di Claudia Granaldi I A Liceo Classico di Gioia del Colle
Ieri sera nel chiostro del comune di Gioia del Colle si è tenuta la seconda edizione del concorso “Lo stato siamo noi”, organizzato e bandito dalla mia scuola. Durante la serata sono stati premiati gli elaborati migliori tra quelli che erano stati prodotti dai ragazzi, distinti nelle varie sezioni del concorso (cortometraggi, poesie, racconti e brani musicali). E’ stata sorprendente la partecipazione dei ragazzi, che si sono dimostrati desiderosi di giustizia, ribadendo così il loro diritto a vivere in un Paese dove la legalità regni sovrana. Gli stessi ragazzi che sono quotidianamente ridotti allo stereotipo di esseri disinteressati, superficiali e ignavi della realtà che li circonda. Ieri sera, invece, ho sentito finalmente la forza dell’idea espressa qualche tempo fa da Rosanna Ferrigno, promessa sposa dell’uomo ucciso per sbaglio dalla mafia lo scorso ottobre, nella frase emblematica “Noi siamo di più”. Sì, è vero, noi siamo di più.
Stasera però, non sento più quell’adrenalina e quella forza scorrere nelle vene. Dopo essere andata a trovare dei parenti in una città qui vicino, mi sono trovata nella situazione di dover pagare dei parcheggiatori abusivi. Da un lato sentivo ancora forte la passione che aleggiava ieri sera, dall’altro, però, mi sono resa conto che, arrivata davanti al momento di agire, ho avuto Paura. Sì, Paura, con la lettera maiuscola. Paura che, se mi fossi ribellata, avrebbero distrutto l’auto di mia madre. Paura che avrebbero potuto ferirci, in modo più o meno grave. La Paura di essere da soli. Sostituita presto dallo sconforto, quando qualche metro più avanti ho visto una volante della polizia.
E allora? Che fare? Il lettore non mi fraintenda: neanche per una frazione di secondo mi è balenata nella testa l’idea di chiudere gli occhi, di far finta di niente. La domanda, quindi, non è “Che fare?” ma “Come fare?”.