\"images\"La Dia di Catania, con l’inchiesta denominata “Campus” – coordinata dal procuratore capo di Messina, Guido Lo Forte, dall\’aggiunto Sebastiano Ardita e dal sostituto della Dda Liliana Todaro – ha svelato l\’esistenza di un\’organizzazione che, con metodi mafiosi, condizionava pesantemente le attività dell\’università. Nel luglio 2012, in vista degli esami di ammissione alle varie facoltà previsti per il successivo settembre, sono iniziate le indagini che hanno permesso di individuare un’organizzazione criminale all’ombra della ‘ndrangheta. La ‘ndrangheta non soltanto condizionava gli esami corrompendo o intimidendo i professori, una variante della classica raccomandazione, ma arrivava anche ad attuare pesanti interferenze sull’operato delle commissioni d’esame, tanto da riuscire ad alterare i risultati dei test di accesso alle facoltà a numero chiuso e condizionare alcune commissioni esaminatrici per le abilitazioni professionali. «Se tu ti vuoi prendere gli esami senza fare un cazzo.. e.. senza problemi, allora bisogna andare praticamente a minacciare… non c\’é niente da fare è così… è questo il sistema… quello si caca di sotto è tutto la il discorso… bisogna andare a minacciare… bisogna andare a minacciare e saperlo fare… perché se no, sei fottuto». E’ il copione che si ripete. Ormai la ‘ndrangheta ha le sue mille mani ovunque. La ‘ndrangheta è riuscita a sporcare ogni ambito, ad applicare il suo schema in ogni sfera, a invadere ogni settore economico, politico, sociale, culturale, universitario. I nostri giovani studiano con sacrificio e impegno mentre altri senza neanche uno sforzo. Vogliamo davvero che la ‘ndrangheta decida ancora una volta per noi? Non siamo stanchi di essere passivi di fronte a questi soprusi? Forse dovremmo cominciare a smitizzare la ‘ndrangheta, privarla di tutte quelle false credenze positive, di salvatrice, che si sono create e sono state tramandate, mettere a nudo la vera natura della ‘ndrangheta.

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