Lanciata da Marisa Salerno Masciari – Italy
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Il nome di mio marito è Pino Masciari. Dal 1997 è sottoposto al programma di protezione previsto per i testimoni, insieme a tutta la nostra famiglia, per aver denunciato e fatto condannare con le sue dichiarazioni decine di capi e gregari di importanti famiglie della ‘ndrangheta.
Nel 1988 mio marito cominciò a lavorare nell\’impresa edile di suo padre, il quale si era già rivolto alle Forze dell\’Ordine per riferire sulle pressioni e le estorsioni che la \’ndrangheta esercitava sul loro lavoro. Da subito Pino si ribellò alle pretese dell\’organizzazione a delinquere, vedendo così le prime ripercussioni sull\’azienda e ostruzionismi di varia natura, come furti, incendi, danneggiamenti e minacce.
Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei suoi fratelli e gli spararono alle gambe.
Nel 1994 Pino fu costretto a licenziare tutti i suoi operai e a denunciare presso le forze dell\’ordine quanto stava subendo.
Dopo numerose perdite economiche, le banche smisero di prestarci denaro e Pino fu costretto a ricorrere agli usurai per ottenere quella liquidità che veniva meno dai mancati pagamenti dei lavori già realizzati dalla ditta.
Nell\’ottobre del 1996 il Giudice Patrizia Pasquin dichiarò la ditta \”Masciari Costruzioni\” fallita.
La Distrettuale Antimafia di Catanzaro, la Commissione Parlamentare Antimafia, le diverse Sentenze dei Tribunali, lo stesso Ministero dell’Interno con la Commissione Centrale ex art. 10 L.82/91, presero atto che il fallimento dell’impresa era la conseguenza della sua ribellione al sistema criminale del potere ‘ndranghetistico, per cui la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno assunse con delibera l’onere del pagamento della procedura fallimentare e di tutto ciò che ne derivava.
Io, mio marito e i miei figli dal 17 ottobre 1997 abbiamo dovuto abbandonare per il grave ed imminente pericolo di vita la nostra terra, la Calabria, le nostre attività di imprenditore e di medico odontoiatra, le nostre la famiglie e vivere per lunghi 13 anni in località protetta.
Per denunciare la criminalità, mio marito ha abbandonato la sua attività di imprenditore e tutta la nostra famiglia ha dovuto abbandonare la propria terra.
Ora siamo costretti a pagare una pendenza relativa al fallimento dell\’impresa, eppure il fallimento è conseguenza alla ribellione contro il potere \’ndranghetista.
Le Istituzioni preposte non intervengono barricandosi dietro questioni formali, e presto saremo costretti a vendere la casa.
Ministro, è così che si protegge un imprenditore che ha dato un importante contributo alla lotta contro la criminalità organizzata?
Non chiedo nulla di nuovo, ma solo che venga portato a termine l’impegno che la Commissione Centrale ha assunto con determinazione nelle sue delibere coordinando la chiusura fallimentare.
Chiedo che la pendenza relativa al fallimento della impresa di mio marito venga estinta dallo Stato, come ci era stato assicurato da precedenti sentenze.
Per ulteriori informazioni: www.pinomasciari.it
Al Ministro dell’Interno, On. Angelino Alfano,
Spetta il compito di responsabile di una lotta contro le mafie, che implicita l’interesse dello Stato tutto.
Esempio: Nel 1982 il Ministro dell’Interno, On. Virginio Rognoni, chiese al Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri, Carlo Alberto dalla Chiesa, se era in grado di risolvere il problema mafia in Sicilia.
Che poi, il Generale divenuto Prefetto della Repubblica di Palermo, avesse intenzione di oltrepassare quanto richiesto,e comunque, sempre sotto volontà dello Stato: il coordinamento dei Prefetti, fors’anche, in altre città della Penisola.=> Aggredire non solo Cosa nostra.
Di più. Se un imprenditore ha bisogno di realizzare un progetto di costruzione – una diga, un grattacielo, un ponte… – si rivolge all’architetto di fama internazionale – es.Renzo Piano. => l’archietto, come il Generale Dalla Chiesa, è solo il progettista, mentre il vero responsabile della realizzazione è l’imprenditore, ossia lo Stato => il Ministro dell’Interno che l’ha scelto.
=> A morire sarebbe dovuto essere chi aveva in mente il progetto, ossia reprimere e contenere la mafia,NON chi si era assunto la responsabilità di realizzarlo.
Grazie!…
La legalità è un bene prezioso per il quale bisogna combattere ogni giorno, nelle piccole e nelle grandi esperienze.
Perchè solo se ciascuno di noi difende la legalità e il bene comune attraverso il proprio vivere quotidiano potrà partire quella riscossa civile, morale, etica ed economica di cui questo Paese ha vitale bisogno!