L\’Aquila post-sisma. Macerie, poi macerie, poi ancora macerie. Una città deserta e abbandonata. La politica locale? Tra arresti e dimissioni, il vuoto.Le dimissioni di Cialente sono la tappa conclusiva di una tragedia sociale, prima che istituzionale. Una classe politica di nani si è trovata dinanzi ad un evento di proporzioni rilevanti, gestendolo in maniera approssimativa e cialtronesca. Chi paga? Gli aquilani.
Durissimo il commento di Pino Masciari: \”A L\’Aquila è in atto uno spettacolo disgustoso, nauseante. Politici che frodano i contribuenti, tangenti a pioggia, un mare di denaro sporco e infiltrazioni mafiose. Sono migliaia, a distanza di cinque anni dal sisma, gli aquilani ancora privi di case. Ma che razza di Stato è il nostro? Forte con i deboli e debole con i forti\”.
L\’imprenditore Masciari non usa mezzi termini nel dire: \”Gli aquilani sono vittime di uno stupro nazionale. Prima li stiamo uccidendo con la nostra indifferenza, poi con la nostra complicità al malaffare tangentizio di questa indegna classa politica locale. Basta con questo schifo. Uno Stato degno di questo nome avrebbe dovuto comportarsi in ben altro modo. Non una pietra per la ricostruzione è stata posata. Vergogna!\”.
Masciari ricorda i 300 morti aquilani e gli oltre 30mila cittadini privi ancora di case: \”Non possiamo tollerare oltre questa indecenza. Dobbiamo reagire insieme. Serve una legge speciale che defiscalizzi subito l\’area del cratere per consentire almeno il pieno recupero dell\’economia locale. Così come serve un commissario straordinario per gestire la ricostruzione, possibilmente un alto magistrato. Le mafie hanno già le mani sui cantieri. Dobbiamo fare presto o sarà una nuova Irpinia\”.