Oggi per i 67 lavoratori interinali dello stabilimento Alcoa di Portovesme e\’ il giorno del licenziamento. Si spalancano le porte dell\’insicurezza e della precarietà esistenziale. Io conosco bene il dramma di chi perde il posto di lavoro. E\’ un calvario che ho attraversato e che continuo a vivere.
E\’ inutile ricorrere a demagogie del tipo: stiamo vedendo, troveremo una soluzione, e così discorrendo. La verità, amara purtroppo, è che questo Paese non ha una politica sull\’occupazione. E\’ privo di una direzione strategica. Dobbiamo lanciare un grande piano sul lavoro: dall\’energia ai trasporti, dalla detassazione del lavoro giovanile ad una radicale defiscalizzazione per le imprese che decidono di assumere a tempo indeterminato. I soldi ci sono: usciamo dall\’ipocrisia. Dall\’evasione fiscale e dalla patrimoniale sui grandi redditi si possono trarre le risorse di cui il Paese ha bisogno. Servono fatti. Coraggio
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Fonte : Ansa Alcoa: oggi i primi licenziamenti. E\’ fallita la trattativa per l\’acquisizione dello stabilimento
L\’hanno attesa come una sentenza di morte. Oggi per i 67 lavoratori interinali dello stabilimento Alcoa di Portovesme e\’ il giorno del licenziamento. Se avranno o meno un sussidio dallo Stato dipenderà dall\’esito degli incontri di martedì a Cagliari, in Confindustria e in Regione. Di certo hanno in mano una lettera che comunica la fine del loro rapporto di lavoro.
\”Così ci rubano il futuro\”, dicono in coro giovani e padri di famiglia messi alla porta. E se ieri è stata una giornata di sostanziale tregua per gli operai in lotta, con un gruppo di 500 motociclisti che si è radunato nel piazzale della fabbrica per far sentire la loro vicinanza, oggi comincia un\’altra settimana campale, soprattutto a causa della rinuncia della Glencore ad acquisire lo smelter.
Il Ministero dello Sviluppo rimane alla finestra, nella speranza di trovare altri acquirenti (al momento candidati sono la svizzera Klesh e l\’ipotesi KiteGen, oltre ad altri gruppi asiatici interessati) che, dice il ministro Corrado Passera, \”non chiedano condizioni impossibili economicamente o legalmente\”.
Si apre la fase dolorosa dei licenziamenti che mandano in fumo sogni e progetti. Lo sa bene Vincenzo Scarafile, 35 anni, da da due anni e mezzo impegnato all\’interno dell\’Alcoa per conto delle imprese interinali. Anche lui, pugliese di nascita e sardo d\’adozione, è ormai fuori. \”In Sardegna – racconta all\’ANSA – ci sono arrivato 13 anni fa, mi sono fidanzato e ci sono rimasto a vivere. Con la mia donna ci saremmo dovuti sposare a ottobre, avevamo anche mandato le lettere ai miei parenti che stanno in Puglia, stavamo preparando tutto quanto\”. Progetto importante che però ha dovuto fare i conti con la realtà. \”Purtroppo è così – ammette Vincenzo – I problemi sono sotto gli occhi di tutti: anche il mio matrimonio è andato a monte, abbiamo dovuto sospendere tutto, richiamare i parenti. No non siamo su scherzi a parte, mi hanno proprio licenziato\”.
Il giovane pugliese all\’interno dello stabilimento di Portovesme ci era arrivato due anni e mezzo fa. \”Prima lavoravo nell\’impresa di alcuni parenti, hanno chiuso per via della crisi – spiega – Nonostante tutto mi sono sentito fortunato perché ho trovato subito lavoro come interinale per l\’Alcoa\”. Quindi l\’impiego nella fabbrica con contratti a tempo. \”Due volte contratto da tre mesi, due da sei poi di mese in mese. Facevo il conduttore dei forni – racconta ancora Vincenzo – e per un periodo si parlava anche di una eventuale stabilizzazione\”. Poi cosa succede? \”A gennaio c\’é stata la famosa telefonata che annunciava le lettere di licenziamento, quindi le varie mobilitazioni e adesso per noi è la fine\”. Vincenzo è preoccupato. E ne ha tutte le ragioni. \”Non abbiamo figli, ma volevano farci una famiglia – confessa – Ora saltano anche le nozze: che futuro può esserci per due come noi?\”. Oggi Vincenzo non andrà più in fabbrica. \”So che c\’é un\’assemblea, spero mi facciano partecipare: vorrei solo chiedere – dice con una punta di imbarazzo – se per noi interinali ci sarà un minimo di sostegno economico\”.