\”La Cancellieri ha disposto l\’invio della Commissione di accesso antimafia al Comune di Rende. E\’ una ottima notizia. Dobbiamo essere inflessibili con chi manifesta cedimenti nei confronti della \’ndrangheta. Non sono ammissibili e tollerabili comportamenti del genere.
A Rende, se le cose stanno come sostengono i magistrati, qualcuno ha sbagliato, e gravemente. Dobbiamo essere chiari su questo aspetto: chi fa affari con le mafie deve essere spazzato via, senza pietà. Aspettiamo di conoscere la verità. Ci aspettiamo dal governo la massima durezza in modo da spazzare via le ombre che si sono addensate sul cielo rendese. Basta con questo nauseabondo odore di complicità.
Chi ha fatto o pensa di fare affari con i mafiosi, merita la galera, senza se e ma. Avanti con fermezza, contro tutte le mafie, con Falcone e Borsellino nel cuore.\”
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Fonte: Corriere della Calabria –La Cancellieri dispone la Commissione di accesso al Comune di Rende. Dopo gli arresti dell\’ex sindaco Bernaudo e del suo assessore Ruffolo interviene il Viminale
Il modello Rende nella bufera. Poche ore dopo l\’arresto dell\’ex sindaco Umberto Bernaudo e dell\’ex assessore comunale Pietro Ruffolo, il ministro Annamaria Cancellieri ha disposto l\’invio della Commissione di accesso antimafia nel feudo del consigliere regionale Sandro Principe. L\’ufficializzazione della decisione è stata rinviata in attesa della scelta dei nomi che comporranno la terna commissariale che si insedierà al Comune di Rende. In conferenza stampa il prefetto Raffaele Cannizzaro, davanti alle domande dei giornalisti sulla possibilità di un intervento del Viminale, aveva glissato: «L’attività di indagine si chiude adesso. E, oltre ai dati e alle osservazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare, bisognerà considerare la parte del lavoro investigativo contenuta nella richiesta. Si può dire che oggi si chiude un’attività e ne inizia un’altra». A pesare sulla decisione è stata anche l\’iniziativa assunta, solo pochi giorni fa, dai deputati calabresi del Popolo della libertà, che si erano rivolti al ministro per chiedere un intervento nel Comune di Rende? Invocavano, infatti, una sorta di “contrappeso” dopo lo scioglimento dell\’amministrazione comunale di Reggio Calabria. Il 2 novembre scorso gli esponenti calabresi del Pdl Dima, Santelli, Traversa, Galati, Golfo e Foti hanno presentato, infatti, un\’interpellanza urgente alla titolare del Viminale. I deputati chiedevano un intervento sulla base di quanto era emerso nell\’operazione “Terminator 4” della Dda di Catanzaro, che ha portato nel mese di dicembre 2011 all’esecuzione di 18 arresti tra gli affiliati della cosca Lanzino/Ruà di Cosenza e all\’iscrizione nel registro degli indagati dei due politici che da oggi si trovano ai domiciliari. «Da questa operazione – si leggeva nell\’interpellanza – è emersa la capacità della \’ndrangheta di controllare il voto in occasione delle competizioni elettorali». «I due esponenti politici – proseguiva il documento presentato dal Pdl – nelle vesti di sindaco ed assessore comunale del Comune di Rende, avrebbero affidato alla cooperativa “Rende 2000” l’esecuzione di alcuni lavori in cambio di voti e sostegno elettorale in occasione della competizione per il rinnovo del consiglio provinciale di Cosenza del 2009 che si è conclusa con l’elezione di entrambi. La cooperativa in questione, che si è occupata, per conto del Comune di Rende, dello svolgimento di servizi di competenza comunale come la manutenzione delle fognature, la nettezza urbana, la cura del verde, i servizi cimiteriali, la manutenzione e la sorveglianza dei beni municipali, sarebbe stata gestita, secondo gli inquirenti, da esponenti di primo piano della criminalità organizzata locale destinatari dei provvedimenti giudiziari legati a questa operazione antimafia». E ancora nell\’interpellanza era sottolineato che «gli accertamenti della polizia giudiziaria hanno evidenziato come in occasione delle elezioni provinciali del 2009 la cosca locale si sia attivamente impegnata nell’elezione dei due amministratori comunali attraverso un capillare controllo del voto condotto anche al di fuori delle sezioni elettorali». Ipotesi che sembrano trovare conferma negli arresti eseguiti oggi. E tuttavia è difficile pensare che a dettare la decisione al ministro Cancellieri siano stati i parlamentari del Pdl. Molto più probabilmente gli stessi hanno innestato la loro iniziativa su un\’attività già da mesi avviata dalla Prefettura e resa riservata proprio per non ostacolare le indagini della Dda conclusesi con gli arresti di oggi.
Per la cronaca va anche sottolineato che, dal maggio 2011, sulla poltrona che fu di Bernaudo siede Vittorio Cavalcanti, eletto sindaco con il 55% delle preferenze e sostenuto da una coalizione di centrosinistra.