L\’ITALIA MUORE. SIAMO SULL\’ORLO DEL PUNTO DI NON RITORNO. Non chiudiamo gli occhi. Denunciare è l’unica arma rimasta in mano alle piccole e medie imprese e agli artigiani. Basta allo stillicidio delle imprese che chiudono, alla nostra mano d\’opera di eccellenza disoccupata, alla concorrenza sleale, e alla mafia cinese. Siamo stati noi europei ad ammettere la Cina nella World Trade Organization, DANDO COSI INIZIO AL SUICIDIO DEL MADE IN ITALY.
\”Il Made in Italy sotto i tacchi. Cinesi hanno sostituito gli Italiani a colpi di concorrenza sleale. Illegalità, sfruttamento della manodopera (spesso in nero) sono alla base di un’inesorabile avanzata dei laboratori cinesi in tutti i distretti del Made in Italy. La statistica smentisce impietosamente l’ipocrisia dei committenti italiani che fingono di non sapere perché i terzisti cinesi ai quali affidano la propria merce sono così rapidi, flessibili e concorrenziali. Tutte (proprio tutte) le volte che le forze dell’ordine si ricordano di effettuare un controllo nelle aziende “artigianali” cinesi, riscontrano almeno una delle seguenti irregolarità: impiego della manodopera in nero, riduzione in schiavitù di clandestini, violazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, evasione contributiva e ovviamente fiscale. Avere sempre una mazzetta di soldi in nero sotto il bancone è particolarmente utile.
L’Associazione tomaifici terzisti veneti presieduta dall’artigiano Federico Barison riunisce una quarantina di terzisti stanchi di aspettare che i politici regionali, la magistratura e le forze dell’ordine si accorgano della nuova “mala” del Brenta. Un esposto arrivato un anno fa alla Procura della Repubblica di Venezia non ha modificato lo scenario. Un paio di controlli e tutto è rientrato. Stranamente i controlli sono invece aumentati nei confronti degli associati.\”