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Sono passati pochi mesi da quando Pino Masciari è stato ospite a Bologna al Teatro Bellinzona. Non si è spenta però l\’eco delle emozioni che ha suscitato nei trecento ragazzi intervenuti  quella giornata, di seguito uno dei tantissimi commenti scritti dagli studenti dopo aver visto lo spettacolo Padroni delle nostre vite, e aver conosciuto Pino Masciari di persona.

Silvia Becca Classe IIP, Liceo Scientifico Augusto Righi Bologna

Martedì 5 marzo si è svolto al teatro Bellinzona l\’incontro con il testimone di giustizia Pino Masciari.

L\’incontro, che è durato più o meno come una giornata scolastica, era suddiviso in due parti.

La prima parte era costituita dallo spettacolo \’Padroni delle nostre vite, basato sul libro scritto da Pino e Marisa Masciari. La loro avventura li ha visti protagonisti di un\’Odissea passata a fuggire come se fossero loro i malviventi, gli strani, i diversi e che i mafiosi fossero la normalità, i tutelati.

La seconda parte era un intervento diretto di Pino che ha commentato la sua storia, raccontando le sue emozioni e quelle della sua famiglia prima, durante e dopo la denuncia.

Lo spettacolo teatrale era interpretato da un solo attore, che interagiva con alcuni schermi posti sullo sfondo. Credo che la scelta di un solo attore e l\’utilizzo di schermi, oltre a essere una soluzione economica, è anche una soluzione scenografica molto di impatto.

Un solo attore aiuta a calarsi nel personaggio e gli schermi ci forniscono lo stesso punto di vista del protagonista. Alcune parti del libro sono state tolte, in modo da lasciare quelle più salienti e più attive.

Questa rappresentazione, seppur povera di attori e elementi scenografici, è una delle migliori rappresentazioni che io abbia mai visto, le capacità dell\’attore erano uniche; credo che fosse perfettamente calato nel personaggio di Pino, mettendoci la giusta misura di emozioni, ma non lasciandosi prendere dall\’enfasi, come spesso accade.

Dopo lo spettacolo è intervenuto Pino, era visibilmente emozionato; qualcuno è rimasto sorpreso, ma io credo che fosse normale.

Se non si fosse emozionato, mi avrebbe dato l\’idea di non partecipare più alla sua stessa vita, senza quella luce negli occhi sarebbe apparso chiaro che nei momenti di travaglio avesse staccato la spina, procedendo passivamente.

Commuovendosi invece ha dimostrato di provare lo stesso ardore e amore per la giustizia che aveva il primo giorno, quando ha deciso di dire no al sistema opprimente della malavita nel settore edile.

La sua commozione era autentica, era autentica la voce rotta quando \’malediceva\’ i suoi genitori che gli avevano passato quei valori che l\’avevano spinto a mettere in pericolo la propria vita e di conseguenza anche quella dei suoi famigliari; l\’amata Marisa e i due figlioletti Francesco e Ottavia.

Quel suo camminare un po\’ impacciato sul palco, quei suoi occhi vispi e spesso lucidi, quella voce che si rivolgeva a noi come a trovare sostegno per la sua decisione (in particolare rivolgendosi a un gruppo di ragazzi che ha più o meno l\’età dei suoi figli), mi hanno fatto commuovere più volte.

Non è tanto la vita che è stato costretto a fare, fuggendo da una località all\’altra senza documenti, non tutelato, subendo intimidazioni e minacce) che è difficile da immaginare o, che fa commuovere, ma è la sua tristezza, il suo sgomento, l\’amore per una terra che non potrà mai più toccare a colpirci maggiormente.

E\’ stato un incontro molto istruttivo, migliore rispetto all\’altro sempre su legalità e giustizia.

Nel primo incontro erano professionisti che parlavano di norme e regole senza fine, l\’incontro con Masciari invece era una storia vera, vissuta, raccontata, commentata e analizzata.

Pino e Marisa sono partiti con l\’idea di tornare in Calabria a riprendere il proprio lavoro, ma a causa dell\’inefficienza dello stato ora sono obbligati a tenersi lontani dalla loro terra per motivi di sicurezza.

Alla domanda fatta da un ragazzo che gli chiedeva se avrebbe preferito tornare in Calabria e proseguire con la sua attività, se avesse potuto, Pino ha detto che non avrebbe mai più voluto mettere piede in Calabria.

Alcuni hanno interpretato questa risposta come quasi un disprezzo per la sua terra, io credo che intendesse che ormai è troppo tardi, proprio perché sono pochi, i testimoni d i giustizia in Italia devono essere aiutati, spronati, informati; questo è il compito di Pino.

Pino deve smuovere coscienze, togliere dall\’ignoranza, spronare a reagire, aspirare a una condotta pulita, a una vita da uomo libero e non da pecora.

Pino deve girare l\’Italia, come sta facendo ora, deve andare nelle scuole, andare nelle imprese e educare anche gli adulti, far capire che la scelta giusta è quella che viene dal cuore.

Il cuore suggerisce di vivere una vita con la coscienza pulita, il cuore leggero, una vita da eroe per i tempi che corrono (mentre dovrebbe essere la normalità). Il cervello suggerisce di sottostare ai più potenti, proteggere le famiglie, farsi calpestare come un\’erbaccia.

Pino ha seguito il cuore; checché lui stesso ne possa dubitare, i suoi figli non potranno che esserne orgogliosi, orgogliosi di una padre che gli ha dato un futuro diverso, la possibilità di aver una vita da uomo libero, la possibilità di fare una scelta.

 

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