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\”Solo un pensiero: FERMATEVI. Non voglio nemmeno pensare alla DIA azzoppata dai tagli.

Una politica dissennata sta demolendo tutto il lavoro svolto in decine di anni di consolidamento. Le procure antimafia non possono, non devono essere nemmeno sfiorate dai tagli.

Non esiste spreco dalle parti di chi quotidianamente lotta contro Cosa Nostra, contro la Camorra, contro la \’Ndrangheta. Anzi! I fondi dovrebbero essere aumentati.

Mi appello quindi a tutti coloro che hanno potere decisionale: i tagli orizzontali non giovano a nessuno tranne proprio alle mafie: fermatevi e ragionate, valutate gli anni di indagini e di lavoro svolto e vi renderete conto di quanto sia sbagliato azzoppare quei settori\”.

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Fonte: Il Fatto Quotidiano – Era il sogno di Giovanni Falcone, che aveva compreso la necessità di avere un’unica struttura di polizia per affiancare i magistrati impegnati nella lotta alla mafia. In realtà la legge istitutiva della Direzione investigativa antimafia (Dia, ndr) non è mai stata applicata. Anzi, oggi qualcuno sta cercando di smantellarla del tutto”. È amareggiato, uno dei poliziotti che hanno scelto di non tacere più, oltre che arrabbiato. Sta assistendo, impotente, all’agonia di un organismo che – tanto per fare un esempio – tra il 2009 e il primo semestre del 2011 ha sequestrato beni per 5,7 miliardi di euro e ne ha confiscati altri per 1,2 miliardi di euro. Cifre che rappresentano l’introito maggiore per il Fondo unico Giustizia. “Se si sono finalmente aperti gli occhi sugli intrecci tra mafia e politica nel Nord Italia, lo si deve alla nostra attività – spiega un funzionario che per motivi di sicurezza deve restare anonimo –. L’operazione ‘Breakfast’, per esempio, che ha coinvolto alcuni elementi di spicco della Lega Nord. O la ‘Doma’, nella quale sono finiti colletti bianchi e politici nazionali, ‘vicini’ al clan dei Casalesi. Qualche mese fa è partita una nuova richiesta d’arresto nei confronti dell’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino. O le principali inchieste di Palermo, dove – guarda caso – i magistrati stanno indagando sulla trattativa Stato-mafia. Ma forse è proprio per questo che siamo diventati scomodi”. Lo smantellamento sembra procedere a piccoli passi, perché nessuno si assumerebbe la responsabilità di distruggere in un colpo solo la creatura di Falcone. Ma basta mettere insieme alcuni fatti degli ultimi 10 mesi per rendersi conto della situazione.

E’ stato inutile, per gli uomini della Dia, protestare sotto Montecitorio il 26 ottobre dello scorso anno. Pochi giorni dopo, il 12 novembre, la legge di stabilità ha drasticamente tagliato il Trattamento economico aggiuntivo (Tea), quella che in gergo viene chiamata “indennità di cravatta”: una compensazione economica (circa 250 euro mensili per un ispettore con 30 anni di carriera sulle spalle) che riconosce la specificità del lavoro di poliziotti, carabinieri e finanzieri della Dia. Nonostante proteste e numerose interrogazioni parlamentari, si è passati al 35 per cento di quella cifra. Peccato, però, che proprio da novembre dello scorso anno il Tea non sia più stato corrisposto: né nella sua interezza – per i mesi di novembre e dicembre – né nella misura del 35 per cento. Tanto che circa 500, tra sottufficiali e ufficiali, hanno presentato ricorso. “Ora l’Avvocatura dello Stato ha scritto al Dipartimento chiedendo perché non sono stati erogati quei fondi – prosegue il funzionario – e sottolineando come il personale sia l’ultima risorsa da toccare, anche in tempi di spending review”. Non solo: c’è un’analoga lettera del ministero dell’Economia che, preoccupato, fa notare come adesso siano da pagare anche gli interessi di mora. Non si capisce dunque perché la situazione non si sblocchi. Il bilancio della struttura, in generale, è stato fortemente penalizzato: si è passati dai 28 milioni di euro del 2001 ai 9 di quest’anno. Oltre tutto della Dia dovevano far parte, secondo la legge istitutiva del 1991, tra le tremila e le quattromila unità. Numeri mai raggiunti. Oggi la Direzione è composta da circa mille e 400 persone, 12 centri operativi e sette sezioni distaccate, “e ci sono centri che non hanno più personale della polizia di Stato, non mandano più né funzionari né ispettori”. Però ad aprile è accaduta un’altra cosa: è stato firmato un protocollo d’intesa tra la Direzione nazionale antimafia e il Corpo forestale dello Stato, per cui quest’ultimo metterà a disposizione i propri nuclei specializzati e la propria competenza in materia di tutela del territorio. “Nulla contro i colleghi della Forestale – spiega un agente –, ma il rischio è di perdere la nostra specificità, la nostra esperienza in materia di reati associativi. Se entra la Forestale dovrà entrare anche la Penitenziaria”.

