Una risposta

  1. Teresa ha detto:

    Ho assistito a tre dei quattro spettacoli portati in scena tra Catanzaro e Soverato nei giorni scorsi (dal 3 al 5 aprile): ogni volta un’emozione diversa, rinnovata dall’indubbia originalità dell’allestimento e dalla bravura di Ture Magro, ma dovuta soprattutto – credo – alla consapevolezza che si tratti di una storia vera. Una storia della nostra terra calabrese. Di più: una storia delle nostre comunità, dei paesi in cui viviamo, delle persone che incrociamo per strada, della gente che conosciamo. La storia di Pino Masciari sarebbe una storia di tanti, se non fosse per quel coraggio e per quella voglia di riscatto della propria dignità che ne fanno una storia speciale. Mi ha colpito la sua tenacia, perché non è facile resistere per tanti anni a una sofferenza così grande. Mi ha colpito perché più della sofferenza hanno potuto la forza della verità dei fatti e la solidarietà delle persone oneste. Mi ha colpito l’assenza di tante istituzioni, che credo abbiano perso un’ottima occasione per esprimere una doverosa sensibilità verso le persone che stanno vivendo sulla propria pelle tutti i limiti di una burocrazia che spesso non riesce a farsi Stato. Ma più di tutto mi hanno colpito le centinaia di persone che alla fine di ogni spettacolo si sono alzate in piedi, sciogliendo in lunghissimi applausi le molte emozioni accumulate, in un gesto di affetto e ammirazione per Pino che vuole essere anche una promessa e un impegno a farlo tornare nella sua – nella nostra – terra. E l’applauso più fragoroso è venuto proprio a sottolineare questo aspetto: sono loro – i criminali della ‘ndrangheta – a doversene andare, non il testimone che denuncia. Sabato sera, a Catanzaro, questo applauso è partito dalle mani dell’Arcivescovo mons. Vincenzo Bertolone, che ha condiviso il desiderio di molti di poter accogliere pubblicamente Pino Masciari nella sua città natale, tributandogli il plauso che merita una scelta di così grande valore morale e civile. “Un nostro concittadino e un nostro fratello”, così ha definito Pino Masciari mons. Bertolone, accostando l’esempio di chi sceglie di testimoniare per la giustizia alle vite luminose di chi, in altri tempi, ha pagato la propria coerenza ai valori evangelici con il martirio, come don Pino Puglisi e don Peppe Diana. Ma i venti anni che ci separano dal loro sacrificio – ha aggiunto ancora l’Arcivescovo di Catanzaro – non sono stati inutili, non sono passati invano. Noi lo abbiamo potuto constatare durante gli spettacoli con le scuole, ove è emersa una sensibilità particolare per questi temi e un forte desiderio di liberare la Calabria dalle catene della crimialità e della corruzione. Nel dibattito che ha seguito ogni spettacolo molte voci si sono alzate per abbracciare simbolicamente la scelta di Pino e Marisa. Sono stati momenti particolarmente significativi, perché erano voci di Catanzaro, Soverato, Serra San Bruno: i luoghi dove è nata questa storia, dove speriamo che Pino e Marisa possano tornare un giorno senza scorta. E’ bello che intorno a questo racconto di vita vera si siano raccolte tante persone comuni, che non siano rimaste indifferenti. Anche perché davvero questa storia continua, anche sulle nostre gambe e nei nostri cuori. Se potete, vi invito a contattare la compagnia SciaraProgetti e a proporre questo spettacolo nei paesi e nelle scuole, soprattutto della Calabria: vale più di tante parole, incluse le mie.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *