Non ho parole per esprimere la mia rabbia difronte al pesante atto intimidatorio avvenuto nei confronti dei due giovani imprenditori Daniele Rossi (presidente di Confindustria Catanzaro) e Matteo Tubertini, dell’azienda Guglielmo di Copanello.
Conosco le modalità, la paura, la costernazione che si provano.
Ma quello che inquieta è la tempistica: all’indomani della lettera pubblicata dal presidente Daniele Rossi, del suo significato di ribellione ma soprattutto di consapevolezza che solo una reazione di dignità condotta dai giovani calabresi potrà invertire la rotta.
L’analisi che pone il Presidente di Confindustria nella sua lettera è chiara e i numeri non sono un’opinione.
Ho conosciuto Daniele Rossi a Catanzaro in occasione dell’ incontro-dibattito del 30 maggio scorso patrocinato dall’ Ufficio Scolastico Regionale e dall’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, dibattito che ha visto coinvolti gli studenti delle scuole che hanno aderito al progetto \”Testimoni di giustizia, costruttori di pace”.
Penso che è proprio da qui che bisogna incominciare. Ed è per questo che mi unisco al suo grido di allarme e alla sua proposta di libertà.
«La condizione della Calabria è letteralmente sconcertante. Sento il dovere di lanciare un appello ai giovani di questa terra di essere sempre liberi di scegliere il proprio futuro, non devono essere gli altri a scegliere per voi così da farvi rimanere sempre sotto una cappa, giovani calabresi che sono stati privati del diritto di vivere in modo civile, di avere un lavoro, una casa e una famiglia. Ribelliamoci – ha concluso – in modo democratico, ma ribelliamoci. Non facciamoci più abbindolare da promesse scellerate. La Calabria ha bisogno di una vera rivoluzione nei contenuti e nei metodi dell\’agire politico».
http://www.catanzaroinforma.it/pgn/newslettura.php?id=68172