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\”520mila lavoratori in cassa integrazione nel 2012. Consumi in caduta libera. Disoccupazione record. Debito pubblico alle stelle. Economia in recessione. Siamo in emergenza: in gravissima crisi. Non c\’è da stare tranquilli, Amici miei. La politica ciurla nel manico: troppo lontana dai problemi della gente, troppo vicina ai propri interessi di casta.

L\’Italia è in mano a \”gruppi di pressione\” che ne condizionano lo sviluppo: e contrariamente a quanto si crede non soltanto finanziari. Tutti si riempiono la bocca con la parola legalità: pochi, anzi pochissimi ne fanno una norma quotidiana di comportamento individuale e sociale. La verità è che nel nostro Paese non esiste un\’etica pubblica: lo Stato è un grande deposito da saccheggiare. Vale per i singoli, vale per i gruppi organizzati. La politica è lo specchio di questa triste realtà. Tocca a Noi, comuni cittadini, ai nostri vissuti, fatti di lavoro e dolore, provare a voltare pagina. Dobbiamo lottare dal basso. Non possiamo arrenderci ad un destino misero: vedere il nostro Paese ostaggio di bande di predoni che a turno razziano le casse pubbliche per mantenere vive le loro clientele e i loro affari. E non è questione che possa circoscriversi alla dimensione esclusivamente finanziaria.

I soggetti sociali che dobbiamo ricomporre sono quelli che lavorano e sudano ogni giorno: nelle fabbriche, nelle aziende, nella scuola, nella sanità, ecc. Dai loro e dai nostri bisogni dobbiamo ripartire per ricostruire un\’altra Italia\”.

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Fonte: AnsaCrisi, Italiani vedono nero. 520mila in Cig nel 2012. Per quasi 9 su 10 non c\’è via d\’uscita, solo 16% è ottimista sul futuro. Tra problemi lavoro e tasse

ROMA  – Gli italiani sono sempre più scettici sull\’uscita rapida dalla crisi. Per i prossimi dodici mesi, solo il 16% dei nostri concittadini – la metà dello scorso anno – vede in arrivo un miglioramento per l\’economia del Paese, mentre il restante 84% pensa che il 2013 non porterà alcuna evoluzione positiva, ma addirittura un ulteriore peggioramento. E\’ il quadro che emerge da un sondaggio Confesercenti-Swg sulle prospettive economiche dell\’Italia per l\’anno appena iniziato.

La salute dell\’economia italiana è giudicata negativamente dall\’87% degli intervistati. Il 36% la ritiene inadeguata, mentre il 51%, la maggioranza, addirittura pessima. A promuoverla solo il 13%, che la segnala come discreta (11%, in aumento del 3% sullo scorso anno) o buona (2%, in calo dell\’1%). Anche sulle prospettive si registra una grave sfiducia. Solo il 16% degli intervistati vede una svolta (lo scorso anno erano esattamente il doppio (32%). Ad avere una visione più positiva sono i giovani sotto i 24 anni (22,9% di ottimisti) e chi vive nelle Isole (22,2%). Il 40% degli italiani ritiene invece che la situazione resterà la stessa del 2012: anche in questo caso, i valori massimi si registrano nella fascia d\’età tra 18 e 24 anni, dove si registra un picco del 42,9%. Se per l\’Italia ci si aspetta un ulteriore peggioramento, le prospettive per la propria famiglia e la situazione personale sono solo un po\’ meno negative. L\’84% degli intervistati non crede in un miglioramento. Il 52% ritiene che la situazione rimarrà la stessa, in aumento del 5% sullo scorso anno. Calano gli ottimisti, che passano dal 17 al 14 per cento, così come i pessimisti, che scendono al 34% dal 36% dello scorso anno. Per il 2013, la maggioranza degli italiani (il 59%) vuole far leva sul nuovo esecutivo per porre alla sua attenzione l\’emergenza lavoro, scelta dal 31% degli intervistati a causa del forte sentimento d\’insicurezza sul futuro. Ô significativo che, subito dopo, gli italiani chiedano di abbassare le tasse e di ridurre i costi della politica (il 23% del campione in entrambi i casi). Ovvero meno spese e meno sprechi per liberare risorse utili a tagliare l\’insostenibile pressione fiscale. L\’accento posto sulla questione lavoro nasce dalla crescente difficoltà degli italiani ad arrivare alla fine del mese con i loro guadagni. Nel 2012 il 41% degli interpellati dichiara di non riuscirci, né con il proprio reddito né con quello familiare. E se nel 2010 circa il 72% del campione riusciva a far fronte alle spese della famiglia per tutto il mese, quest\’anno la percentuale cala bruscamente al 59%.

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