 27 ormai è quasi normale), disoccupati, esodati e chi più ne ha più ne metta.
Loro sotto l\’ombrellone non ci andranno.
Il mio pensiero va a tutti coloro che stanno soffrendo e stanno lottando per rimanere in piedi, con la propria dignità, tenendo saldi i propri valori: chi ci governa dovrebbe essere orgoglioso di come gli Italiani stanno reagendo a questa crisi\”.
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Fonte: L\’Espresso – La crisi non ammette ferie. Devono stare all\’erta sempre, soprattutto adesso, quei lavoratori che da mesi scioperano, protestano o occupano la fabbrica. Perché è questo il momento più rischioso. Quello in cui tutti sono in vacanza, anche i giornalisti, gli attivisti, i movimenti che ti danno una mano. Ora che non c\’è Santoro ad invitarti in studio per rilanciare la vertenza.
L\’estate è il momento migliore per sgomberare le fabbriche, o per annunciare i piani industriali con gli esuberi e i licenziamenti mascherati da esternalizzazioni. Perché in questo periodo sai che pochi giornali lo riporteranno. Così accade che venerdì scorso la Jabil abbia deciso di mandare una squadra di manovali, scortati dalle forze dell\’ordine, a prelevare i macchinari rimasti nella fabbrica che da oltre un anno è occupata dai lavoratori, a Cassina Dè Pecchi, alle porte di Milano.
Ci sono i lavoratori di Cinecittà, che dal 4 luglio hanno occupato la parte antistante gli studi cinematografici più famosi del mondo, per protestare contro il Piano Industriale del direttore Abete, che riorganizza i lavoratori mentre progetta di costruire un complesso che: «Comprende un albergo, un nuovo teatro e negozi e ristoranti», ci spiega Simona che coordina la protesta. «A noi sembra il progetto di un centro commerciale, ma sono i lavoratori a preoccuparci».
A Siena la Banca Monte dei Paschi ha presentato il piano industriale, con 5.000 esuberi. E così a Firenze, venerdì scorso c\’erano perfino i dipendenti delle banche a protestare, coi sindacati. «Come si esce dalla crisi. Con un sistema bancario migliore o con uno peggiore», si chiede Yuri Domenici della Fisac Cgil. Ad Ivrea, invece, i dipendenti della Olivetti I-Jet, uno degli ultimi rami rimasti in vita della storica impresa, hanno dovuto manifestare a Luglio, tra la Val d\’Aosta e il Piemonte. Perché Telecom ha deciso di liquidare l\’attività.
Ma d\’estate ci sono anche le buone notizie. Come quella di un\’occupazione che è finita, dopo 543 giorni, quella della Tacconi Sud a Latina, che ha finalmente trovato un imprenditore a riqualificare la fabbrica. Rosa Emilia Giancola, che gli altri chiamano \”Il capitano\”, ha portato avanti una protesta lunga ed estenuante e lancia un monito a quelli che si trovano nella sua stessa situazione: «Non abbandonate l\’occupazione. Non permettete che portino via i macchinari. Inseguite i sindacati, perché facciano quello che serve a voi».
La Jabil si sveglia sotto assedio. E\’ ancora buio, la mattina di venerdì 27 luglio, quando i lavoratori Jabil che da oltre un anno occupano la fabbrica ex Nokia si svegliano circondati dai mezzi delle forze dell\’ordine. «Sembrava un\’azione per arrestare un boss della mafia», dice Anna Lisa Minutillo, una delle occupanti. «C\’erano blindati, jeep, camionette, tutti attorno ai cancelli e la statale era bloccata». La polizia era arrivata in forze per scortare i camion e il pullman che portava i manovali mandati dalla Jabil per portare via i macchinari rimasti dentro la fabbrica. Quei macchinari che, gli operai lo sanno, diventano fondamentali per un nuovo acquirente che volesse rilanciare il sito: «Perché l\’azienda ha deciso oggi di portare via i macchinari?», si chiede Anna Lisa. Continua: «Ora che finalmente c\’è un protocollo d\’intesa approvato da Comune, Regione e Ministero per il rilancio del sito». Il tentativo non va a buon fine: i lavoratori hanno opposto resistenza, e quando i manovali sono arrivati al deposito hanno trovato ben poco: «C\’erano solo un paio di scatoloni», conclude Anna Lisa. E al tentativo di entrare in altri reparti coi carrelli elevatori, ancora, gli occupanti hanno opposto resistenza. Per questa volta gli occupanti della fabbrica di elettronica, che condividono con i 450 ex colleghi Nokia il destino della chiusura, hanno evitato il peggio. Rimandati a settembre.
C\’era una volta l\’Olivetti. Ad Ivrea, poco lontano da Torino, tutto ricorda l\’Olivetti. Ci sono i lavoratori truffati dell\’Agile Eutelia, che vengono da lì. O quelli, sempre truffati, di Phonemedia, molti di loro hanno lavorato in Olivetti. Poi ci sono 162 dipendenti di Olivetti I-Jet, ramo di Olivetti Spa, proprietà di Telecom, e anche per loro è arrivato il momento della chiusura. Lo scorso 1 giugno, infatti, Telecom ha annunciato la decisione di cessare le attività nel settore I-Jet, causa: \”Il sempre più accentuato calo del mercato dei fax\”, e di avere avviato l\’iter per la liquidazione di Olivetti I-Jet. I lavoratori dello stabilimento che si trova ad Arnad, in Val d\’Aosta, a 30 Km dalla culla Ivrea, sono in cassa integrazione da Luglio e a breve si chiuderà. Lo scorso 11 luglio i lavoratori sono andati a manifestare ad Aosta, al consiglio regionale, e il 13 al comune di Ivrea. Su 162 dipendenti, alla fine, 100 finiranno in Telecom, 20 in una controllata, e 42 dovranno trovarsi un lavoro. Alcuni di loro, alle manifestazioni, hanno indossato la maglietta con l\’illustrazione di Manuel De Carli: una vecchia macchina da scrivere Olivetti, dove ogni tasto è una persona.