Un vero fortino. Con soldati a fare la guardia. Una zona sotto il diretto controllo del clan rom a Catanzaro dove non esisteva che la legge della cosca. Droga, fiumi di droga, venduta dalle donne del clan con i bimbi sotto braccio, a fare da cornice ad una squallida storia di potere nella periferia del Sud. La Calabria è assediata dalla mafia: come la Campania, la Sicilia e buona parte del Paese.
Questa spazzatura ci sommerge costringendoci a respirare aria putrefatta e satura di veleni. Ma che democrazia è la nostra, se esistono vaste aree del Paese in cui ancora persiste il controllo militare delle mafie?
Pieno sostegno all\’azione della magistratura e delle forze dell\’ordine: adesso, però, serve la reazione della società civile. Basta paure, silenzi, complicità. Dobbiamo combattere le mafie: riprendiamoci il nostro territorio, battiamoci per la nostra libertà. A partire dalla Calabria, dal Sud: RIBELLIAMOCI INSIEME, RESISTIAMO INSIEME.
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Fonte: Il Quotidiano della Calabria – La droga nascosta nelle carrozzine dei bimbi- Blitz della polizia a Catanzaro, 46 arresti. Inchiesta della squadra Mobile per sgominare l\’imponente spaccio di sostanze stupefacenti gestito dai rom in diversi quartieri della città. Scoperte le sorveglianze armate da parte di sentinelle che controllavano le vie di accesso. Fondamentale il ruolo delle donne; 19 quelle arrestate e che curavano la consegna degli stupefacenti
CATANZARO – Oltre cento clienti al giorno, provenienti anche da fuori provincia. Una piazza dello smercio controllata nelle due uniche strade di accesso, anche con giovani armati di pistola. Zona invalicabile per chiunque altro, forze dell’ordine comprese, che però sono riuscite a piazzare all’interno due telecamere, avviando l’indagine “Double fault” che ha permesso di sgominare l’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Non c’era un capo in questa “isola dell’illegalità”, dal momento che tutti sono parenti tra loro ed ognuno partecipava attivamente all’attività criminale. Tutti insieme nascondevano la droga, la vendevano, celavano le armi nei posti più insoliti. L’inchiesta della squadra Mobile di Catanzaro, però, ha posto fine a tutto questo, con 32 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 14 obblighi di dimora nei comuni di Catanzaro e Crotone.
Circa 250 poliziotti, con l’ausilio di un elicottero, hanno cinto d’assedio la roccaforte rom portandosi via un quarto della popolazione residente nell’area. Nessun accampamento, ma una ventina di villette a schiera dove qualche anno fa si era immaginato di fare risiedere i rom stanziali nel tentativo di integrarli con il resto del territorio. Ed invece, nell’area di Germaneto a sud della città, era stato messo in piedi un grande “outlet” degli stupefacenti, come lo ha definito in conferenza stampa il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli.
Tutti pronti a lavorare per lo stesso obiettivo, dunque. A partire dalle donne, artefici del mercato, al punto da nascondere la droga anche nelle carrozzine dei piccoli portati a spasso nel quartiere. Il meccanismo, ripreso dalle due telecamere, era semplice. I clienti, con le auto in fila, venivano fatti entrare nel “fortino” dalle vedette piazzate sulle due vie d’accesso, quindi ritiravano la merce in pochi secondi, pagavano ed andava via. Non era un problema chi vendeva, dal momento che il gruppo era unico.
Oltre cento le testimonianze raccolte dagli uomini della squadra Mobile guidati da Rodolfo Ruperti, con l’obiettivo di confermare gli elementi raccolti con le telecamere. Tutti acquirenti che conoscevano bene il mercato di Germaneto, basato prevalentemente su cocaina ed eroina, venduti a circa 100 euro al grammo, ma dove era possibile trovare qualunque stupefacente. Un’attività così redditizia da avere permesso al gruppo stanziale dei rom di diventare referenti di spaccio per diversi fornitori di droghe, sia calabresi che della Campania. Infatti, il gruppo rom avrebbe pagato in contanti la merce acquistata, garantendo affidabilità ai “grossisti”.
Passo dopo passo, però, la squadra Mobile è riuscita prima a penetrare nella piazza della droga, quindi a ricostruire i componenti dell’associazione, confermando tutto con le dichiarazioni degli acquirenti fino a fare scattare l’operazione. Durante le indagini, sono stati sequestrati oltre un chilo di cocaina, 400 grammi di eroina, una pistola cal.22, una pistola a tamburo calibro 38, un fucile mitragliatore Ak-47 kalashnikov e un fucile da caccia cal.12.
GLI INQUIRENTI. “In questa zona del quartiere Germaneto si viveva in un contesto extraistituzionale, fuori da quello statale”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, nel corso della conferenza stampa per l’operazione “Double fault” portata a termine dalla squadra Mobile contro un’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. “Ora – ha aggiunto Borrelli – non ci sarà più spazio per queste cose”. Anche il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo ha sottolineato la valenza dell’operazione: “Si tratta della terza tranche di operazioni portate a termine dalla Mobile contro lo spaccio di droga, considerato che arriva dopo quelle compiute nei quartieri Aranceto e via Lucrezia della Valle. Ci troviamo in presenza – ha aggiunto Lombardo – di un’associazione di etnia rom molto attiva, specializzata in un’attività capillare di spaccio di sostanze stupefacenti. Con questa operazione speriamo di aiutare le famiglie di tanti giovani finiti, per vari motivi, nella rete della droga”.
Per il questore di Catanzaro, Guido Marino, “grazie alla squadra Mobile è stata ricostruita un’industria dello spaccio, con un’organizzazione ben strutturata”. Il capo della Mobile Rodolfo Ruperti ha ricordato le difficoltà operative, quindi il significato del nome dato all’operazione: “Doppio errore”. Secondo Ruperti, infatti, “il primo errore è stato compiuto da chi, sicuramente in buona fede, ha cercato di integrare questo gruppo di rom concedendogli quelle abitazioni; il secondo lo hanno commesso i rom sottovalutando il lavoro degli investigatori”.