Quello che spaventa di più gli uomini dell’Antimafia, però, sta avvenendo in realtà molto sotto traccia. Si stanno creando gruppi interforze ad hoc per il controllo degli appalti: vedi la ricostruzione all’Aquila (Gicer), l’Expo Milano 2015 (Gicex) e ora il terremoto in Emilia. “Ma la Dia ha già al suo interno un Osservatorio centrale sugli appalti” conclude il funzionario. La sensazione, dunque, è che la si voglia svuotare di soldi e significato. “C’è un atteggiamento vessatorio nei confronti del personale della Dia – fa notare Enzo Marco Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia – e la politica si mostra disattenta rispetto a tutto questo”. “Non colgo un’azione volontaria per smantellarla – ci va più cauto il segretario del Silp Cgil, Claudio Giardullo –, ma un immobilismo incomprensibile che rende impossibile utilizzare una struttura di eccellenza”. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sorridono ancora nella pagina riservata alla Dia sul sito del Viminale. Sorridono ignari.

2 Risposte

  1. Ettore Ferrero... ha detto:

    Quindi sarebbe:allargare la competenza della Dia con altri Gruppi interforze,che a seconda dell’emergenza dovrebbero contrastare gli interessi delle mafie negli appalti ( terremoto dell’Aquila,dell’Emilia,Expo2015).
    Mentre la Dia, creazione del Dottor.Giovanni Falcone all’epoca sotto l’egida del Ministro di Grazia e Giustizia, Martelli,invece, di aumentare l’organico subisce,poco alla volta, un ridimensionamento con l’impiego di tagli che indeboliscono la struttura.
    In un periodo di recessione così drammatica per l’Italia,perlomeno il Governo Monti,permette agli esponenti delle Forze dell’Ordine di essere impiegati complessivamente e simultaneamente in più organici.
    Ovviamente,questi Gruppi specializzati devono essere garantiti da una certa continuità e regolarità,trascurando l’ordinario orario di lavoro.
    Dove trovare,quindi,se già da una parte si attua il taglio al risparmio,soldi per straordinari, materiale d’uso ed altro?.
    Aneddoto: Negli anni ottanta, quando il Generale di Divisione dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa, venne richiesto per assumere l’incarico di responsabile della Struttura Antiterrorismo,dopo il tragico evento dell’omicidio dell’On.Aldo Moro,nella quale responsabilità ed orari non avevano una scadenza definitiva,il Ministero dell’Interno gli concesse un budget di circa 250 milioni di vecchie lire – circa 120 mila euro odierne – per le spese correnti pretese ed ottenne che fosse un ufficiale di amministrazione dell’Esercito a gestirne la contabilità.Chiusa l’esperienza con la Struttura Antiterrorismo, allo Stato venne restituito oltre un terzo – più di 80 milioni di vecchie lire, pari a 40 mila euro – della somma ricevuta.
    Grazie…-

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