\”Una situazione gravissima, un declino che pare davvero inarrestabile.
Una delle Regioni più ricche del Paese costretta ad affrontare una crisi tremenda; proprio il Piemonte che ha dato vita a così tante industrie adesso è in ginocchio.
Credo che l\’unica via d\’uscita parta dal lavoro, credo che solo l\’occupazione possa risanare una situazione che ormai è insostenibile. A chi dice tagli io rispondo: lavoro, lavoro, lavoro\”.
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Fonte: Cronaca qui – Le dimensioni della crisi sono tutte nei numeri. Numeri impietosi, come quelli contenuti nel rapporto sull\’andamento delle imprese piemontesi elaborato dalla Regione: 154mila persone senza lavoro, un tasso di disoccupazione che si aggira attorno al 10%. E poi ancora 53 milioni di ore di cassa integrazione richieste in appena cinque mesi, con 770 aziende costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per non morire. A tenere duro è ancora l\’export. Ma non abbastanza perché le previsioni per il prossimo biennio possano lasciar presagire un\’uscita dal tunnel della stagnazione.
I primi sei mesi del 2012 altro non fanno che riproporre le dinamiche che avevano già caratterizzato la nostra economia nell\’anno precedente. Nel 2011, infatti, il Piemonte ha seguito le tendenze generali, con un andamento recessivo negli ultimi mesi: nel corso del 2011 si presenta quindi un bilancio di sostanziale stagnazione, con una crescita del Pil che si stima attorno allo 0,7%, di poco sopra alla media nazionale ma confermando un ulteriore distacco in negativo rispetto alle regioni del Nord. E non va meglio nel primo trimestre del 2012, quando appaiono evidenti gli effetti della recessione dell\’economia regionale, con una stasi dell\’occupazione complessiva e un ulteriore calo dello 0,2%. Il tasso di disoccupazione in media si stabilizza quindi sui livelli dell\’anno precedente, raggiungendo il 7,6%, con un aumento delle persone in cerca di lavoro a 154mila. Ma se il tasso di disoccupazione viene rielaborato in modo da tenere conto anche delle persone che dichiarano di non cercare attivamente lavoro oppure non immediatamente disponibili (possibili \”scoraggiati\”), il tasso raggiunge addirittura il 10%.
Un panorama che si riflette sulle richieste di cassa integrazione. Nei primi cinque mesi del 2012 ne sono state autorizzate 53.441.810 ore: 22 milioni come cassa ordinaria, 21 come straordinaria e 10 in deroga. In valori percentuali rispettivamente 41%, 40% e 19%: una distribuzione piuttosto differente da quella degli anni precedenti, quando circa metà delle ore autorizzate era attribuibile a provvedimenti straordinari e circa un quarto a provvedimenti in deroga. Per quanto riguarda quella ordinaria, a inizio dicembre 2011 si contavano le domande per 258 stabilimenti: 247 per quelli con meno di 250 addetti e 11 per quelli più grandi, che da soli pesano per il 53% del totale. A fine maggio le domande, escluse le imprese maggiori, sono però tornate a superare le 11mila unità, un valore che non si osservava dalla seconda metà del 2010. Per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria, nel primo semestre di quest\’anno le imprese autorizzate sono ancora più di 520, per un totale di 38mila addetti. I motivi all\’origine della richiesta di cassa integrazione straordinaria sono sostanzialmente due: crisi o ristrutturazione aziendale e cessazione di attività o procedura concorsuale. Le prime possono portare a sviluppi positivi nella vita dell\’azienda, le seconde no e l\’uscita dall\’\”archivio\” delle domande porta alla perdita di posti di lavoro. Gli stabilimenti classi? cati a maggio in cessazione di attività o procedura concorsuale sono più di 220, pari al 37% degli stabilimenti coinvolti processi di cassa integrazione straordinaria e coinvolgono quasi 9mila addetti, pari al 23% del totale.