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\”Avanti così! faccio i miei complimenti al Procuratore Gian Carlo Caselli per l\’imponente lavoro svolto.

E\’ così che si agisce: con precisione, metodo, senza remore di sorta: Minotauro ha dimostrato che lo Stato e le Istituzioni possono vincere. Anzi, devono vincere! Facciamo cultura della legalità, staniamo i colpevoli, denunciamo i mafiosi, sequestriamo i loro beni che derivano dai proventi delle loro attività criminali…E vinceremo!\”

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Fonte: La Stampa – Centootto immobili appartenenti a 38 imputati di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito dell’inchiesta “Minotauro”, sono stati sequestrati, in Piemonte ed in Calabria, dalla Guardia di Finanza torinese. I beni, 41 abitazioni, 40 terreni e 27 autorimesse, serviranno a garantire il pagamento delle spese processuali, per oltre 3 milioni di euro nei quattro anni di durata delle indagini. Un patrimonio che le Fiamme Gialle, coordinate dal Gruppo Riciclaggio della Procura torinese, hanno sequestrato per garantire il rimborso delle spese dell’intero procedimento. Altri sequestri della stessa natura sono stati effettuati dalla Direzione investigativa antimafia.

 

I provvedimenti di sequestro conservativo sono stati emessi a un anno di distanza dal blitz del giugno 2011 e in concomitanza con la richiesta di rinvio a giudizio di 169 indagati, la maggior parte dei quali per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Le unita´ immobiliari individuate e sequestrate dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, concorreranno a coprire le spese già sostenute e quelle ancora da sostenere in tutte le fasi del procedimento per un prevedibile ammontare che raggiungerà i 3 milioni di euro: costo delle intercettazioni telefoniche e delle indagini tecniche effettuate per quattro anni dalla Dda della Procura, spese per la detenzione in carcere, oneri connessi alla gestione dei beni già sequestrati e spese processuali. Così, alla vigilia della prima udienza, fissata per il prossimo 18 ottobre, è stato posto un altro importante punto fermo: se, al termine del processo, i soggetti condannati dovessero risultare insolventi, il patrimonio sequestrato potrà essere definitivamente confiscato e posto in vendita. Il ricavato servirà a coprire le spese di giustizia sostenute, evitando così «ricadute» negative sul bilancio dello Stato e quindi sulla collettività.

 

Tra i soggetti colpiti dai provvedimenti di sequestro spiccano i nomi di Paolo Cufari, indicato nelle carte processuali quale capo della «locale» di Natile di Careri (Rc) a Torino e Rodolfo Scali, ritenuto il «referente» della «locale» di Mammola (Rc) a Cuorgnè (Torino). Al primo sono stati sequestrati un magazzino a Volpiano (To) ed un terreno a Careri (Rc) mentre, al secondo, quattro terreni a Mammola. Sei appezzamenti di terreni ubicati nel comune di Plati’ sono stati sottratti, invece, alla disponibilità di Pasquale Barbaro, considerato il «rappresentante» della «locale» di Plati’ a Volpiano (TO) mentre un’altra abitazione è stata sequestrata a quello indicato nelle carte processuali come il capo della «locale» di Moncalieri (Torino), Rocco Raghiele.

 

I sequestri conservativi si differenziano da quelli «per sproporzione», effettuati sempre dai Finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria Torino, contestualmente agli arresti eseguiti nell’ambito dell’operazione «Minotauro». Allora, infatti, le oltre 180 unità immobiliari, i 200 rapporti finanziari ed i 10 complessi aziendali furono «congelati» sulla presunzione in gran parte non smentita che, costituendo un patrimonio eccessivo rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati, si presume che tali ricchezze siano state accumulate illecitamente.I provvedimenti in questione, invece – sottolineano gli inquirenti – riguardano beni di provenienza lecita, talvolta acquisiti per eredità, che comunque saranno utilizzati per garantire le spese di giustizia in caso di condanna.

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