di Vito Alberto Lippolis V B del Liceo Classico di Gioia del Colle
Cara Malala,
no, scusami, ti dispiace se ricominciassi? Se no, salta il prossimo rigo.
Cara Gul Makai,
tutti ti amiamo. Sei molto coraggiosa.
Ti scrivo in uno dei miei momenti preferiti, sul pullman, trasportato verso scuola. Diciamo che è una mia sorta di celebrazione. Tante volte mi sono meravigliato di come riuscissi a tessere pagine di diario sulla breve lunghezza del tragitto casa-scuola e di quanto fosse ampio il tuo sguardo da riuscire, in quel breve tratto, ad accogliere tutti i problemi di un Pakistan intero.
Davvero hai saputo lottare per te stessa e per il tuo Paese, hai seminato una rivoluzione, una rivoluzione delle parole. Sì, delle parole, non solo con le parole. Prima di te, a sentire “donne” e “talebani” nella stessa frase si pensava a neri obelischi fasciati da un burqa tetro, magari coronati da plastici tulipani.
Invece, che meraviglia poter pensare a te adesso! Il tuo sorriso sempre così garbato, mite e gli occhi scuri, di un colore non catturabile neppure dal migliore degli obiettivi, il Pakistan caldo e terroso tra le pieghe dolci delle vesti colorate come i fiori più vivi.
Penso che oramai sia giunto il tempo di congedarmi, perciò vorrei lasciarti dicendoti perché ho voluto ricominciare la lettera.
Una volta ho letto tra gli stralci del tuo blog tradotti in italiano e diffusi dai giornali, un frammento molto commovente. Non parlava né di paura degli attentati, né di scuola negata, né di ingiustizie. Non direttamente almeno.
Erano solo poche battute tra i tuoi genitori e te. A tutti piaceva lo pseudonimo del web diario, Gul Makai.
Non so cosa significhi tale pseudonimo, ma lo stesso mi ha riempito di speranza, perché dall’aspetto più inalienabile di un individuo hai attuato una vera rivoluzione. Hai rifiutato per un secondo “Malala”, addolorata, per inseguire totalmente quella così spasmodica ricerca della Felicità che traina l’Umanità da anni. Sei stata coraggiosa più di chiunque altro, più di qualsiasi addolorato. Sei stata la nostra Gul Makai.
Non so se riceverai il Nobel davvero, lo spero molto, come tutti d’altronde. Ma non è di quello che devi essere fiera. Sii fiera di te stessa e del tuo coraggio. Sii fiera di me che ti ammiro e amo ciò che fai, ma tanto è l’Amore che non attecchisce su di me l’invidia. Sii fiera del Pakistan e soprattutto dei suoi abitanti.
Perché non sei più sola, Malala.
Con Affetto aspettiamo di riascoltarti.